INTERVISTA – La terza edizione del Festival del giornalismo di Verona organizzato dall’associazione culturale Heraldo Ets sul tema Impatto zero, Zero impatto sta volgendo al termine.
Dopo il concentrato di eventi cittadini e le trasferte dell’extra Festival in provincia, rimangono due appuntamenti per chiudere la rassegna: il 26 maggio a San Michele Extra e il 27 maggio a Negrar.
Mettendo insieme una vasta gamma di tematiche, dal conflitto russo-ucraino al complesso futuro dell’informazione, e un variegato cartellone di ospiti (da Paolo Rumiz, firma di La Repubblica, a Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze), la manifestazione ha coinvolto giornalisti di tutta Italia.
Per tirare le somme di questa edizione del Festival, e approfondire alcune questioni legate al mondo del giornalismo, abbiamo intervistato la presidente dell’associazione culturale Heraldo, Fabiana Bussola.

Fabiana Bussola
– Bussola, un primo bilancio del Festival?
Bussola. «Positivo. Abbiamo incrementato il numero di eventi e di giornalisti coinvolti, ottenendo maggiore attenzione da parte delle istituzioni e allargando il pubblico: collocare i primi appuntamenti in Università è stato decisivo per raggiungere gli studenti. Speriamo che l’iniziativa di Heraldo continui, magari aggregando altre realtà».
– Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Bussola. «Suscitare l’interesse attivo dei colleghi, soprattutto di chi è ai primi passi, ma anche attrarre platee di pubblico sempre più folte. Orientarsi nella complessità del mondo dell’informazione non è facile e cresce la diffidenza sia per chi ci lavora, sia per chi è semplice utente. Scopo del festival è anche quello di riavvicinare le persone a questo mondo aiutandole a conoscerne i meccanismi».
– Le pare che il Festival sia riuscito a “toccare” i veronesi da questo punto di vista?
Bussola. «Nonostante i grandi sforzi che ci hanno permesso di costruire un’importante macchina organizzativa, il nostro resta un piccolo contributo alla causa. Perciò non mi sento di dire che con un Festival riusciamo a cambiare le cose. Anzi, non so neanche se questo sia effettivamente un traguardo raggiungibile: modificare il rapporto dei veronesi con la stampa non è impresa facile».
– La vostra iniziativa crea relazioni tra giornalisti, editori, ecc.. Come far sì che questi incontri non si esauriscano nel Festival ma continuino nel tempo?
Bussola. «Mantenere un rapporto anche nei mesi successivi al Festival è uno degli impegni di Heraldo per il futuro. Serve creare occasioni intermedie affinché una parentesi diventi un confronto costante. In ogni caso, siamo ancora agli albori: prima dei 5 anni non si può dire molto, perché ci vuole tempo per essere capiti e per capire noi stessi cosa funziona e cosa va limato».
– Il suo collega Ernesto Kieffer dopo il Festival 2022 aveva dichiarato che i giornali, essendo concorrenti, faticano a condividere iniziative. È cambiato qualcosa?
Bussola. «Direi di sì. Quest’anno abbiamo ricevuto maggiore attenzione, risultando sicuramente più segnalati. È chiaro poi che esiste una logica di concorrenza con cui confrontarsi, ma noi non ci sentiamo concorrenti di nessuno e la questione dell’informazione come bene comune è una di quelle che ci sta più a cuore».
– Lo slogan del Festival è Impatto zero, Zero impatto. Mi spiega meglio questo “Zero impatto” riferito al mondo dell’informazione?
Bussola. «La nostra epoca si presenta come un bombardamento continuo di notizie, tra le quali è difficile distinguere l’informazione vera, completa e verificata. In un contesto del genere il giornalismo fatica a svolgere la sua funzione essenziale, cioè quella di far arrivare alla cittadinanza quegli spunti critici che le consentano di impegnarsi come cittadini. Da qui “Zero impatto”».
– Passiamo alla parte iniziale dello slogan. Vi chiedevate se è possibile indirizzare scelte politiche, economiche e sociali nella direzione a “Impatto zero”. Avete trovato una risposta?
Bussola. «L’Impatto zero è un obiettivo utopico, ma è bene che ci sia, perché ci fa pensare su come gestire al meglio ogni aspetto della nostra vita. Durante il Festival, più che risposte sono emersi nuovi interrogativi che ci hanno aiutato a ragionare in questo senso. Acquisire almeno la consapevolezza del concetto di impatto zero è fondamentale».
– L’Amministrazione Tommasi propone una Verona che va in questa direzione. Senza una comunicazione adeguata è però difficile far digerire i cambiamenti. Organizzando il Festival avete percepito nell’Amministrazione questa consapevolezza?
Bussola. «È una speranza. Le modalità con cui il Comune ha partecipato all’iniziativa di Heraldo sono confortanti, mi auguro che non sia solo un’attenzione estemporanea. Radunare le persone in un luogo pubblico per discutere di tematiche relative all’impatto zero è un contributo culturale rilevante che l’Amministrazione dovrebbe sempre facilitare».
– Altro tema affrontato al Festival riguarda le difficoltà degli aspiranti giornalisti. L’Università di Verona potrebbe fare di più per loro, magari collaborando con le testate locali per anticipare i tempi di iscrizione all’Albo?
Bussola. «Forse dovrebbe incrementare il dialogo con le testate, che a volte fanno fatica a gestire gli studenti proprio per l’assenza di esperienze pratiche anche minime. Ci si aspetterebbe che dall’Università arrivassero profili più preparati. Allo stesso tempo, però, i giovani, con tutte le piattaforme online disponibili, hanno molte occasioni per fare esperienze e mostrare le proprie capacità».
– I requisiti di accesso all’Albo, nel difficoltoso contesto odierno, andrebbero rivisti?
Bussola. «Si tratta di un percorso difficile, essendoci il vincolo della retribuzione, che però, per quanto le paghe siano esigue, dà uno status di lavoro all’attività degli aspiranti giornalisti. È un sistema che ha certamente dei punti vulnerabili, ma non credo che si possa fare a meno dell’Ordine: la professione giornalistica è complessa e richiede giocoforza un certo tempo di maturazione per essere esercitata al meglio».
Gregorio Maroso

Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com
