INTERVISTA – Bivacchi in Piazza Bra e sul Liston: gli esercenti hanno denunciato una situazione difficile e l’Amministrazione ha risposto con una serie di misure per arginare il degrado. Il giorno dopo i senza fissa dimora sono scomparsi dal salotto buono di Verona. La Polizia locale nell’ultimo periodo ha notificato 48 verbali per accattonaggio e sanzionato 23 cittadini per bivacco, con obbligo di rimuovere coperte e altro materiale.
A queste azioni, si aggiungono il Pronto Intervento Sociale (PIS), il quale dispone di un’unità, sempre attiva, per rispondere alle emergenze sociali che possono verificarsi in strada in qualsiasi momento, e il servizio diurno per persone senza fissa dimora al dormitorio Camploy, in via di definizione. Ma si tratta di provvedimenti efficaci per risolvere la delicata questione? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Sperotto, presidente della Ronda della carità.
– Sperotto, cosa ci può dire sulla situazione di degrado emersa sul Liston?
Sperotto. «La denuncia avanzata dagli esercenti mi sembra guidata dalla compassione: chiedono, giustamente, che chi di dovere si prenda cura delle persone senza fissa dimora. La risposta dell’assessora alla Sicurezza Stefania Zivelonghi si focalizza sulle azioni della Polizia locale che dovrebbero arginare il degrado: sono le stesse utilizzate dal precedente sindaco Flavio Tosi e che, evidentemente, servono a poco. I risultati fallimentari di questi metodi sono sotto gli occhi di tutti e la situazione in piazza Bra ne è la conferma».
– L’assessora Zivelonghi ha dichiarato che un vero cambio di passo ci sarà solo con il potenziamento delle forze dell’ordine…
Sperotto. «Multare chi non ha soldi o cacciare una persona che sta bivaccando perché non ha un posto dove dormire non porta a nessun risultato. Sono azioni di disturbo fini a se stesse in quanto questi soggetti rimarranno comunque per strada. Le soluzioni risiedono nell’attivazione di percorsi sociali».
– Dunque, come si può agire concretamente?
Sperotto. «Bisogna uscire dall’ottica dei dormitori come ancora di salvezza. Non assicurano posti per tutti e sono aperti solo di notte, è chiaro che le situazioni limite permangono. Ma se l’approccio rimane questo, occorre almeno pensare a come ridurre il degrado. In Piazza Bra ci sono i bagni di proprietà del Comune, perché non renderli disponibili gratuitamente alle persone senza fissa dimora? Lo chiediamo da anni».
– E, invece, con un cambio di approccio, quale potrebbe essere una soluzione concreta?
Sperotto. «Attivare percorsi inclusivi, che diano alle persone senza fissa dimora un impiego durante il giorno. Solo in questo modo possono allontanarsi da luoghi molto frequentati, come Piazza Bra, dove altrimenti ricercano elemosina o qualche altro espediente. Lo dimostrano esperienze come quelle che stiamo facendo nel Rifugio della Ronda: ci sono persone che si sono fermate da noi anche di giorno e ora, da problema, si sono trasformate in risorsa».
– Provi ad avanzare una proposta…
Sperotto. «Il suggerimento che rivolgo all’Amministrazione comunale è di andare alla ricerca delle numerose esperienze positive di micro-comunità che ci sono a Verona. Da quelle ecclesiastiche a quelle più particolari, come il Laboratorio autogestito Paratodos. C’è molto da studiare e replicare».
– L’Amministrazione incontrerà gli esercenti del Liston…
Sperotto. «Giusto incontrare gli esercenti, per tranquillizzarli. Dall’altro lato però sarebbe auspicabile che il Comune creasse una rete con le varie realtà dell’accoglienza diffusa: alla condivisione delle esperienze devono corrispondere effettivi progetti, coordinati dall’Amministrazione. Anche perché, ribadisco, non occorrono altri dormitori, che sono modelli di accoglienza straordinaria e dunque devono essere limitati nel tempo».
– Uno dei provvedimenti che l’Amministrazione sta realizzando è un Centro diurno per persone senza fissa dimora al dormitorio Camploy…
Sperotto. «Ho avuto modo di parlarne con l’assessora Luisa Ceni e mi auguro che vada in porto. Non è esattamente accoglienza diffusa, ma prevede un luogo diurno in cui le persone possano stare ed essere seguite. Può sicuramente giovare a chi vive per strada, ma spero che riesca a farlo per chiunque vive una situazione di marginalità: ogni notte la Ronda consegna almeno 250 pasti».
– Come valuta invece il nuovo servizio partito, il Pronto Intervento Sociale?
Sperotto. «È uno strumento assolutamente necessario perché, quando gli uffici dei servizi sociali sono chiusi, ci sono dei casi che anche noi della Ronda non sappiamo come gestire. Non so però come stia funzionando, perché non abbiamo ancora ricevuto un numero telefonico da contattare».

Poveri, degrado, senzatetto, senza dimora, mendicanti, homeless
– Il 20 marzo Verona In l’aveva intervistata ed erano emerse le difficoltà che la Ronda incontrava nell’interloquire con l’Amministrazione. È cambiato qualcosa in questo lasso di tempo?
Sperotto. «Ho sempre la sensazione che ci sia poco tempo per noi. Mi piacerebbe sedermi con gli assessori attorno a un tavolo per poter fare qualche ragionamento più ampio, che non riguardi solo il pronto intervento. Un incontro positivo con l’assessora Ceni però c’è stato e abbiamo ottenuto due giorni a settimana di docce gratis per le persone senza dimora. Non sono ancora i bagni, ma è un inizio: quest’Amministrazione ha ancora quattro anni per trovare soluzioni alternative a quelle del passato, che non hanno portato risultati».
Gregorio Maroso

Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com

Redazione2
06/07/2023 at 12:55
Verona, con la sua storia di solidarietà, ha le risorse culturali e i mezzi economici per aiutare queste persone. Molti senzatetto sono refrattari a qualsiasi tipo di sostegno, ma non tutti. Occorre entrare in sintonia con loro, conoscerne la storia per capire quale aiuto siano in grado di recepire. Il metodo è questo: io tendo la mano, una mano fatta su misura per te, ma sta a te afferrarla. Oggi la carità si esprime così, non basta l’elemosina, bisogna dare delle opportunità e creare le condizioni perché vengano accettate. Un percorso difficile ma possibile. Aggiungo che andrebbe esplorato cosa stanno facendo altre città. Da una rapida ricerca su internet emergono esperienze apripista che andrebbero valutate. Certo il ricorso alla sola Polizia non risolve il problema e anzi evidenzia un certo grado di inadeguatezza nell’affrontarlo. g.m.