Nessuno sconvolgimento sul progetto di rigenerazione dell’area del Pestrino: l’Amministrazione Tommasi è prigioniera delle scelte passate.
Questo è quanto trapela dall’assessora alle Politiche sociali e abitative, nonché punto di riferimento politico della Consulta della disabilità, Luisa Ceni, che abbiamo interpellato sulla possibile costruzione di un centro per persone con disabilità e famiglie proprio nella zona di Forte Santa Caterina.
«Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Amministrazione, che ricade all’interno di un bando PINQuA (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare: è un piano di investimento previsto dal PNRR, ndr) già stabilito: non lo possiamo spostare e prevede che debba concretizzarsi un intervento sociale. In ogni caso – spiega l’assessora – è prematuro parlarne perché ci stiamo lavorando. Appena avremo in mano qualcosa di più concreto coinvolgeremo chi di dovere».
Nel frattempo, la platea di chi vuole essere coinvolto pare essere già piuttosto folta: se l’architetto Giorgio Massignan aveva aperto il dibattito sulla questione il 16 maggio, con una conferenza animatamente partecipata, oggi a volere risposte sono le associazioni che si occupano di disabilità.
Su tutte la Consulta comunale, che, con un comunicato, ci fa sapere di non aver mai dibattuto il caso Pestrino con gli assessori, di voler essere considerata parte attiva nel processo decisionale e di avere da tempo richiesto un incontro sul tema. Al momento, quindi, non è in grado «di esprimere un compiuto parere sul progetto».
Ma, tra i suoi componenti, la voglia di esprimersi è tanta e c’è chi lo fa senza mezzi termini. In primis, Alessandra Corradi, presidente dell’associazione Genitori tosti in tutti i posti: «Isolare le persone con disabilità in unico luogo è una pratica vecchia e superata, perché la cultura e le normative moderne sul tema asseriscono che tutti devono partecipare degli stessi spazi e diritti. L’Amministrazione avrebbe dovuto interpellare direttamente chi vive la disabilità sulla propria pelle: ogni mio tentativo di creare un tavolo con gli assessori è sfumato».
Sulla stessa lunghezza d’onda Gabriella Fermanti, presidentessa del Gruppo Animazione Lesionati Midollari (GALM): «Impensabile creare una struttura per disabili e famiglie in un luogo isolato come il Pestrino, è socialmente inaccettabile. Non porta nessun giovamento, anzi, piuttosto espone a delle incertezze: le persone con disabilità sono spesso seguite da parenti anziani, ma, se il progetto va in porto, quando questi verranno a mancare, che succederà?».
C’è poi chi non condanna, ma offre altri spunti di riflessione. Maria Teresa Bosco, fondatrice de La Strada – Gruppo Portatori di Handicap, pur affermando di preferire come soluzione «centri più piccoli e diffusi», sostiene che l’emarginazione potrebbe verificarsi ovunque e «dipende dalle persone che operano in un contesto».
Donatella Oliosi, presidente dell’associazione DiANA (Diritti Non Autosufficienti), sposta invece il focus sul lato economico: «Le cifre per realizzare il progetto sono davvero elevate. Anche troppo, considerando che, così com’è articolato, può rivolgersi a un numero limitato di persone con disabilità: la domotica prevista negli edifici è gestibile solo da chi gode di un certo grado di autonomia».
E, infine, c’è chi richiede almeno un temporaneo silenzio, perché «la disabilità non può essere strumentalizzata né a favore né contro il progetto, soprattutto se i dettagli sono ancora da valutare»: questa la linea di Antonino Russo, esponente di Oltre Magy’s, associazione che si occupa di accessibilità e inclusività.
Dunque molti pareri, ma con un unico scopo: poterne dibattere con chi si sta occupando della rigenerazione del Pestrino. «Quando avremo le idee chiare sulle modifiche da attuare, proporremo il progetto in Consulta» risponde l’assessora Ceni.
Gregorio Maroso

Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com

Marcello Toffalini
01/07/2023 at 16:57
Prima ancora di sentire la voce di Massignan, sull’argomento, andrebbero convocate le Associazioni che si occupano di Disabili ed ascoltate ed andrebbe accolto il loro desiderio di partecipazione al processo decisionale: meno isolamento e meno cementificazione, dato che non mancano in città gli spazi utilizzabili. Forza Tommasi.
Alessandra corradi
06/07/2023 at 20:31
Il problema è che le associazioni, non solo quelle riunite nella consulta comunale, non sono state interpellate. Ma prima delle associaoni andavano interpellate le persone disabili. Nemmeno un sondaggio è stato fatto! Così, se lo avessero fatto forse il nostro Comune/Giunta avrebbe scoperto quali sono i reali bisogni della popolazione con disabilità e relativi familiari. La cultura moderna, sancita dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (che è una legge del nostro Stato dal 2009) vuole che la società sia inclusiva e quindi nelle città tutti stanno insieme e partecipano dei medesimi servizi. Inoltre le persone disabili devono essere direttamente interpellate nel rispetto appunto della loro dignità di persone. Relegarle in un luogo lontano dalla città (e senza nemmeno infrastrutture e servizi di trasporto adeguati) significa ghettizzarle e, in un certo qual senso, segregarle. Io non ho mai sentito che abbiano costruito centri residenziali per normodotati e loro genitori dove andare a lavorare in fattoria o passare il tempo in un centro ricreativo, come è il progetto presentato dagli assessori incaricati di portare avanti il bando sul Pestrino. Significa anche una modalità di gestione del territorio e dei cittadini molto vecchia e ormai obsoleta. Le persone disabili ormai riescono a conquistare anche il massimo grado di istruzione (l’università), fanno sport, vanno in giro, persino in vacanza e ai concerti e magari si trovano un/a partner e persino osano andare a lavorare, non solo come centralinisti o con i progettini trimestrali. Per la nostra Giunta invece l’unica dimensione per le persone disabili è l’assistenza eterna, il centro diurno circondati da educatori a coltivare patate per l’ennesimno progetto delle solite associazioni/cooperative che gestiscono tutte le fattorie didattiche etc. Voglio esprimere un grande GRAZIE a Verona In che, unica testata in tutta Verona e provincia, ha affrontato la questione che invece meriterebbe spazio, attenzione e dibattito.
Redazione2
07/07/2023 at 08:53
Grazie Alessandra. (g.m.)