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Il Pd e il ribaltone delle primarie, quale futuro?

La proposta politica di Elly Schlein deve tradursi in un partito riformista, con una forte identità innovativa che punti, senza incertezze, al governo del Paese

Elly Schlein
Elly Schlein

Il ribaltone del voto precedente dei circoli Pd, verificatosi ai gazebo di domenica 26 febbraio, configura una quasi scissione del partito, tra voto delle primarie e dei circoli, mai successa in precedenza, e può aprire una fase imprevedibile nella sinistra italiana.

A parte la platea dei partecipanti al voto, certamente più ampio dei tradizionali elettori Pd, l’imprevista vittoria di Elly Schlein è stata determinata, in prevalenza, dal voto delle donne e dei giovani del Nord.

Pur trattandosi di una vittoria non travolgente, essa testimonia una diffusa volontà nell’elettorato progressista di cambiare qualità e atteggiamento nell’azione politica all’insegna di una maggiore radicalità e determinazione, che negli ultimi tempi erano rimasti sottotraccia.

Meno precisata è rimasta la linea politica anche se, con riferimento alle posizioni espresse da Schlein nella campagna congressuale, si è data priorità ai problemi del lavoro, dei diritti civili e dell’ambiente.

Ma al di là della enunciazione dei titoli guidare il PD, in questa difficile fase del nostro sistema politico, richiede una precisazione rigorosa circa i caratteri fondamentali del partito e della sua gestione e i capisaldi della linea politica, per superare sul nascere le incertezze dei militanti e le critiche interessate degli avversari.

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Per questo vanno rifiutati i giudizi semplicistici e unilaterali per i quali si sarebbe di fronte alla sinistra finalmente realizzata o, all’opposto a un nuovo partito radicale di massa se non un nuovo comunismo.

Nella realtà, una prima sfida da vincere è quella dell’unità del PD, fondata su una identità condivisa e su una partecipazione comune. Credo perciò sia necessario costruire una gestione comune del partito, tramite una ripartizione degli incarichi effettivamente pluralista, avendo presente che pesa in questi giorni anche una interessata pressione per indurre militanti a lasciare il Pd verso lidi più moderati.

Le prime scelte operate da Schlein manifestano una certa consapevolezza su questa necessità, come la presenza a Crotone per testimoniare l’assurdità della strage di migranti e alla manifestazione antifascista di Firenze. Soprattutto con l’apertura alla piena collaborazione con Bonaccini, anche se non è stato ancora individuato in quale forma concreta. Lungo un vero rapporto unitario si creano anche le condizioni, sia per un progressivo superamento delle correnti interne che per una soluzione di prospettiva del problema delle alleanze.

Venendo alla forma partito, credo sia essenziale la scelta esplicita del carattere riformista del Pd. Il fatto che il termine riformista venga contrapposto a quello di rivoluzionario non significa che esso sia moderato, ma che, in relazione alla complessità dell’organizzazione della nostra società, le riforme costituiscono la via fondamentale per realizzare il cambiamento.

Per questo sono convinto che l’esigenza di forte cambiamento della proposta politica di Elly Schlein, che sta alla base della sua vittoria, ora debba tradursi in un partito riformista, con una forte identità innovativa che punti, senza incertezze, al governo del Paese. Naturalmente il tasso di innovazione dipende dalla qualità della linea politica e dalla sia gestione, che sarà tanto efficace quanto più sarà collegata alla realtà di oggi.

In relazione al dibattito verificatosi fino ad ora, il primo problema da chiarire è l’atteggiamento del Pd sul conflitto russo-ucraino. L’esperienza del primo anno di guerra dimostra chiaramente, da un lato, che la via militare non risolve il problema, ma consente soltanto un conflitto indefinito, con perdita enorme di vite umane, per cui, fermo restando l’invio di armi all’Ucraina necessarie per difendersi, è necessario sviluppare una azione di mobilitazione di base e diplomatica tesa a costruire un percorso di pace  che arrivi alla fine del conflitto.

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Ma partendo dalla triste realtà della diffusione di diverse guerre locali, in gran parte protrattesi per l’assenza di regolazione politica internazionale, sono maturi i tempi per avviare il superamento il vecchio ordine globale, fondato sulla guerra fredda, per costruirne uno nuovo, sulla base di nuovi organismi internazionali democratici, eliminando, ad esempio, il retaggio della fine della Seconda Guerra Mondiale come il Consiglio di sicurezza dell’Onu,

In materia di sviluppo e di lavoro, credo occorra ridare forza e respiro alla crescita economica, fondata su innovazione e aumento della produttività, per creare nuovo lavoro di qualità e più retribuito, e per ridurre il debito pubblico. Su questa materia, per ottenere risultati più concreti è necessario l’impegno delle parti sociali per cui il Pd dovrebbe aprire un confronto con loro per favorire un vero patto sui problemi del lavoro e del welfare.

Sui diritti umani e civili le più urgenti necessità rimangono la realizzazione dello Ius soli e dello Ius scholae sui quali il Pd potrebbe fare una meritevole battaglia identitaria.

Infine sull’ambiente la vera cultura ambientale è fondata sulla consapevolezza che, in questo campo, le innovazioni più radicali vanno definite, programmate e realizzate per tempo con un approccio rigoroso ed esigente, senza tentennamenti sulla semplice base della difesa del presente. In tal senso il comportamento del nostro governo di destra verso l’Ue in materia di case green e di auto elettrica non obbedisce a tali criteri.

Questi mi paiono alcuni primi aspetti per fare del Pd un partito riformista, inclusivo e di sinistra, capace di fare i conti con la realtà e i problemi del Paese, impegnato a costruire una reale alternativa di governo.

Luigi Viviani

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Written By

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

1 Comment

1 Comment

  1. mario allegri

    10/03/2023 at 18:00

    Gentile Senatore, mi permetta una breve osservazione. Quando scrive che il voto che ha promosso la Schlein “configura una quasi scissione del partito, tra voto delle primarie e dei circoli, mai successa in precedenza” dimentica le primarie del 2011, cui ho partecipato dietro fortissime pressioni di alcuni amici, non per scelta mia. Era già chiaro allora che tra circoli – occupati militarmente, come la segreteria nell’interesse di quattro individui – e possibili elettori democratici si era creato quel fossato che poi è andato precipitosamente allargando, sino alle vergognose disfatte successive.

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