Martedì 16 maggio l’architetto e urbanista Giorgio Massignan ha indetto una conferenza stampa al Liston 12 di Piazza Bra per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inopportunità di realizzare i Magazzini della cultura al Pestrino, nella zona dove si trovano il Forte Santa Caterina e il Lazzaretto.
Nel 2021 l’Amministrazione Sboarina aveva previsto di utilizzare 16 mila metri quadrati nella zona vicino a Porto San Pancrazio per realizzare un complesso con diverse funzioni: uno spazio per esporre le opere d’arte del patrimonio cittadino ora non visibili, un centro residenziale per disabili e famiglie, una fattoria didattica, un asilo nido comunale, attività di ristorazione, mercato coperto, cucina sociale, aule studio e laboratori per l’artigianato.

Alessandra Corradi
Ora che le scartoffie sono passate nelle mani della Giunta Tommasi, la progettualità è stata in parte rivista: «è stata ridotta a 12.000 metri quadrati la quota edificata e niente Magazzini della cultura – spiega Massignan –. Ma l’idea di far sorgere al Pestrino una porzione di città, rimane un punto fisso nelle stanze di Palazzo Barbieri».
E Massignan non ci sta: «Non ha senso rovinare un patrimonio paesaggistico, peraltro ambientalmente fragile, con un progetto realizzabile in altre zone più idonee, come quella dell’Arsenale. Il Pestrino non è ben collegato e le ciclabili previste dall’Amministrazione non basteranno: l’area verrà inghiottita dall’urbanizzazione per risultare accessibile. Ma forse è proprio questo l’obiettivo finale».
La questione non è solo ambientale, perché, come spiegato dallo stesso architetto veronese, il caso Pestrino mette in evidenza altri due aspetti: uno di natura procedurale, relativo al modus operandi dell’Amministrazione che, «non volendo rinunciare a priori ai finanziamenti europei (PNRR), ha modificato il progetto senza interpellare la cittadinanza»; l’altro di carattere sociale, riguardante i disabili, che «rischiano di essere ghettizzati in un’area poco conosciuta di Verona, e semmai nota per la presenza del Lazzaretto».

Forte Santa Caterina, rendering dei magazzini della cultura
Il tema è delicato e Alessandra Corradi, presidente dell’associazione Genitori tosti in tutti i posti, che affianca Massignan durante la conferenza, lo affronta senza mezzi termini: «Oggigiorno è impensabile isolare una categoria, in particolare i disabili, che hanno bisogno di vivere contesti ricchi di relazioni sociali. L’Amministrazione avrebbe dovuto parlare prima con la Consulta della disabilità, così come le parti sociali dovrebbero farsi sentire ora sulla vicenda, altrimenti è difficile che cambi qualcosa».
Per tutti questi motivi, Massignan ha lanciato una petizione per contrastare il discusso progetto comunale: oltre 1050 le firme raccolte in un mese, già consegnate, il 15 maggio, alla Giunta. Ma, nonostante i risultati raggiunti, non riesce a dirsi fiducioso.
«Ho parlato con l’assessore Tommaso Ferrari e non abbiamo trovato alcun tipo di accordo conclude l’architetto –. Ci siamo salutati, conservando ognuno le proprie idee. Noto difficoltà ad ascoltare e ad aprirsi al confronto. Questa Amministrazione al momento non si sta comportando molto diversamente da quelle degli ultimi 20 anni».
Gregorio Maroso

Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com

OdC
29/05/2023 at 19:44
Pecunia non olet .
Giorgio Massignan
18/05/2023 at 14:21
Rispondo brevemente a Francesco, invitandolo a non personalizzare il dibattito accusando speciosamente chi non la pensa come lui. L’arroganza e la supponenza del giovane Francesco non aiutano certamente il corretto ed oggettivo dibattito dialettico. Detto questo, lo voglio rassicurare che non ho bisogno di mettermi in mostra e neppure di cercare qualche legittimazione,la mia storia lo dimostra. Provi lui a raccogliere 1100 firme in quattro settimane. Inoltre, intendo informarlo che il Pestrino lo conosco meglio di lui, così come so di varie trattative per trasformare i campi agricoli della zona in future aree edificabili e quell’intervento pubblico agirà da testa di ponte. Non è lontanissima la richiesta di lottizzare in una zona vicina al convento di clausura. Per quanto riguarda la scelta di localizzare a Forte Santa Caterina un centro per persone disabili, confermo quanto già affermato. Ho una domanda da porre: perché Francesco non si è sollevato contro di me quando il progetto lo aveva presentato la giunta Sboarina ed io lo avevo più volte contestato pubblicamente e con durezza? Perché questa discriminazione?
