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Lettere

Chiedere scusa, le istituzioni invitate a un gesto di civiltà

Dopo gli episodi che hanno portato in prima pagina Verona a causa dei maltrattamenti nei confronti di alcuni immigrati, un invito per rendere evidente l’altro volto della città

immigrati
World Café

Nella Verona che vorrei, sindaco, vescovo e questore chiedono di incontrare le persone migranti e senza dimora che sono al centro delle inchieste di questi giorni e, seppur senza colpa, chiedono loro scusa; perché la città è rimasta scossa da quel che ha letto sui giornali e vorrebbe stare accanto alle vittime, e chi meglio di chi rappresenta le istituzioni laiche e religiose può esprimere questo sentire?

Nella Verona che vorrei, oltre a dire che la magistratura farà il suo corso, si afferma netta la condanna nei confronti di quel che è accaduto, non solo oggi, non solo a Verona. Si sottolinea quanto, oramai è evidente, non solo occorra quel reato di tortura, che la mattanza della Diaz e gli avvenimenti di Bolzaneto avevano reso voragine normativa evidente, ma come vi sia necessità di codici identificativi e bodycam. Perché la dignità e l’onestà di chi lavora non sia più messa in discussione.

Nella Verona che vorrei, non è il numero delle persone picchiate, umiliate, derise ad avere importanza, perché anche se non fossero sette ma una persona sola, la gravità di quel che è accaduto dentro e fuori la Questura di Verona non cambierebbe, perché ormai è evidente che vi  è un odio razziale, una sistematicità alla violenza, una cultura della prevaricazione.

Nella Verona che vorrei, chiuse le indagini, il Comune di Verona si costituisce parte civile nel processo, perché quel che è accaduto ha colpito ciascuna e ciascuno di noi, che questa città la abitiamo; ha leso quella dignità che riteniamo fondativa dell’umanità tutta… la nostra di cittadine e cittadini.

Nella Verona che vorrei so di non essere sola a voler questa città, per questo metto per iscritto il mio sentire che credo condiviso.

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Jessica Cugini

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2 Comments

2 Comments

  1. Giorgio Montolli

    13/06/2023 at 11:35

    In una società civile l’indignazione per quanto è accaduto dovrebbe essere diffusa e manifesta. Chi ha responsabilità istituzionali, ma anche mediatiche, dovrebbe evidenziare questa indignazione come espressione dei valori fondanti di una comunità. Senza questo rispetto nei confronti dell’altro, al di là di chi egli sia e di cosa abbia fatto, diventiamo tutti più fragili. Le regole che ci siamo dati, a partire dalla Costituzione e dall’organizzazione stessa dello Stato, sono state create non solo per proteggerci dalla violenza di chi delinque ma anche per impedirci di cadere nella barbarie incrementando l’odio. La lettera di Jessica Cugini, che è anche consigliera comunale, ci sembra vada in questa direzione e per questo ci uniamo a lei nell’appello.
    Giorgio Montolli
    Direttore http://www.verona-in.it

  2. OdC

    12/06/2023 at 16:30

    Come non condividere ?
    Sinceramente Jessica, in una società civile dovrebbe essere il minimo sindacale

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