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Interviste

Studi Veronesi, raccontare Verona con passione e competenza

INTERVISTA – Andrea Brugnoli: «Dal 2016 pubblichiamo ricerche documentate sulla tradizione del territorio scaligero, disponibili in forma gratuita»

Interrato dell'Acqua Morta, Verona
Interrato dell'Acqua Morta, Verona

Studi Veronesi è una collana che dal 2016 pubblica ricerche storiche documentate sulla tradizione del territorio scaligero, che si possono leggere gratuitamente online. Dell’ultimo volume della collana sarà presto disponibile anche la versione stampata (Gianni Bussinelli Editore) che contiene contributi sull’identità veronese, dalle origini del Carnevale a riferimenti su Giulietta e Romeo. «Siamo cittadini che studiano per i propri concittadini» afferma Andrea Brugnoli, storico e ideatore di Studi Veronesi, che abbiamo intervistato.

Andrea Brugnoli

Andrea Brugnoli

– Brugnoli, quali sono i valori fondanti che caratterizzano Studi Veronesi?
Brugnoli. «L’iniziativa nasce dalla volontà di fornire uno strumento aggiornato su cui i veronesi potessero fruire ricerche locali, visto che l’Università è focalizzata più sul piano nazionale e internazionale. Nostro principio guida è l’open access: chiunque può prendere e utilizzare i materiali che pubblichiamo, in linea con l’idea che i beni culturali siano prima di tutto dei cittadini».

– Nell’ultima edizione della vostra collana Claudio Bismara parla del carnevale veronese. Emerge qualcosa di nuovo?
Brugnoli. «L’obiettivo della nostra collana è sempre quello di proporre saggi e ricerche storiche originali. Nel caso del carnevale, Bismara ha portato alla luce una serie di dati relativi alle spese per la distribuzione di gnocchi e farina, datando l’origine di quest’usanza nel 1500».

– Cosa c’è da riscoprire ed eventualmente riproporre nella tradizione carnevalesca di Verona?
Brugnoli. «I luoghi originari, come Piazza dei Signori: da qui partiva il corteo, ma nel 2022 è stato impedito al comitato del Bacanal del Gnoco di farci gli gnocchi. E anche la gastronomia tradizionale: agli albori lo gnocco era di sola farina».

– Bismara cita anche il primo carnevalesco incontro tra Giulietta e Romeo. Ma i due innamorati fanno davvero parte dell’identità veronese?

Brugnoli. «Profondamente. Verona ha fatto suo il mito di Romeo e Giulietta molto prima di Shakespeare: Girolamo Dalla Corte, autore della prima storia ufficiale di Verona a metà 500, dedica tre pagine alla vicenda, affermando che suo zio, il nobile filo-veneziano Gherardo Boldieri, gli ha anche mostrato la tomba di Giulietta. Questo dimostra come l’élite veronese abbia accolto e fatto propria la vicenda raccontata originariamente da Luigi da Porto, includendola a tutti gli effetti nella propria storia».

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– A proposito di identità veronese, ha ancora senso parlarne nel mondo globalizzato del 2023?

Brugnoli. «Certo. Il problema è che il tema identitario è stato rovinato dalla politica, la quale, soprattutto negli ultimi trent’anni, ha reso le tradizioni locali un becero strumento di propaganda. Ma la valorizzazione dell’identità, intesa come consapevolezza della propria storia, è fondamentale per i cittadini e può portare risultati anche in termini turistici».

– Lei ha fatto parte della commissione toponomastica del Comune di Verona sotto l’Amministrazione Sboarina…

Brugnoli. «È un’esperienza che mi ha permesso di toccare con mano come sia possibile promuovere un certo tipo di narrazione della storia per sedimentare nella città un preciso immaginario politico. Una vicenda significativa in questo senso è stata la proposta di intitolare una via a Giorgio Almirante, a cui mi sono opposto».

– Altri esempi?

Brugnoli. «L’apposizione della targa in onore della fondazione delle brigate gialloblù a Borgo Venezia. In primis, è un falso storico, perché nascono a San Bernardino con una connotazione di sinistra, essendo ispirate alle brigate rivoluzionarie cubane. E poi la proposta era stata presentata da Ultimo bastione, un’associazione di matrice nazista. L’ex sindaco Sboarina l’ha accolta subito per ragioni elettorali».

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– Questioni toponomastiche riguardano anche lungadige Pasetto e piazzale Cadorna…

Brugnoli. «Su Pasetto qualcuno dovrebbe dirmi quali meriti ha avuto a Verona per l’intitolazione di un lungadige. Per quanto riguarda Cadorna, nel momento in cui gli è stato dedicato il piazzale, una ragione c’era. Esiste una stratificazione storica nei nomi delle vie cittadine che non può essere intaccata».

– Tornando all’ultima edizione di Studi Veronesi, un pezzo è dedicato a Francesco Carandini, prefetto di Verona tra il “biennio rosso” e l’avvento del fascismo. Perché è importante ricordarlo?

Brugnoli. «Nella nostra collana ci piace ospitare anche quei personaggi rimasti un po’ dimenticati. Carandini è una figura interessante in quanto personalità del mondo liberale antifascista che si trova a governare in un periodo in cui le istituzioni a livello nazionale latitano: quello della marcia su Roma e degli assalti fascisti alla Prefettura di Verona».

– Prima parlava dell’Università. Quale dovrebbe essere il suo ruolo all’interno del contesto locale?

Brugnoli. «Noto un certo scollamento tra il mondo universitario e le attività di ricerca sul territorio condotte in maniera indipendente da quello che potremmo chiamare il ceto medio dei beni culturali. L’Università dovrebbe formare e seguire questo livello della cultura, altrimenti rischiano di trovare spazio anche ciarlatani non qualificati: in molti sono già emersi. Uno degli scopi di Studi Veronesi, nel suo piccolo, è proprio quello di ridurre l’inaridimento culturale a cui stiamo assistendo al di fuori dell’Università».

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– Quali sono i rapporti di Studi Veronesi con il Comune e con le istituzioni culturali locali?

Brugnoli. «Non abbiamo mai cercato finanziamenti di nessun tipo, perciò non disponiamo di contatti particolari o di rapporti strutturati. Chi partecipa alla nostra collana lo fa liberamente, in maniera volontaria: siamo aperti a chiunque voglia esporre delle ricerche scientificamente valide».

– Come si può ampliare l’interesse, soprattutto giovanile, attorno a un’iniziativa del genere?

Brugnoli. «Nel mondo degli studi storici si evidenzia un invecchiamento generale. Credo che le ragioni siano strutturali: oggi un giovane, che si è appena laureato, si scontra con una certa precarietà e fatica a dedicarsi ad attività di ricerca per il solo diletto. In questo senso gli enti locali legati all’economia e all’industria dovrebbero riconoscere il valore di certe iniziative e supportarle, in modo da renderle anche economicamente appetibili. A Verona però non succede quasi mai».

– Progetti per il futuro legati alla collana?

Brugnoli. «Continuare a raccontare Verona ai veronesi con la passione, il divertimento e la libertà che ci ha sempre contraddistinto».

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Gregorio Maroso

Written By

Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com

1 Comment

1 Comment

  1. Marcello Toffalini

    23/01/2023 at 10:56

    Grazie Gregorio per questa intervista ad Andrea Brugnoli: nei fatti ti stai proponendo proprio come un cittadino che si dà da fare per i concittadini, in modo libero e documentato. La foto dell’Interrato dell’acqua morta parla molto di Verona e della sua storia ed avvalora non solo l’impresa di Studi Veronesi ma anche quella di Verona-In, per cui lavori.

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