Sono iniziati i lavori per le linee del filobus e tra i vari esponenti politici si sta verificando il previsto scarico di responsabilità per i disagi provocati. Vorrei, brevemente, chiarire alcuni punti che possono definire oggettivamente l’iter di quanto è accaduto.
L’amministrazione Tosi, circa 15 anni fa, aveva cancellato il progetto di tramvia approvato in Consiglio Comunale dalla sindaca Michela Sironi, che era in buona parte finanziato dallo Stato e pronto per essere cantierato. Il sindaco Flavio Tosi e l’assessore Paolo Corsi lo avevano sostituito con un progetto di filobus, il padre di quello attuale.
La differenza di portata ed efficienza dei due sistemi era sostanziale. Mentre la tramvia, per il maggior numero di passeggeri che avrebbe ospitato, poteva essere una valida alternativa all’uso dell’auto privata; il sistema filobus, con una portata molto minore, potrebbe concorrere a diminuirlo per un massimo del 20%. Percentuale insufficiente a compensare la riduzione delle corsie delle grandi arterie, come via Mameli, per consentire la realizzazione dei percorsi protetti ed esclusivi destinati al filobus.
Dopo i dieci anni del sindaco Tosi alla guida dell’Amministrazione comunale, è stato eletto Federico Sboarina. Il nuovo sindaco si trovò il progetto del filobus approvato e in parte finanziato.
È stato costretto a scegliere tra confermare il progetto e iniziare i lavori; oppure bloccarlo e tentare di trattare con le ditte appaltatrici e con lo Stato per dirottare i finanziamenti ad un sistema di trasporto pubblico più efficiente. Il rischio di questa seconda scelta era quello di dover pagare delle pesanti penali. Scelse di iniziare i lavori. Furono tagliati centinaia di alberi e cantieriate parti della città. Ma, alcuni mesi prima delle elezioni, bloccò i lavori, temendo un riscontro elettorale negativo.
Attualmente l’Amministrazione è guidata dal sindaco Tommasi di centrosinistra. Anche il nuovo sindaco ha dovuto scegliere se continuare i lavori, già iniziati dal suo predecessore, o fermare tutto, pagando le sanzioni e rendendo inutile il sacrificio di centinaia di alberi e il disagio subito dai cittadini.
Tommasi ha scelto di proseguire i lavori e di assumersi le responsabilità, non di aver scelto questo tipo di sistema di trasporto pubblico, ma degli inconvenienti per terminarlo. Tommasi, ora rischia di pagare le conseguenze, in termini di consenso popolare, di una scelta fatta da altre Amministrazioni.
Non ho le competenze adatte per verificarne la possibilità, ma la mia speranza è che in futuro sia possibile utilizzare buona parte dell’impianto per il filobus, per un sistema di trasporto pubblico più efficiente e realmente alternativo a quello privato.
Giorgio Massignan
DOSSIER
1989-2008, così nasce e così muore a Verona l’idea della tramvia
Morta la tramvia Verona riscopre l’antico e si butta sulla filovia

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com
