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Editoriale

Dietro le quinte dell’Arena in mondovisione

Uno straordinario allineamento che vede protagonisti il Governo Meloni, la sovrintendente Cecilia Gasdia e il manager dell’extralirica Gianmarco Mazzi di Fratelli d’Italia, ora sottosegretario alla Cultura. Ma è tutto legale? Ce lo dirà il Tribunale

L'Arena di Verona, tempio della lirica
L'Arena di Verona, tempio della lirica

Con il Governo Meloni quanto si svolge all’Arena di Verona (lirica ed extralirica) ha conosciuto, anche grazie al centenario, una visibilità che non ha mai avuto nel passato, con grande vantaggio per l’economia scaligera e incrementando il dibattito sul turismo di massa e su quale città vogliano i veronesi.

Come accade talvolta con i pianeti, anche per Fondazione Arena possiamo parlare di un allineamento straordinario tra una parte della governance dell’ex Ente lirico e la politica nazionale, che come effetto ha prodotto anche l’aumento del prezzo dello spritz nei locali del centro.

La sovrintendente, succeduta al commissario Carlo Fuortes e nominata la prima volta nel 2018 dal ministro Dario Franceschini con un po’ di trambusto (l’ex sindaco Federico Sboarina avrebbe voluto per quel ruolo il manager Gianfranco De Cesaris), non ha mai nascosto le sue simpatie politiche.

Ad accorciare ulteriormente la distanza con la capitale ci ha pensato Gianmarco Mazzi, il veronese manager dello spettacolo che nel 2022 è stato eletto alla Camera dei deputati nella lista di Fratelli d’Italia e che dallo stesso anno è sottosegretario alla Cultura. Un tempismo perfetto.

Mazzi vanta un lungo curriculum per quanto riguarda le sue collaborazioni con l’Arena di Verona, essendosi occupato sin dal 2012 di organizzare eventi musicali nell’anfiteatro per poi diventare, dal 2017 al 2022, amministratore di Arena di Verona srl, la società controllata dalla Fondazione che gestisce l’extralirica. Il crescente interesse dei media per quanto accade a Verona, e il conseguente aumento di turisti, si deve per buona parte a lui.

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La presenza di Mazzi, e del suo dilagare nella programmazione di spettacoli non operistici nell’anfiteatro veronese, ha sempre causato polemiche sull’utilizzo dell’Arena, che molti vedono piano piano trasformarsi da tempio della lirica a palco per altri generi musicali. Si parlò a suo tempo di possibili danni causati dai troppi decibel all’anfiteatro, anche se pare che ora il monumento li regga benissimo.

Mazzi, che recentemente durante un convegno ha dichiarato di voler rinnovare l’opera –  destando qualche preoccupazione fra i melomani – si è così trasformato da bravo manager a braccio destro del decisore politico, il ministro Gennaro Sangiuliano da cui dipendono le fondazioni lirico-sinfoniche, creando quello straordinario allineamento di cui si parlava, ben rappresentato dal parterre de rois alla prima di Aida.

In realtà non c’è nulla di nuovo sotto il sole perché l’italiano medio sa bene che se i pianeti anziché neri fossero stati rossi l’allineamento si sarebbe ugualmente verificato, con colori diversi. Pare sia una questione gravitazionale e che come tale risponda a ineluttabili leggi cosmiche. E qui c’è una parte della spiegazione di come mai la maggioranza degli italiani, nel frattempo diventati patrioti, non va più a votare.

Rimane l’inaccettabile conflitto tra il sindaco Tommasi (che è anche presidente di Fondazione Arena) e Gasdia. Sarà il Tribunale a dirci se c’è stato qualche forzatura o abuso di potere sia nella riconferma della sovrintendente che Tommasi non voleva, sia nella recente nomina della stessa a presidente di Arena di Verona srl. Potremo così capire se l’asse Verona-Roma che si è venuto a creare gode di tutti i crismi della legalità.

Una nota meritano i lavoratori di Fondazione Arena, che dietro le quinte rivendicano migliori condizioni anche a tutela della qualità degli spettacoli, visto che le prove sul palcoscenico sono ormai ridotte al lumicino. Non tutti sono dipendenti della Fondazione perché anche negli uffici per il personale si ricorre sempre più alle Agenzie del lavoro, le ex Agenzie iterinali.

Giorgio Montolli

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Written By

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

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