FC
19/05/2023 at 16:12
Ero d’accordo con l’opposizione al progetto dei Magazzini della Cultura. Quel progetto promuoveva un’idea di città che puntava solo sul turismo, e avrebbe attirato molte persone al Pestrino.
L’inserimento in questa versione modificata di servizi pubblici e sociali di prossimità, che serviranno più a chi Verona la abita o ci vuole abitare, mi sembra abbia cambiato le cose.
Mi esprimo adesso criticamente perché, vedendo questa trasformazione del progetto, vedo dall’altra parte una sordità a questi cambiamenti. E ovviamente vengono i dubbi: perché continuare ad opporsi a questo progetto, anche se esso viene riorientato in una buona direzione? Gli argomenti portati (le metafore sul lazzaretto sono incommentabili) rimangono per me deboli e sembrano pretestuosi
E infatti, dall’ultima risposta esce chiaramente che il timore principale non riguarda tanto le forme e i contenuti del progetto di conversione della caserma, ma un effetto “testa di ponte” nel contesto locale.
Bene, se questo è il problema principale, che se ne parli apertamente e si discuta di come evitarlo. Che si faccia pressione sul Comune perché con l’approvazione di questo intervento ci sia una chiara intenzione a bloccare ogni conversione dei terreni agricoli circostanti. Magari integrando meglio questo intervento con il Parco dell’Adige Sud.
PS ringrazio la redazione per la pubblicazione del mio indirizzo mail, in violazione della legge sul trattamento dei dati personali. Non ho acconsentito alla sua pubblicazione, e gradirei venisse rimosso come in ogni altro commento.
Redazione2
20/05/2023 at 09:38
Rispondo per la parte dove il nostro lettore Francesco parla di “metafora inacettabile” riguardo il Lazzaretto. In realtà l’osservazione di Massignan a riguardo è stata molto velata durante la conferenza stampa. È il sottotitolo fatto dalla redazione, con un appropriato utilizzo del virgolettato, che ha messo in evidenza questo passaggio; ma c’è un motivo, e mi spiego con una domanda: l’urbanista nelle sue scelte progettuali può prescindere dal significato anche storico di un luogo? Da una parte c’è la necessità di conservare quel significato, proprio perché fa parte della storia della città. Dall’altra nasce la consapevolezza che, in certi casi, è perlomeno sconveniente aggiungere elementi che stridono con quel significato, come appunto sarebbe un centro che accoglie disabili nei pressi del Lazzaretto. Il solo fatto che in molti ci siamo posti questa domanda dovrebbe far riflettere. Riguardo l’indirizzo email è stato rimosso. Giorgio Montolli
FC
20/05/2023 at 15:48
Nessuno ha detto “inaccettabili”, ma “incommentabili”.
“L’urbanista nelle sue scelte progettuali può prescindere dal significato anche storico di un luogo?”
Rispondo in due punti perché la domanda è mal posta.
1. Il pestrino non è solo il Lazzaretto. Al di là di una questione geografica (in linea d’aria la caserma è a più di 2km dal Lazzaretto. È più vicino Parco San Giacomo), oggi al Pestrino si fanno tante bellissime cose. Ci sono eventi culturali organizzati dal FAI al lazzaretto. C’è la Folaga Rossa. C’è il cinema estivo nel Forte. Ci sono percorsi dove passeggiare. Ci sono le spiagge dell’Adige dove si trova frescura durante le estati torride. Il significato del Pestrino per le persone che frequentano questi luoghi – penso – non si può ridurre alla storia del Lazzaretto ma a tante altre cose.
