INTERVISTA – Modus è uno spazio culturale indipendente, fiorito nel 2018 in un fatiscente edificio in piazza Orti di Spagna a Verona. A fondarlo, dopo aver peregrinato dal 2003 con la compagnia Teatro Impiria per ogni contesto teatrale di Verona e provincia, la perseveranza di Andrea Castelletti, attore, regista, direttore artistico e giornalista che, come racconta, non si riconosceva nella rassegna comunale “Teatro nei Cortili” e cercava un palcoscenico autonomo in cui esibirsi con «continuità e stabilità».

Andrea Castelletti.
Oggi l’attività di Modus è scandita soprattutto dagli spettacoli di due compagnie, la stessa Teatro Impiria e Orti Erranti, ma non si limita solo al teatro: anche cinema, danza, musica, conferenze, letture e corsi di formazione sono voci ricorrenti nelle locandine affisse al di fuori del centro culturale.
Per capire più a fondo il funzionamento di questa realtà abbiamo intervistato il fondatore.
– Castelletti, com’è gestire una realtà indipendente come la vostra a Verona?
Castelletti. «Una sfida non facile, soprattutto perché non abbiamo mai puntato a entrare nel Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), né a realizzare un teatro assistito dall’Amministrazione comunale. Il nostro approccio è quello dell’autofinanziamento attraverso la creazione di una comunità di spettatori, che ci sostiene ed è culturalmente responsabile del proprio territorio. Gli assessori e le entità politiche cambiano, mentre il pubblico rimane».
– Funziona?
Castelletti. «I numeri ci danno ragione. La risposta di pubblico è considerevole, anche perché all’anno proponiamo, in media, 4 esibizioni a settimana: pur non facendo il tutto esaurito ogni sera, raggiungiamo tra gli 8000 e i 9000 spettatori a stagione, che sono cifre da grandi teatri».
– Mettere in scena uno spettacolo ha però i suoi costi…
Castelletti. «Generalmente ospitare uno spettacolo costa più dell’incasso. Ma quando in scena vanno le nostre compagnie le spese si riducono notevolmente e, attraverso le repliche, riusciamo a creare un surplus di guadagno, che si aggiunge ai contributi degli sponsor».
– A livello di bilancio come state?
Castelletti. «Il nostro è una sorta di piccolo miracolo: seppur siamo molto tirati, riusciamo comunque a portare avanti i nostri progetti».
– Ma qualche rapporto con il Comune lo avete?
Castelletti. «Certo. Con l’Amministrazione precedente abbiamo lavorato molto già da prima che Modus nascesse, quando portavamo in giro i nostri spettacoli con Teatro Impiria. Inoltre, l’ex assessora alla Cultura Francesca Briani ha sempre riservato particolare attenzione alla nostra realtà».
– E con l’attuale?
Castelletti. «Anche con l’Amministrazione Tommasi i rapporti sono ottimi. È composta, a differenza della precedente, da persone che non vengono strettamente dal mondo della politica e, in larga parte, frequentavano già Modus. In più, ha avuto il merito di dare continuità ai progetti già in corso: per esempio, la nostra rassegna “Tu Donna”, appoggiata dall’ex assessora Briani nel 2018, è stata supportata ugualmente».
– Quale proposta culturale si sente di avanzare all’assessora al Turismo e alla Cultura Marta Ugolini?
Castelletti. «Nella nostra tradizione, durante il Carnevale il teatro emergeva come protagonista indiscusso. Sarebbe bello se, in questo periodo, si organizzasse una festa dei teatri, anche per le strade, coinvolgendo tutte le realtà del settore. Avrebbe un peso culturale ben più significativo rispetto ad altre iniziative più o meno turistiche inventate dal nulla, come Verona in Love».

tanze – Compagnia Sisina Augusta
– Cultura e turismo, due aspetti che a volte rischiano di entrare in conflitto…
Castelletti. «Considerare la cultura come ancella del turismo è un errore. Verona non ha bisogno di attivare il turismo, perché il binomio lago-centro cittadino lo fa già in maniera importante. È vero che alcuni aspetti andrebbero valorizzati meglio, ma gli investimenti culturali vanno pensati su misura per i veronesi. Invece la proposta di Verona è quasi totalmente sbilanciata a favore della cultura fruita».
– Che cosa intende?
