INTERVISTA – Il progetto comunale di riqualificazione del Pestrino, dibattuto lo scorso 16 maggio in una conferenza stampa indetta dall’architetto Giorgio Massignan, prevede, tra le varie strutture, un centro residenziale per disabili e così la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica si è focalizzata anche su un altro delicato aspetto: ha senso raggruppare persone, che già affrontano situazioni di emarginazione nei diversificati contesti quotidiani, in un unico luogo isolato? Per approfondire il tema e capire come l’Amministrazione Tommasi si sta muovendo per rendere Verona accessibile a tutti, abbiamo intervistato Alessandra Corradi, presidente dell’associazione “Genitori tosti in tutti i posti”, fondata per aiutare le famiglie che ogni giorno si confrontano con la disabilità.
– Corradi, il progetto del Comune prevede un centro residenziale per disabili e famiglie al Pestrino. Qual è la sua posizione a riguardo?
Corradi. «Sono contraria. Isolare le persone con disabilità in un unico luogo è un modo di pensare vecchio e superato, perché la cultura e le normative moderne sul tema asseriscono che tutti devono partecipare degli stessi diritti e spazi. Non si capisce quali siano i professionisti del settore che hanno contribuito al progetto da questo punto di vista: l’Amministrazione avrebbe dovuto interpellare direttamente le famiglie che vivono la disabilità sulla propria pelle».

Alessandra Corradi
– Durante la conferenza stampa di Massignan lei ha dichiarato che se le associazioni che si occupano di disabilità non si fanno sentire è difficile imprimere un cambiamento. Ma perché questo silenzio?
Corradi. «La Consulta comunale della Disabilità non è stata coinvolta nella decisione, forse nemmeno conosceva il progetto quando è stato istituito. Oltre a questo, non essendoci stato un ricambio generazionale gli schemi di riferimento rischiano di non essere adeguati ai tempi: basti vedere come sono state gestite negli ultimi anni le barriere architettoniche a Verona, che risulta ancora inaccessibile».
– È dunque un organo che andrebbe rivisto?
Corradi. «Innanzitutto andrebbe verificato chi sono gli aderenti alla Consulta, quali sono effettivamente operativi e quali sono conformi ai contenuti dello Statuto. Dalla mia esperienza al suo interno, visto che anche io ne ho fatto parte fino al 2017, mi sembra un organo piuttosto trascurato».
– In generale, come si sta comportando la nuova Amministrazione sul tema della disabilità?
Corradi. «Molto male. Il Piano di eliminazione delle barriere architettoniche (Peba) ne conta oltre 2000 nel solo centro storico: occorre impiegare somme maggiori per poterle abbattere. Inoltre mancano ancora rilevanti porzioni di città da schedare a livello di barriere. Sulla disabilità non è cambiato nulla rispetto alla precedente Amministrazione».
– Nella passata Amministrazione la delega specifica per la disabilità era stata affidata ad Ilaria Segala, in questa non compare…
Corradi. «Non appena l’Amministrazione è cambiata, abbiamo posto subito domande su questa delega. Ci è arrivata soltanto una risposta, in via informale, dall’assessore Federico Benini, nella quale diceva che è stata affidata alla vicesindaca Barbara Bissoli. Ma ho avuto la percezione che ci sia poca chiarezza sull’identità e sulle competenze necessarie per ricoprire una posizione simile».
– Ma voi, come associazione che si occupa di disabilità, riuscite a interloquire col Comune? A chi vi rivolgete?
Corradi. «Ho mandato diverse PEC al sindaco Damiano Tommasi e agli assessori, per questioni relative ad attività istituzionali della mia associazione, senza mai ricevere risposta. Dopo la conferenza di Massignan sul Pestrino ho provato a rivolgermi all’assessora Luisa Ceni, che è referente della Consulta della Disabilità, ma anche in questo caso silenzio assoluto».
– Proprio nessun cenno sul caso Pestrino da Palazzo Barbieri?
Corradi. «Ho contattato anche altri assessori, con l’obiettivo di creare un tavolo per discutere della questione. Solo Benini mi ha risposto, ma si è rivelato abbastanza vago. Per questo ho scritto a Cristina Guarda, consigliera regionale di Europa Verde: ha detto che si attiverà».
– Quest’Amministrazione ha realizzato le panchine inclusive per sensibilizzare sul tema disabilità. Cosa ne pensa?
Corradi. «Ho apprezzato molto l’iniziativa, perché qualcosa è riuscita a smuovere. Devo però aggiungere che non ha molto senso mettere la panchina se poi risulta difficoltoso raggiungerla. È fondamentale che il Peba venga pianificato da persone competenti, magari in sinergia con i residenti».
– Oltre a questo, cos’è prioritario concretizzare?
Corradi. «Il Comune dovrebbe istituire un organismo che metta insieme associazioni ed architetti, in grado di pianificare con competenza e precisione le azioni da attuare per migliorare l’accessibilità di Verona».
– Si tratta di un tema centrale anche quando si parla di mezzi pubblici. Si è discusso molto di filobus, riguardo la sua accessibilità…
Corradi. «Quando è stato annunciato il filobus ho ottenuto un colloquio con l’ex presidente di Amt Francesco Barini. Ho capito che, per chi progetta opere senza competenze specifiche nel campo dell’accessibilità, rientrare nel confine della norma significa essere accessibili. Nella pratica poi non è così. Bisognerebbe che nelle fasi di progettazione si prevenisse, perché poi rimediare a qualcosa di già realizzato diventa difficile».
Gregorio Maroso

Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com