2. I significati e gli usi, poi, – gasp! – si possono anche trasformare. In modo consapevole, attento, ma si può intervenire anche su quel piano. Prima di tutto perché lo facciamo costantemente come cittadini, cambiando i nostri modi di vivere la città. Certo, se l’unico punto di contatto con il Pestrino è il Lazzaretto, gli immaginari che si attivano saranno sempre quelli. Ma mi sembra che ci siano invece centinaia e migliaia di persone che hanno un’esperienza di questa parte di città diversa da quella allarmistica e ridotta al Lazzaretto e alla sua storia.
E secondo l’urbanistica è governo del territorio e della sua trasformazione, per fare evolvere la città per rispondere alle esigenze delle città presenti e future. In questo, i significati del passato sono uno strumento, non un fine in sé.
Redazione2
21/05/2023 at 10:07
Caro FC, quanto scrivi è condivisibile ma ogni cambiamento (luogi e significati) comporta uno stress che sinceramente eviterei nel caso specifico che vedrebbe coinvolte persone che già soffrono una certa marginalizzazione. Non mi sono piaciute certe ironie che ho sentito e forse mi sono fatto condizionare. La cosa più giusta potrebbe essere quella di sentire cosa ne pensano i diretti interessati e magari scopriamo che hai ragione tu e che il mio è solo un falso problema. Giorgio Montolli
Giorgio Massignan
17/05/2023 at 17:46
Gli effetti sul territorio che provocherà la realizzazione di quel progetto sono di due tipi. Il primo è relativo alla conseguente impossibilità di rinaturalizzare un luogo ambientalmente e paesaggisticamente fragile e prezioso, per coniugarlo con il Parco dell’Adige. Il secondo riguarda il rischio che funzioni da cavallo di Troia per urbanizzare la zona del Pestrino, ancora integra ed a prevalente uso agricolo. Per servire l’area del Forte San Caterina saranno necessarie nuove infrastrutture urbanistiche che potrebbero essere delle teste di ponte per future lottizzazioni. Ricordo che anni fa, non riuscì un tentativo di costruire accanto al convento delle suore di clausura.
FC
17/05/2023 at 17:29
È una caserma già antropizzata e da bonificare, mica una zona naturale che verrebbe distrutta. Per chi dice che i disabili verrebbero ghettizzati, direi che d’altro canto avere un contesto vicino alla natura non è neanche negativo.
Il Pestrino poi non è mica Moruri, ci passa un autobus ogni 20 minuti e la strada è abbastanza adeguata.
Poi sta cosa del Lazzaretto… Debole e pretestuosa.
“Ma l’idea di far sorgere al Pestrino una porzione di città…”: mi spiace per Massignan, che forse non ci è mai stato (visto che dice che non è nota), ma il Pestrino è già un quartiere della città. E che in questo progetto di trasformazione della caserma vengono realizzati dei servizi per i veronesi che già ci abitano (biblioteca, asilo nido).
Si poteva fare più partecipazione? Certo
È il caso di montare una polemica di questo tipo per un intervento così, che va realizzare servizi sociali in un periodo di storica riduzione degli investimenti pubblici? Direi che è fuori luogo.
Quelle di Massignan sono, tanto per cambiare, polemiche sterili ed inutili. Utili semplicemente per mettersi in mostra e cercare legittimazioni. Cosa abbastanza fallimentare, visto che 1000 firme raccolte in un mese sono poche per una città da 250mila abitanti.
E al commento sopra al mio che dice “basta costruire”: questo non è un caso di costruzione, ma appunto di utilizzo di contenitori inutilizzati.
Redazione2
17/05/2023 at 12:17
Una splendida occasione per far seguire le parole ai fatti: basta costruire, la città ha bisogno di riconciliarsi con la natura. Altrimenti a cosa servono le domeniche ecologiche? Attenzione perché è un attimo creare la percezione di predicare bene e razzolare male. Valorizziamo piuttosto i contenitori inutilizzati, come la caserma Riva di Villasanta, più accessibile ai disabili e alle loro famiglie. E i magazzini della cultura perché non all’Arsenale?