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Opinioni

RAI e democrazia, la destra asfalta il servizio pubblico

La lottizzazione c’è sempre stata ma avveniva attraverso proposte decise in Parlamento. Ogni partito cercava di proporre il meglio, intellettuali e giornalisti mediamente di qualità

Lucia Annunziata
Lucia Annunziata

Di fronte all’intervento governativo su vari aspetti della gestione Rai l’atteggiamento prevalente del mondo della politica e del giornalismo è stato di moderato disappunto, considerato tuttavia intervento legittimo, perché avvenuto in coerenza con i criteri dello spoil system, introdotta dal governo Renzi.

Un giudizio venato da un certo sarcasmo cinico, frutto del prevalere della polemica politica sulla realtà dei fatti.

Va tenuto presente che questa materia è regolata in relazione agli articoli 97 e 98 della Costituzione, che stabiliscono due principi fondamentali secondo cui “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità” e “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”.

Sulla base di questi principi costituzionali, in un ente di servizio pubblico come la Rai, ferma restando la legittimità della sostituzione dei vertici apicali alla loro scadenza, deve essere garantita sia la neutralità politica che la finalizzazione pubblica della sua attività.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Da parte del governo Meloni si sono interpretate le nomine come un diritto automatico del nuovo esecutivo, derivante semplicemente dal risultato elettorale. In tal senso le nomine sono diventate un intervento vorace, gestito come mediazione politica, interna alla maggioranza, con effetti di distribuzione tra i diversi partiti.

Alla Rai, l’elemento iniziale che ha caratterizzato lo spoil system è stata la rapidità dell’intervento, che non ha rispettato la naturale scadenza del mandato dei dirigenti, come nel caso dell’amministratore delegato Carlo Fuortes, per il  quale è stato predisposto un trasferimento  come sovrintendente al Teatro San Carlo di Napoli.

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Di fronte alle reazioni dell’attuale sovrintendente del San Carlo, Stéphane Lissner, tutto è saltato e Fuortes si è dimesso polemicamente anzitempo.

Il secondo aspetto dell’intervento governativo è stato che non ci si è fermati ai dirigenti apicali , spingendosi in modo generalizzato ai livelli inferiori, fino ai singoli Tg e incarichi, creando un diffuso clima di caccia alle streghe che ha spinto alcuni dei più affermati conduttori (Fabio Fazio, Lucia Annunziata e altri) ad andarsene polemicamente.

Determinante a creare questo clima è stata la motivazione politica di questa operazione, cioè cambiare l’egemonia culturale nel servizio pubblico, che finora sarebbe stata della sinistra. Mentre appare del tutto improbabile qualificare come espressione di una egemonia culturale di sinistra gli attuali programmi Rai, la conseguenza di tale motivazione è che si è voluto creare un inesistente avversario politico per dare una qualche giustificazione a un intervento autoritario e di puro potere, a mio avviso, irrispettoso dei limiti costituzionali.

Finora si sono cambiati l’ad, il direttore generale e alcuni conduttori di Tg e programmi vari. Ciò che dalle scelte operate risulta chiaro, è che la vicinanza e l’omogeneità politica, in particolare con Meloni e FdI, risulta il carattere più evidente mentre la competenza, e tanto più una certa equidistanza politica, risultino problematiche e comunque secondarie.

Non a caso alcune scelte hanno determinato spaccature nel cda, compreso il voto negativo della stessa presidente Rai Marinella Soldi, anche per l’eccessivo squilibrio di genere, a sfavore delle donne, nel complesso delle nomine.

Dopo le scelte, i nuovi vertici Rai hanno subito assicurato che avrebbero gestito il servizio pubblico con il necessario pluralismo ma la realtà dei fatti sta andando subito in direzione opposta.

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Secondo il monitoraggio dell’osservatorio di Pavia, nel mese di aprile nel Tg1 la maggioranza ha utilizzato il 58,5% del tempo a disposizione per la politica contro il 15,5% delle opposizioni; nel Tg2 58,4% al centrodestra, mentre al Tg3 si è diviso equamente i tempo tra governo (28%), maggioranza (26,5% )e opposizioni (28%).

La voce più frequente nei notiziari Rai è stata quella di Giorgia Meloni (372 minuti), seguita da Sergio Mattarella (297), Antonio Tajani (53) Elly Schlein (42) Giuseppe Conte (22). Il caso più eclatante è stata la trasmissione in diretta, su Rai News, di un comizio elettorale della Meloni a Catania, nel silenzio assenso dei vertici.

A questo punto appare evidente che questa forzatura del governo per condizionare direttamente il messaggio complessivo cha dalla Rai arriva ai cittadini rappresenta una brutale e partigiana lottizzazione del servizio pubblico, che si considera pienamente legittima, come dimostra la reazione sprezzante della destra ad ogni rilievo e discussione.

Se in passato una certa lottizzazione c’è sempre stata, essa avveniva attraverso proposte presentate e decise in Parlamento. In tal modo ogni partito cercava di proporre il meglio per cui, attraverso questa via, sono arrivati in Rai intellettuali e giornalisti mediamente di qualità.

Ora, con la lottizzazione di un governo di destra alla ricerca di immotivate vendette, esiste il pericolo di un degrado qualitativo e di una svolta di segno unilaterale che metterebbe seriamente in pericolo il futuro del servizio pubblico.

Per questo ritengo che si debbano creare le condizioni affinché sulla legislazione e sulle scelte del governo, possa esprimersi con un proprio parere la Corte costituzionale, in modo da garantire la coerenza tra le scelte e i principi della Costituzione.

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Luigi Viviani

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Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

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