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Ambiente

L’assurda ipotesi della galleria sotto il Monte Baldo

Il problema non è quello di diminuire i tempi di percorrenza dalla Vallagarina all’alto Garda, ma di ridurre il numero eccessivo di automezzi privati che percorrono la Gardesana

Monte Baldo
Monte Baldo, vista del Lago di Garda

In questi giorni è nuovamente tornato alla ribalta il tunnel del Monte Baldo. Sembra che tutti gli amministratori veronesi e trentini, presidenti e assessori di Regione e di Provincia, sindaci e anche qualche parlamentare, abbiano espresso il loro pieno consenso per questa opera mastodontica, che potrebbe costare oltre un miliardo di euro, oltre a mettere a rischio il fragile equilibrio idrogeologico dell’area interessata.

Sembra si tratti di una galleria lunga 12 chilometri, a doppia canna e a doppia corsia per senso di marcia. L’ingresso potrebbe essere all’altezza del casello autostradale Ala-Avio e l’uscita tra Brenzone e Malcesine.

Secondo gli amministratori favorevoli al progetto, il tunnel allieverebbe il peso di milioni di automobili che transitano sulla Gardesana durante i mesi estivi, formando lunghe e inquinanti code. Inoltre, sostengono che i comuni della riviera gardesana sono in un cul de sac senza sfoghi e che una galleria di quelle proporzioni sarebbe una soluzione.

Ma il cul de sac è formato dal lago di Garda e dal monte Baldo, e gli sfoghi non possono essere trovati in una galleria che scaricherà ancora più traffico e che andrà ad intasare la già congestionata Gardesana.

La zona costiera e l’entroterra del lago non possono accogliere altre presenze che, oltre a danneggiare il paesaggio, producono rifiuti che l’attuale collettore non riesce a smaltire.

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Il lago di Garda e il Monte Baldo fanno parte di un sistema territoriale che non può e non deve essere ulteriormente violentato, per favorire un tipo di turismo che ostruisce l’area per circa cinque mesi all’anno, monopolizzandone l’economia, e svuotarla nei rimanenti sette mesi.

Tentare di aumentare le presenze turistiche, sarebbe come voler far entrare nell’Arena di Verona 100.000 spettatori. Non li potrà mai contenere.

Comunque, il problema non è quello di diminuire i tempi di percorrenza dalla Vallagarina all’alto Garda, ma di ridurre il numero eccessivo di automezzi privati che percorrono la Gardesana.

Per questo, è necessario studiare un sistema della mobilità alternativo a quello attuale, in cui sia ipotizzata la realizzazione di un mezzo di trasporto pubblico su rotaia, con diverse fermate e con aree di scambio intermodale dall’automobile alla metro-tramvia.

Giorgio Massignan

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Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

1 Comment

1 Comment

  1. Marcello Toffalini

    07/01/2023 at 17:03

    Al miliardo di euro previsti per la proposta doppia galleria sotto il Baldo contrapporrei una semplice considerazione ambientale: dove finirebbero giornalmente gli automezzi che la Galleria richiamerebbe in aggiunta agli attuali, in transito verso il Lago o verso l’A22? Nelle strade statali lungo il lago tra Brenzone e Riva da una parte, nelle strade e nell’autostrada tra Avio ed Ala dall’altra, con un evidente, troppo evidente, scompenso di traffico, irrespirabilità dell’aria ed assedio urbanistico di paesi come Brenzone, Assenza, Malcesine, Navene e Torbole. Un assurdo tracollo dell’ambiente, delle condizioni di vita dei residenti e della mobilità interna, a fronte di una temporanea richiesta di lavoro, dell’interesse di qualche forza politica e di grossi interessi economici per le Aziende coinvolte. Lo vogliamo davvero?

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