Riguardo la mobilità i dati Istat ci dicono che nel veronese sono circolanti 676 auto ogni 1.000 abitanti. Nel Veneto la media è di 660 ed in Italia 674 (dati 2021). Poche? Tante? Sicuramente pensiamo che siano troppe quando procediamo come lumache per le strade cittadine dentro le nostre scatole di lamiera. Troppe anche rispetto ai superamenti delle polveri sottili PM10 che si depositano silenziose nei nostri polmoni. Ma in Europa come si posiziona l’Italia?

Eurostat – auto circolanti ogni 1000 abitanti.
Questo grafico, tratto da dati Eurostat, che mostra il livello di motorizzazione nei principali Paesi europei, è preoccupante per due motivi. Il primo perché l’Italia (Lussemburgo a parte) ha purtroppo il più elevato rapporto di auto circolanti per abitante, il secondo perché la tendenza degli ultimi anni (non solo in Italia) è verso un costante aumento dei mezzi motorizzati. Dal 2014 al 2020 il numero di auto ogni 1000 abitanti è passato in Italia da 610 a 670.
E con la mobilità ciclistica come siamo messi? A Verona FIAB da 18 anni misura i passaggi di ciclisti in un giorno della settimana di settembre (durante la Settimana europea della Mobilità) presso i principali varchi di ingresso in città ed i ponti. Pur trattandosi di contabilizzazioni flash, che non hanno la pretesa della scientificità, tuttavia in virtù della continuità statistica e di alcuni accorgimenti tecnici, i dati raccolti offrono una panoramica sulle tendenze generali degli spostamenti in bicicletta dei veronesi.

FIAB – Passaggi ai varchi cittadini.
Anche questi dati però non sono confortanti. La bicicletta non sembra essere molto diffusa per i normali spostamenti cittadini e soprattutto la tendenza non appare in crescita ma semmai in frenata. Dopo 18 anni di misurazioni il ciclismo come forma di mobilità cittadina non sfonda, e sembra contare più o meno sempre sugli stessi appassionati, ed eroici, ciclisti.
Eppure tutti abbiamo una bicicletta in garage, magari più d’una, e ci piace nei fine settimana pedalare lungo le ciclabili che uscendo dalla città corrono lungo i canali, la campagna o le alzaie dell’Adige. Il cicloturismo abbonda nei giorni festivi, ma il lunedì mattina, per andare al lavoro o per le incombenze quotidiane, la scelta ricade puntualmente sull’auto.
Le nostre città però non sono adatte ad un massiccio assedio delle auto private. A Verona il centro storico è di epoca romana, la immediata periferia è di struttura medievale, mentre i quartieri periferici sono frutto di una urbanistica a volte improvvisata degli anni ’50 e ’60. Tutti periodi in cui le auto o non c’erano o erano in numero assai limitato. Sono bastati un paio di decenni di motorizzazione sfrenata a trasformare i nostri centri urbani in camere a gas per il soffocante scarico di fumi delle auto, e pure in un ininterrotto garage a cielo aperto per il loro impressionante ingombro sulle strade.
Serve trovare un nuovo equilibrio fra le diverse forme di mobilità a Verona, che deve necessariamente comportare una graduale riduzione del numero di auto in circolazione, per dare maggiore spazio ai mezzi pubblici ed alla mobilità dolce ciclistica e pedonale. A tale scopo servono progetti ragionati e concreti di medio e lungo periodo, dove l’obiettivo deve essere l’integrazione fra i diversi mezzi di trasporto urbani.
Una spinta in tal senso potrà venire dal progetto filobus che pare finalmente riavviarsi. La necessaria rimodellazione delle linee cittadine del filobus, dovrà però diventare una occasione per incentivare l’utilizzo del mezzo pubblico.
Un’altra grande opportunità viene dalla sempre maggiore diffusione dei monopattini elettrici e soprattutto delle biciclette elettriche, che grazie alla pedalata assistita consentono di muoversi agevolmente su distanze maggiori e con molta meno fatica.
La mobilità a Verona può veramente fare dei grandi passi avanti nei prossimi anni, purché filobus, piste ciclabili e crescita della ciclabilità siano gestiti in modo coordinato, per non diventare ancora una volta occasioni sprecate.
Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

Eugenio Mantovani
11/02/2023 at 18:08
Un buon articolo. Da ciclista, vorrei fare 4 considerazioni :
1. Sicurezza: La gente non va in bici perché ha paura di farsi male o di essere tirata sotto. Le piste ciclabili o sono malridotte o sono inesistenti. Idem dicasi per marciapiedi e pedoni.
2. Poca cultura: L’auto é uno status symbol. La bicicletta é da pezzente. In questo siamo molto simili ai maghrebini (senza offesa per gli amici maghrebini, ma é quel che é).
3. Debolezza: Fa freddo, fa caldo; piove, mi bagno; c’e il sole, sudo; c’e il vento, fatica; c’é buio, paura. Siamo diventati fiacchi, imbelli, senza virilità. La prospettiva della pur minima fatica ci abbatte.
4. Illusi sognatori. L’affermazione che il filobus favorirà le bici e la mobilità sostenibile é priva di qualsiasi fondamento, evidenza, dati, studi. É un (altro) atto di fede collettivo che che ci ripetiamo sperando che, così facendo, diventi vero.
Claudio Toffalini
12/02/2023 at 14:20
Concordo sulle tue considerazioni. Sul punto 4 vorrei precisare che scopo del filobus non è tanto favorire la mobilità ciclistica, quanto diminuire la circolazione delle auto in città.
Gianni Falcone
09/02/2023 at 11:24
Non dimentichiamo la mobilità pedonale (probabilmente la più numerosa) continuamente scoraggiata dalle condizioni dei marciapiedi, ostacoli e barriere varie, nonché assediata dall’inquinamento atmosferico.
Eppure facilitare gli spostamenti a piedi in un ambiente sicuro sotto tutti gli aspetti gioverebbe alla salute generale nonché a una maggiore conoscenza della città, ormai più attraversata che vissuta.