Gira online la petizione promossa da Giorgio Massignan che chiede all’Amministrazione comunale di Verona di bloccare il progetto che prevede la costruzione al Pestrino di edifici destinati ai “Magazzini della Cultura”, nei quali ospitare le opere d’arte attualmente chiuse in vari depositi, e alla realizzazione di un complesso residenziale per disabili e famiglie. L’insieme rappresenta un forte impatto su una zona di pregio naturalistico.
Unendomi a centinaia di veronesi l’ho firmata convinto, malgrado alcuni osservatori sostengano che si tratta di una iniziativa orientata a mettere in difficoltà l’attuale Amministrazione, che invece la petizione è un aiuto alla maggioranza chiamata a risolvere uno dei progetti più pericolosi ereditati dal precedente governo della città.
Certo la questione è spinosa e di non facile soluzione, e ci sono problemi di tempi e di finanziamenti che rischiano perfino di andare perduti. Ma non voglio esprimermi su questi aspetti che lascio a chi ne ha la competenza.
Mi preme invece ragionare sulla scelta di concentrare in un unico luogo opere d’arte e alcune famiglie di disabili autosufficienti quando si tratta proprio di due elementi che dovrebbero beneficiare della diffusione sul territorio: gli uni per distribuire bellezza, gli altri per evidenti necessità di vicinanza ai servizi e di convivenza sociale.
L’Arsenale sicuramente è una destinazione ideale per le opere finora “nascoste”, ma comunque non basta per accoglierle tutte (si parla di oltre 2500 reperti). Allora perché non distribuirle nei quartieri utilizzando scuole, capannoni e altri edifici dismessi? Si realizzerebbe finalmente una parte dello slogan che da troppe elezioni ci viene propinato: “rendere i quartieri come il centro storico”. Inoltre si recupererebbero strutture sicuramente destinate al degrado e all’abbandono.
Sicuramente non è semplice ma l’investimento, se attuato con fantasia e creatività nel cercare le opportune alleanze, produrrebbe innalzamento del livello culturale nelle periferie generando inoltre economia da flussi turistici non più concentrati sul solo centro storico.
Stesso discorso per le famiglie con disabili: confinarle in un ambito isolato sicuramente contribuirebbe a peggiorare le condizioni fisiche e psicologiche delle persone interessate, oltre a escluderle dalla rete sociale che è difficile se non impossibile creare in una struttura ex novo e distante dal resto della città. Meglio per le eventuali necessità abitative considerare il ricorso al patrimonio comunale attivando condizioni favorevoli, lasciando disabili e famiglie all’interno di comunità vive e presenti.
Semmai vanno create – perché allo stato non esistono – strutture leggere nei quartieri che agiscano in modalità programmata e/o su chiamata per il supporto alle famiglie, l’assistenza, gli interventi di tregua, gli adempimenti burocratici, le necessità sanitarie.
Impossibile? Può essere. Ma nel dubbio meglio provare a guardarsi intorno, può darsi che qualcuno ci sia già riuscito.
Gianni Falcone
redazione@verona-in.it

Marco Manzati
18/04/2023 at 17:36
Questa di Giovanni Falcone , e’ la trovata più geniale di assurdità mai sentita fino ad ora “sparpagliare le opere d’arte nei quartieri della città , magari nelle scuole , nelle caserme , negli uffici .. senza pensare chi le potrebbe proteggere da eventuali furti , da chi le potrebbe deturpare , e altro .. una arguta e intelligente proposta , io non l’avevo mai sentita … complimenti
Gianni Falcone
19/04/2023 at 12:13
Mi scusi signor Manzati, provi cortesemente a rileggere: non ho mai proposto di “sparpagliare” in strutture attualmente attive ma solo di utilizzare “scuole, capannoni e altri edifici dismessi” che purtroppo abbondano e rischiano di creare degrado sul territorio (v. https://www.larena.it/territorio-veronese/citta/edifici-inutilizzati-verona-uno-spreco-da-350mila-metri-1.9723387).
Certo, comporterebbe investimenti notevoli come anche spostare tutto al Pestrino.
Grazie.
g falcone