Castelletti. «Con cultura fruita intendo gli eventi culturali proposti dai principali enti cittadini che effettivamente, agli occhi dei non addetti ai lavori, raggiungono un buon numero. Il problema è che, a Verona, l’attenzione per la cultura prodotta, cioè per ciò che la città sarebbe in grado di produrre culturalmente, è nulla. Le realtà minori vivono carenze di risorse e di spazi e così faticano a formare figure artistiche di rilevanza».
– Realizzare sinergie tra le varie istituzioni culturali di Verona potrebbe essere una soluzione per concretizzare il tipo di cultura a cui ha fatto riferimento. Voi siete a disposizione?
Castelletti. «Sì, ma ne abbiamo sempre create. Alcuni esempi sono i percorsi dedicati all’accoglienza dei migranti intrapresi con il Cestim, oppure la già citata “Tu Donna”, concepita con tutte le associazioni del mondo femminile».
– Come si possono concretizzare collaborazioni durature e incisive?
Castelletti. «Il tema dell’apparentamento di diverse realtà è un tema complesso da risolvere. Trovare una progettualità condivisa e longeva costituisce una criticità oggettiva, alla quale si può rispondere solo creando dei tavoli d’incontro. Che rappresentano però solo un punto di partenza».
– Prima ha fatto riferimento alla carenza di spazi per la cultura. Lei, che ha dato nuova vita a un edificio fatiscente attraverso il teatro, cosa dice sull’argomento?
Castelletti. «Verona abbonda di spazi abbandonati o non utilizzati. Molti di questi potrebbero essere affidati alle associazioni culturali: il Comune, che generalmente li gestisce, fatica a curarne anche la semplice manutenzione. Le realtà culturali invece potrebbero, con grande rapidità, dare una seconda vita a questi luoghi».
– Sul piano della proposta teatrale invece, quali sono le principali lacune di Verona?
Castelletti. «Di norma assistiamo a proposte scontate e intellettualmente poco frizzanti. Se guardiamo i nostri vicini ce ne rendiamo subito conto: l’Operaestate Festival Veneto a Bassano è molto più interessante dell’Estate teatrale veronese».
– Ponendo come estremi il Teatro di ricerca e quello che lei ha definito come il circuito teatrale della cultura fruita, la proposta di Modus dove si colloca?
Castelletti. «Nel mezzo. Cerchiamo di proporre linguaggi teatrali non convenzionali che però siano in grado di arrivare ad un ampio pubblico. Non possiamo dunque parlare di Teatro di ricerca, dal quale però attingo molto: ogni volta che posso lo frequento e ne traggo ispirazione, ma senza mai cadere nello sperimentale».
– Gli spettacoli che producete toccano vari argomenti, si va da Frida Kahlo agli alieni. Qual è il tratto comune che li contraddistingue?
Castelletti. «L’originalità, perché le nostre compagnie presentano spettacoli sempre diversi dai precedenti, e il fatto di portare contenuti significativi al pubblico. Il teatro deve far riflettere, perciò abbiamo abolito l’intrattenimento fine a se stesso, tentando di veicolare sempre un messaggio attuale».
– Tra la digitalizzazione e l’onnipresente possibilità di fruire contenuti, oggi a che cosa serve il teatro?
Castelletti. «Il teatro può essere ancora più interessante adesso, essendo l’unica alternativa al costante assorbimento negli schermi che la nostra quotidianità ci impone. Purché rimanga se stesso, senza snaturarsi nel digitale: uno spettacolo è tale solo se è in presenza e il teatro digitale, su cui c’è chi ha investito dopo la pandemia, non è teatro».
– C’è anche il problema del coinvolgimento del pubblico giovanile nei teatri…
Castelletti. «Quando ho aperto il Modus avevo dichiarato di voler creare un pubblico di giovani ma per ora non ce l’ho fatta. Anzi, ho forti dubbi di riuscire a crearlo. I tempi sono cambiati, oggi i giovani sono poco attratti».
– Come si può cambiare questa situazione?
Castelletti. «Nuovi linguaggi teatrali, più freschi: noi ci stiamo provando. Il teatro d’avanguardia infatti riesce a coinvolgere soprattutto giovani alternativi. Ma a Verona ciò che alternativo è sempre molto marginale, dunque si fa fatica».
Gregorio Maroso
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Gregorio Maroso è laureato in Filosofia, Editoria e giornalismo all'Università di Verona. Da sempre si interroga sulla vita e spera che indagare e raccontare i suoi aspetti nascosti possa fornirgli le risposte che cerca. gregoriomaroso@gmail.com
