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Vangelo

Solo diventando umani si può accedere all’esperienza del divino

L’indifferenza di fronte alle tragedie di questi tempi impedisce la visione degli aspetti positivi che ci circondano

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Una pagina difficile, ma ricca di significati.
C’è un momento in cui i discepoli comprendono che quell’uomo Gesù è veramente il Messia, il Figlio di Dio. E da allora la loro vita cambia, si trasfigura.
Che cosa è avvenuto non lo sapremo mai. Perché il racconto non è una cronaca dei fatti, ma una costruzione teologica.

Qual è allora il messaggio che ci vuole dare?
Gesù ci fa una proposta di vita: ci invita a diventare umani per fare esperienza del divino. Per realizzare questo ci indica la strada delle Beatitudini. Un cammino di umanizzazione per riscoprire la bellezza che è seminata in ognuno di noi.
Oggi lo stesso invito è rivolto a noi. Anche noi come i discepoli di Gesù dobbiamo imparare a “trasfigurare” la nostra vita. Che cosa vuol dire?

Credere nel Vangelo, avere fede, vuol dire scoprire il miracolo della vita.
Imparare quanto è unico e straordinario poter amare, stare insieme, abbracciare, donare, ricevere, accogliere.
Credere è scegliere di vivere con lo stupore e la meraviglia di chi sa cogliere il divino nell’umano. E di chi sa trasformare ciò che è umano in divino.

Ma per intuire il mistero della vita e di Dio, bisogna fare la fatica di “salire”.
Bisogna uscire da noi stessi. Svestirci del nostro “io”. Uscire dal caos della quotidianità. Aprire i nostri piccoli orizzonti. Scoprire che l’altro è un dono non un peso. Non rassegnarsi mai. Imparare a contemplare la natura. Meditare. Fare silenzio. Leggere. Pensare. E questo non è sempre facile.

Nella vita, tutti abbiamo avuto dei momenti particolari di serenità e di felicità. Tutti e tutte abbiamo sperimentato il nostro monte Tabor.
Ma purtroppo nella vita ci sono anche tanti momenti difficili. Chi di noi non è stato tentato di voltarsi dall’altra parte. C’è sempre il pericolo di autogiustificarsi dicendo: ma che cosa ci posso fare io?
È proprio in questi momenti che occorre il coraggio di “scendere” dal monte del nostro egoismo. Di sporcarsi le mani nelle vicende della vita quotidiana. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle continue tragedie che accadono nel Mediterraneo. Non possiamo tacere di fronte al dramma della guerra in Ucraina.
La Pandemia ci ha insegnato che non ci si salva da soli, ma insieme.

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Il Vangelo ci dice che dobbiamo imparare ad “allenare lo sguardo” per intravvedere il divino, il positivo, che c’è attorno a noi.
Pensiamo a quante cose facciamo in un giorno. Quante persone incontriamo. Quanti fatti accadono.
Sicuramente ognuno di noi ha fatto e fa continuamente piccole esperienze di “trasfigurazione”: può essere l’incontro con una persona speciale, un fatto che ti fa riflettere, una malattia che ti mette in crisi, un libro che ti affascina, un film che ti coinvolge, una morte che ti costringe a pensare.

Posso vivere la mia giornata nell’indifferenza e nella banalità. Ma posso anche imparare a guardare tutto con lo stupore e la meraviglia di chi sa cogliere il divino nell’umano: la bellezza di un fiore, la profondità di uno sguardo, il calore di un abbraccio. È questo che ci permette di trasformare l’umano in divino.

Anche l’Eucarestia, che ogni domenica insieme celebriamo, possiamo considerarla la nostra piccola esperienza settimanale di “trasfigurazione”. Il venire qui è il nostro simbolico salire sul monte. È qui che attraverso la Parola (Mosè, Elia, il Vangelo) e il Pane facciamo esperienza di preghiera, ci incontriamo con Dio.
Anche noi spesso, come i discepoli, siamo tentati di dire: «è bello stare qui».
Ma Gesù ci invita a ritornare nella vita per imparare a trasfigurarla. A capire che il Vangelo non è la religione del sacrificio e della penitenza che “sfigura i volti”, ma l’esperienza che “trasfigura i volti” perché rende la vita più umana.

Don Roberto Vinco
Domenica 5 marzo 2023

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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