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Vangelo

Diventare seminatori senza avere in mente il raccolto

Possiamo essere nello stesso tempo seminatori e terreno da seminare affinché fiorisca il buono che vive in noi

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Vangelo di Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde sulla strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma, quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli in parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Matteo 13, 1-23

Un Dio “contadino”. È questa forse una delle più belle immagini di Dio che ci offre il Vangelo. Non un Dio onnipotente. E nemmeno un Dio degli eserciti. Gesù invece ci parla di un Dio “seminatore”.
Gesù non usa mai il linguaggio dei teologi e nemmeno quello dei filosofi. Gesù è un vero “maestro”. Usa il linguaggio dei bambini per insegnare ai grandi. Usa il linguaggio della gente di strada.
Parte sempre dalla vita, dall’esperienza quotidiana. “Guardate gli uccelli del cielo … guardate i gigli del campo …”. Gesù si guarda attorno, vede un seminatore e questo diventa una immagine e una occasione per parlare di Dio.

Si era accorto che la gente aveva una falsa immagine di Dio.
I sacerdoti del Tempio parlavano più di un Dio da temere che da amare, di un Dio che invece di aiutarti a vivere ti incute paura.
Quali aspetti ci può regalare allora l’immagine di un Dio “seminatore”? Innanzitutto ci dice che il Dio del Vangelo è un Dio “paziente”. Un Dio che non ha fretta, che sa aspettare, che rispetta i tempi di maturazione di ciascuno.
Infatti il contadino quando semina non sa come andrà il raccolto. A volte basta una tempesta per rovinare il lavoro di un anno. Tuttavia il contadino non smette mai di seminare. La speranza del raccolto va al di là di ogni imprevisto.

Il Dio di Gesù è un Dio un po’ “sprecone” e “testardo”. Perché semina non solo sul terreno fertile, ma anche sulla strada, tra i sassi, nei rovi. È un Dio che semina una Parola che sa trasformare anche un “cuore di pietra” in un “cuore di carne”. Sa far fiorire un seme anche dalla roccia, dalla terra arida.
Purtroppo spesso ci dimentichiamo che la parabola di Gesù ci parla di un Dio “seminatore” e non di un Dio “raccoglitore”.

L’invito di Gesù è a seminare. Non dobbiamo preoccuparci di raccogliere. Nella nostra società, nelle nostre chiese, non c’è bisogno di mietitori. Sono già in tanti coloro che sono ossessionati di raccogliere successo, potere, denaro.
Quelli che mancano sono i seminatori. Donne e uomini seminatori di speranza, di vita, di compassione. Diventare “seminatori”: questo invito oggi è rivolto anche a noi.
Dio è colui che semina, ma sono io la zolla di terra che permette al seme di crescere. In ognuno di noi, accanto a tanti sassi e a tante spine, c’è sempre anche un pugno di terra buona.

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La vita non è mai del tutto vuota, non è mai del tutto banale. Il mondo non è diviso tra buoni o cattivi. Tutti siamo un po’ buoni e un po’ cattivi.
Nella vita di ognuno c’è sempre qualcosa che profuma di umanità. Impariamo perciò a tirare fuori il positivo, il bello e il buono che c’è in ognuno di noi. Scopriamo quel piccolo seme di divino che c’è dentro ognuno di noi.
Forse sarà proprio quella piccola luce che ci darà la forza per … ri-cominciare.

Don Roberto Vinco
Domenica 16 luglio 2023

Un Dio “contadino” che trasforma i “cuori di pietra” in “cuori di carne”
“Semina sempre nelle stagioni della vita
quando sei giovane e cerchi il tuo futuro
quando sei vecchio e speri in un abbraccio
quando sei sano e pieno di energia
quando malato, sei fragile e stanco
semina sempre, anche controvento
il fiore sboccerà, rifiorirà la terra”.

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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