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Opinioni

Il PAT, nodo cruciale per lo sviluppo urbanistico di Verona

Se il Piano si adeguerà agli strumenti di Provincia e Regione (PTCP e PTRC) saranno inserite scelte peggiorative per l’equilibrio territoriale e paesaggistico della città

Verona, Località Nassar
Verona, località Nassar

Giovedì 6 luglio in sala maffeiana l’assessora alla Pianificazione territoriale di Verona Barbara Bissoli ha presentato la variante di adeguamento del Piano di Assetto del Territorio( PAT ) agli strumenti urbanistici sovraordinati della Provincia e della Regione Veneto (PTCP e PTRC).

Ha affermato che a questo piano di adeguamento seguirà la Variante Generale del PAT, dove verrà espressa l’idea di città della nuova Amministrazione.

Da quanto si evince dalle parole dell’assessora, questa Variante è considerata solo una formalità burocratica. Ma, secondo il mio parere, non è proprio così.

Innanzitutto, limitandosi al solo adeguamento agli strumenti sovraordinati, vengono inseriti nel PAT scelte peggiorative per l’equilibrio territoriale e paesaggistico, oltre a confermare le destinazioni del PAQE della Regione che prevede, tra le altre, l’edificazione nella zona esondabile del Nassar di Parona di fronte all’Adige.

Da rilevare che nel piano provinciale (PTCP) del 2015 è ancora presente il traforo delle Torricelle e in quello regionale (PTRC) del 2020 è stata eliminata l’intera parte dedicata alla tutela paesaggistica, rimandando l’approvazione del Piano Paesaggistico previsto da una legge del 2004.

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Inoltre, anche per questa Variante, è stato utilizzato il solito metodo di redarla al chiuso del Municipio, quindi di presentarla al pubblico, iniziando la raccolta di contributi esterni nei tempi stabiliti, a cui farà seguito l’approvazione della Giunta e la conseguente adozione da parte del Consiglio.

Nella realtà, si sta permettendo che le decisioni urbanistiche prese dalle precedenti amministrazioni rimangano in vigore, con i relativi progetti che andrebbero invece valutati attraverso uno studio organico e complessivo del territorio. Alcuni esempi:

1) La destinazione dell’area agricola della Marangona.
2) La mappatura e l’utilizzo delle aree dismesse.
3) Il Piano Folin.
4) Il Polo della cultura urbano.
5) Il Centro polifunzionale al forte Santa Caterina al Pestrino.

Anche se i tempi erano stretti (ma la Provincia è ancora più in ritardo), si poteva utilizzare il metodo dell’urbanistica partecipata e mettere a tutela il territorio sino alla Variante Generale.

Sarebbe stata una sorta di Progetto Preliminare di Piano in previsione della successiva Variante Generale al PAT, che avrebbe ripulito il vecchio strumento urbanistico dei progetti troppo impattanti.

Certamente una scelta ai limiti, più complessa, giuridicamente e tecnicamente difficile, ma con la volontà politica, attuabile.

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Giorgio Massignan
Verona Polis

Written By

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

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