Il problema della mobilità a Verona chiede soluzioni urgenti e razionali. A settembre di ogni anno si ripetono le notizie di disagi degli studenti che utilizzano il trasporto pubblico per raggiungere gli istituti superiori in provincia e città. È chiaro ormai a tutti che il sistema non regge più, soprattutto per le linee che dalla provincia si recano verso la città. Se da un lato Atv corre ai ripari cercando di rivedere gli orari è altrettanto chiaro che servono interventi più strutturali.
Governo e Regione Veneto da tempo hanno individuato gli obiettivi prioritari che si dovranno raggiungere con i Piani della mobilità sostenibile, dal miglioramento dei servizi di Trasporto pubblico locale (TPL) al miglioramento della qualità dell’aria. Per raggiungere tali obiettivi è necessario da qui al 2030 far scendere la quota di spostamenti con l’auto in città sotto la soglia del 50%. Di fronte a questi ambiziosi obiettivi Verona cosa può fare?
Il potenziamento del trasporto pubblico cittadino passa dalla realizzazione del filobus il quale contribuirà certamente alla riduzione dell’inquinamento rumoroso e dell’aria, ma non aiuterà di certo ad aumentare la capacità di carico visto si tratta di un mezzo di 18 metri (equivalente agli attuali autobus doppi). Aumentare ulteriormente i mezzi non sembra una strada percorribile visto le numerose code che si formano ogni mattina nelle principali arterie di ingresso alla città.

Le linee ferroviarie che potrebbero essere utilizzate al posto di auto e bus dalla e per la provincia di Verona
Una strada da esplorare potrebbe essere quella di sfruttare maggiormente le linee ferroviarie superando il dualismo tra il sistema ferroviario e il trasporto pubblico locale su gomma. Verona gode infatti di un‘importante rete ferroviaria per nulla utilizzata come sistema ferroviario metropolitano.
In questa ottica le linee ferroviarie che attraversano la nostra provincia potrebbero essere integrate con il TPL su gomma. Sostituire progressivamente le linee provinciali “portanti” su gomma con le linee del Servizio ferroviario metropolitano (SFM) a maggior capacità (e con la possibilità di trasporto biciclette) comporterebbe la riorganizzazione dell’intera rete di trasporto pubblico che si baserà tra rete portante (SFM e Filobus) e rete automobilistica secondaria urbana ed extraurbana.
Questo significa che si dovrà agire sia sul fronte del potenziamento infrastrutturale sia su quello tecnologico. A partire dalla rete esistente – ad esempio – è possibile creare 4 linee ferroviarie metropolitane con una frequenza di almeno 30 minuti (M1 Domegliara – Verona PV, M2 Peschiera – San Bonifacio, M3 Villafranca – Verona PV, M4 Legnago – Verona PV). Ciò richiederà la realizzazione di interventi strumentali (potenziamento materiale rotabile) e infrastrutturali (ipotizzando 6 nuove stazioni urbane oltre alle 14 già esistenti e alle 7 da riattivare).
Quanto ipotizzato implica poi lavorare sui nodi di interscambio auto – ferro o di interscambio su gomma tra linee portanti e linee secondarie favorendo progetti di rigenerazione urbana capaci di offrire parcheggi scambiatori e servizi per i cittadini di car e bike sharing, velostazioni, info point.
Infine, per rendere effettiva la creazione di un unico trasporto pubblico metropolitano si dovrà lavorare per istituire il biglietto unico metropolitano che permetterà con un solo titolo di viaggio, biglietto o abbonamento che sia, di poter scegliere indifferentemente il bus urbano, quello extraurbano e il treno metropolitano, con un notevole risparmio da parte dei cittadini, oltre che una maggiore efficienza del trasporto.
La riorganizzazione del trasporto basato su questi presupposti potrebbe servire 17 comuni della provincia e ben il 55% della popolazione provinciale (pari a più di 500.000 abitanti). Una prospettiva a cui Verona non può più rinunciare se vuole davvero diventare una città più europea, verde e ricca di opportunità.
Giulio Saturni
Urbanista

