È troppo facile, quando capitano gravi atti di bullismo e cyberbullismo, stracciarsi le vesti, invocare atti di punizione epocali, sentenziare che è tutta colpa dei social e dell’eccessiva esposizione alla rete web da parte dei giovani o che è colpa del covid.
Non riusciamo a fare quel piccolo grande passo in più per renderci consapevoli che gran parte del disagio che provano i giovani, e li spinge talvolta a gesti estremi, è anche legato al fatto che spesso il mondo adulto non sa più formare le nuove generazioni e creare le condizioni per un loro sviluppo autonomo e positivo.
Ci sono ancora splendidi educatori ma… sono pochi. E non mi rivolgo ai genitori in particolare o agli insegnanti, categorie di educatori privilegiate; intendo anche i mondi del lavoro e della politica, che dovrebbero creare le basi diffuse per un vivere sereno, e non lo fanno.
Noi adulti molte volte ci dimentichiamo di insegnare ai giovani che in ogni azione c’è sempre un limite, che esistono il bene e il male, che la regola principale per una convivenza pacifica e fruttuosa sta nella parola rispetto.
Pensiamo di aver instaurato un dialogo positivo con i figli solo perché ogni giorno chiediamo: “Com’è andata a scuola?” senza coinvolgerli in quelli che riteniamo discorsi da adulti perché pensiamo erroneamente che non siano in grado di capirli. Non li coinvolgiamo nelle scelte che li riguardano ma il futuro che c’è in ballo è la loro vita e devono iniziare a esserne consapevoli.
Li vogliamo così, bravi a scuola e passivi, gentili e sorridenti. Vogliamo che non ci creino grane insomma, che ne abbiamo già abbastanza di nostre.
Invece, il moltiplicarsi degli episodi gravi di bullismo ci dice che questa nuova generazione sta esplodendo perché ha problemi gravi che noi adulti non prendiamo in considerazione. Pensiamo solo a noi.
Proviamo a pensare solo per un momento alle implicazioni che comporta l’aumento continuo dei prezzi. Spesso i genitori lavorano per più di dieci ore al giorno e quando tornano sono presi dai problemi della vita quotidiana. Quanta voglia possono avere di parlare? Viviamo in un mondo che comprime e stressa, con modalità di vita competitive in ogni campo che vengono trasmesse anche ai giovani, mentre dovrebbero imparare che la solidarietà e la vicinanza sono utili ed efficaci.
Certo, covid e social in alcuni casi hanno peggiorato la situazione ma bullismo e cyberbullismo c’erano da molto prima, non si può pensare che allontanare i ragazzi dal PC sia la soluzione, o che ora che è finita (più o meno) la pandemia, tutto cambierà. Non è così.
Bisogna che il mondo del lavoro torni ad essere a misura di persona per dare serenità alle famiglie; che i politici varino misure di prevenzione efficaci diffuse sul territorio (e ce ne sono tante, credetemi, che non hanno bisogno di alcuna spesa e fatica), a partire dall’incentivare l’aggregazione giovanile positiva e lo sviluppo gratuito e alla portata di tutti delle educazioni (sportiva, musicale, artistica) che tanto servono a una persona per convogliarvi la propria emotività. Bisogna togliere le famiglie dallo stato di incertezza e precarietà in cui purtroppo spesso vivono.
In un’ottica di prevenzione le spese sarebbero minime e le procedure facilmente diffusibili su tutto il territorio nazionale. Sappiamo però che in Italia la parola prevenzione non piace e così ci sono molte malattie, incidenti sul lavoro e nel tempo libero che si potrebbero evitare.
LunAmica, la mia associazione, lo grida da anni ma non vogliamo essere la voce che grida nel deserto. Prevenire si può in tutti i campi, è facile e comporta un costo stimato in un decimo di quello che costa ripagare un danno in qualsiasi campo.
Diamoci da fare perché questi terribili episodi di bullismo e cyberbullismo non accadano più. Non è certo punendo gli autori che si risolve il problema, anche se è giusto che chi sbaglia sia in qualche modo sanzionato. La vittima riporta comunque gravi danni fisici o psicologici: secondo dati Istat, nel 2021 in Italia ci sono stati circa 200 casi di suicidio fra giovani vittime legati al bullismo.
In un’ottica di prevenzione, si limiterebbero questi casi e di conseguenza le vittime. Credo che questo sia la cosa veramente importante e decisiva da fare, da parte del mondo adulto.
Paola Lorenzetti
Marcello Toffalini
18/04/2023 at 17:40
Vero, Paola: grazie di cuore per questo tuo appello, dove si sente, in ogni tua parola, il sub-strato (ed il valore) di una profonda riflessione. Giovani adulti e meno giovani, di ogni età, possono parlare con loro di quel problema (bullismo, anche cyber), sia perché non si esaurisce nell’adolescenza e sia per le inevitabili conseguenze sulla loro formazione e quindi sulla vita delle famiglie. Il rispetto reciproco è la base per un sano sviluppo della libertà, senza può esserci solo sopraffazione e/o violenza.