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Cultura

L’Arena, storia di un anfiteatro che chiede più rispetto

Per troppi mesi all’anno il monumento è nascosto e svilito da scenografie ingombranti, impalcature, ponteggi, gru e macchinari vari e non di rado le antiche strutture subiscono offese anche gravi

La stella accanto all'Arena di Verona (foto gm)
Piazza Bra, Verona (foto gm)

Da decenni l’Arena di Verona è utilizzata per ogni manifestazione che possa portare turisti alla città e quindi soldi. Anche la stella, progettata dal compianto architetto Rinaldo Olivieri, installata nel 1984 in occasione dell’inaugurazione della Rassegna dei Presepi in Arena, è diventata una tradizione che si ripete ogni anno durante le festività natalizie e che attira veronesi e turisti.

Si tratta di una struttura che con l’antico anfiteatro non ha nulla da spartire, anzi, lo relega ad umile supporto della stella stessa. Per troppi mesi all’anno l’Arena è nascosta e svilita da scenografie ingombranti, impalcature, ponteggi, gru e macchinari vari e non di rado le antiche strutture subiscono offese anche gravi.

Arena scenografie

Lo scorso aprile, il braccio di una gru aveva distrutto parte del parapetto in pietra del palco reale ed ora sono stati danneggiati alcuni gradoni per il violento impatto con la base della stella durante le operazioni di rimozione.

Troppo frequentemente il nostro antico anfiteatro è considerato un semplice contenitore, adatto ad ogni manifestazione, quando invece andrebbe tutelato e utilizzato con il rispetto che merita un monumento di grande valore. Certi eventi insultano e violentano l’Arena e quindi la storia millenaria della nostra città.

Il dibattito su come conservare l’Arena è molto antico. L’anfiteatro, pare essere stato realizzato alla metà del I secolo e fu un elemento importante delle opere di monumentalizzazione attuate nella nostra città nel primo periodo imperiale.

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Nel 265 l’imperatore Gallieno, durante la ristrutturazione delle mura, incluse l’Arena all’interno della cinta fortificata. Non è certo che l’anfiteatro abbia ospitato il martirio di cristiani, anche se Scipione Maffei ipotizza che, nel 304, fossero stati giustiziati Fermo e Rustico. Certamente fu utilizzato per gli incontri gladiatori, per le naumachie e per lotte con e tra animali.

Teodorico fece organizzare alcuni spettacoli in Arena e la depredò di materiale lapideo che utilizzò per le sue fortificazioni.

Durante i secoli, l’anfiteatro subì parecchi danni, sia ad opera dell’uomo, che ne usufruì come cava per recuperare i materiali da costruzione, che dalla natura, con inondazioni e terremoti, tra cui quello del 1117 che provocò il crollo di parte dell’anello esterno.

Durante la signoria scaligera, nell’Arena furono organizzate le cosiddette “lotte giudiziarie” per risolvere i processi; i contendenti potevano avvalersi di lottatori professionisti.

Nel 1278, Alberto I della Scala fece ardere vivi all’interno dell’Arena circa 200 eretici patarini su pressione del papa Nicolò IV, che così tolse la scomunica alla città. Sempre in quel periodo, si decretò che le prostitute avrebbero dovuto vivere solo negli arcovoli dell’anfiteatro, mentre l’interno e la cavea furono chiusi.

La stella accanto all'Arena di Verona (foto gm)

La stella accanto all’Arena di Verona (foto gm)

Tra il 1400 e il 1500, studiosi, letterati e artisti iniziano ad interessarsi al monumento ed alla sua conservazione. Giovanni Maria Falconetto e Fra Giovanni da Verona, due artisti e architetti, capirono l’importanza culturale e costruttiva dell’Arena. Gli stessi Giovanni Caroto, Sebastiano Serlio, Antonio da Sangallo il giovane, Baldassarre Peruzzi e Andrea Palladio, si adoperarono per garantire la tutela dell’antico monumento. In quegli anni vennero eseguiti restauri sistematici per consentire ai visitatori di percepire la reale funzione per cui era stata costruita l’Arena.

Nel 1568 furono finanziati i lavori per la ricostruzione delle gradinate e la riparazione dei vari guasti prodotti negli anni. Nel 1590, nonostante fosse ancora in vigore l’ordinanza di tenere chiusa la cavea, si tenne la prima giostra all’interno dell’Arena. Nel Seicento, gli arcovoli ospitavano botteghe, laboratori artigianali, osterie ed anche abitazioni.

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Nel XVIII secolo il marchese Scipione Maffei, assieme all’ingegnere e architetto Saverio Avesani, si occupò con successo degli studi e dei restauri dell’anfiteatro. In quegli anni, Verona ospitò molti stranieri che si occupavano della romanità e l’Arena rappresentava un monumento molto importante.

Dopo la morte di Maffei (1755), l’architetto Adriano Cristofali continuò ad occuparsi della salvaguardia dell’anfiteatro. Nei primi anni del 1800, l’Accademia di Agricoltura Commercio e Arti, fu incaricata dal Governo della città a risolvere il problema delle infiltrazioni dell’acqua dalla cavea. Gli studi durarono circa trent’anni, ma riuscirono a scoprire i materiali ed i metodi più adatti per il restauro e la manutenzione dell’Arena. Gli architetti Bartolomeo Giuliari, Luigi Trezza, Giuseppe Barbieri, Saverio Dalla Rosa e Gaetano Pinali, parteciparono attivamente al restauro e alla manutenzione dell’antico monumento.

Sempre in quegli anni fu recuperato l’antico livello dell’Arena, che venne ripulita dalle strutture e dalle funzioni considerate incoerenti con il monumento, quali abitazioni e negozi. L’anfiteatro assunse un ruolo centrale nella composizione della piazza, caratterizzata dal seicentesco palazzo della Gran Guardia e dal recente Ospedale della Misericordia. Nel 1873, furono demoliti gli edifici che circondavano l’Arena, operazione che permise una sua corretta percezione spaziale.

Nell’Ottocento vennero organizzate nella cavea gare di equitazione e velocipedistiche, ascensioni con gli aerostati, esercizi ginnici, spettacoli teatrali e giochi di società.

Nel 1913 iniziò il festival lirico all’interno dell’anfiteatro.

Durante la seconda guerra mondiale, il Soprintendente Piero Gazzola protesse dai bombardamenti l’ala esterna con dei contrafforti provvisori. Alla fine del conflitto, tra il 1953 e il 1956, vennero tolti i contrafforti e l’ala fu consolidata attraverso l’inserimento di cavi d’acciaio in fori praticati dall’alto e poi riempiti con cemento liquido a pressione.

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Nel 1955 vennero sostituiti i cancelli in legno con altri in ferro e, dal 1957 al 1959, le scale interne furono restaurate e venne realizzata in ciottoli la pavimentazione degli arcovoli, ristrutturati e liberati dalle strutture non originali.

Con il successo dell’antico anfiteatro quale contenitore di spettacoli, l’antico monumento fu sottoposto a manomissioni e violenze per adattarlo alle nuove e redditizie funzioni. Le dure prese di posizione dell’ingegnere Alessandro Da Lisca prima e dell’architetto Piero Gazzola poi, contro la svalutazione dell’Arena, trasformata in un avvilente scenografia per i più disparati eventi, proseguono anche ai giorni nostri. Purtroppo, gli interessi economici stavano e stanno prevalendo su quelli culturali e conservativi.

Giorgio Massignan

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Written By

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

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