La Cinta delle Mura Magistrali di Verona, per la quale nel 2000 la città è stata eletta a Patrimonio dell’Umanità, costituisce uno splendido complesso monumentale tra i meglio conservati d’Europa dove si possono ammirare le opere prodotte, a partire dal primo Trecento, dai più famosi fortificatori europei: dai maestri murari scaligeri, a Michele Sanmicheli, fino all’austriaco Franz von Scholl.
La Cinta Magistrale, con un perimetro di 8,5 chilometri oltre che uno straordinario anello di connessione tra la città antica e gli altri quartieri, oggi costituisce la maggiore riserva di spazi verdi della città con una superficie complessiva di 95 Ha.
Anche se molto è stato fatto per togliere dal degrado le Mura, specie con interventi di associazioni di volontariato come Legambiente, tuttavia questa straordinaria opera soffre ancora per l’insediamento incongruo e disordinato di svariati impianti sportivi, parcheggi e strade di intenso traffico.

Parcheggio di Porta Palio
Alcuni di questi spazi risultano non risolti dal lato urbanistico mentre altri versano in situazioni di deciso abbandono e non favoriscono certo la percezione di questo straordinario complesso monumentale.
Eppure molti di questi spazi, con interventi mirati potrebbero essere migliorati notevolmente intervenendo sulla situazione ambientale. Ad esempio con la messa a dimora di nuovi alberi si potrebbero ottenere diversi risultati:
1) incrementare il patrimonio vegetale che procura numerosi benefici ecosistemici (in primis la mitigazione delle temperature estive, e l’assorbimento della co2);
2) ridare continuità paesaggistica all’anello verde delle Mura che in diversi tratti risulta frammentata. In questo modo il Parco delle Mura avrebbe un senso compiuto;
3) migliorare alcune situazioni di degrado come ad esempio nei parcheggi.
Ai fini della messa a dimora degli alberi la Cinta Magistrale è stata qui divisa in tre ambiti aventi caratteristiche ambientali simili:
a) Il primo comprende due tratte: una si trova nel tratto di mura compreso tra il Bastione di Spagna e il Bastione di San Francesco; l’altra consiste nel tratto lungo il sentiero panoramico di Castel San Felice (le più note Torricelle). Lungo i percorsi ciclabili o pedonali esistenti ci sono ampi spazi prativi dove è possibile mettere a dimora alberi direttamente in piena terra senza particolari strutture di supporto. C’è lo spazio per circa 200 alberi.
b) Il secondo ambito è quello relativo ai parcheggi realizzati diversi anni fa senza alcun progetto organico di inserimento. Lande desolate di asfalto (quelli in prossimità di Porta Palio e di Via Città di Nimes) o di terra battuta cosparsa di buche (quello di Via Madonna del Terraglio) che fanno a pugni con la vicinanza della Cinta Magistrale. L’inserimento di alberi in questi contesti avrebbe lo scopo di mitigare la pesante presenza delle automobili e di ridurre l’effetto ‘bolla di calore’ estivo. Previa formazione di un minimo di strutture atte ad accoglierli, in questi parcheggi potrebbero essere messi a dimora almeno 250 alberi
c) Il terzo ambito riguarda i lungadige. La Cinta Magistrale nelle diverse epoche storiche è stata attestata sull’Adige, il quale è stato così assunto come barriera naturale diventando parte integrante della linea difensiva. Pertanto la riva sinistra del fiume, dal Bastione di Spagna (Ponte Catena ) al Bastione di S. Giorgio (Ponte Garibaldi), costituisce a tutti gli effetti il completamento dell’anello fortificatorio, oltre che un eccellente affaccio sul fiume.

Percorso ciclopedonale di via Colombo
Tuttavia questo tratto urbano dell’Adige non viene percepito nella sua potenzialità paesaggistica ma anzi, negli anni è stato squalificato a mera arteria stradale automobilistica dove lo spazio per il transito pedonale è minimo e quello ciclabile risulta non protetto e quindi assai pericoloso.
Ebbene oggi i cittadini di Verona e i visitatori sempre più numerosi della città meritano che questo tratto di fiume venga rivisitato creando un vero percorso ciclo-pedonale alberato continuo cosi da chiudere l’anello della Cinta Magistrale, che verrebbe così allungato di circa 1.400 metri.
In questo percorso potrebbero essere inseriti altri 150 alberi. Ovviamente verrebbe ridimensionata l’area dedicata alle automobili, le quali occupano attualmente l’80% dello spazio viabile complessivo urbano senza che i benefici siano proporzionati a tale ingombro.
Ritengo che questo cambio di utilizzo dei lungadige a favore di una mobilità più sostenibile andrebbe sicuramente a vantaggio dei cittadini, del paesaggio e della bellezza.
L’inserimento di tutte queste nuove alberature nel programma delle piantumazioni dell’Amministrazione Comunale può essere il modo migliore per iniziare a prendere iniziative concrete per migliorare la pessima qualità dell’aria a Verona e occuparsi del Piano del Verde di cui la città ha un enorme bisogno.
Alberto Ballestriero
VeronaPolis
Elaborazioni grafiche di Sofia

Lungadige Matteotti

Alberto Ballestriero. La campagna e il paesaggio sono una presenza costante nella sua vita. Ha lavorato come funzionario nella gestione di canali e opere agrarie presso uno dei più importanti Consorzi di Bonifica del Veneto. Dopo la qualifica nel settore del verde progetta parchi e giardini, alcuni dei quali pubblicati. È socio dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Per diversi anni è stato responsabile del settore verde urbano della sezione veronese di Italia Nostra. Ha pubblicato il libro “Confini Connessioni Scenari – divagazioni di un giardiniere sul paesaggio”. È socio fondatore dell’Osservatorio territoriale VeronaPolis. ballestriero@gmail.com
