La Fondazione Cariverona ha recentemente compiuto trent’anni di vita e si propone come uno dei soggetti più significativi a sostegno della crescita futura della nostra città. Nata, come tutte le Fondazioni di origine bancaria, nei primi anni ’90, in seguito all’approvazione della Legge Amato che separò l’attività filantropica da quella creditizia delle Casse di Risparmio, con un ulteriore iter legislativo tramite la legge Ciampi (L.461/1998) e alcune sentenze della Corte costituzionale.
Con l’insieme di questi provvedimenti è stata definita chiaramente l’identità di tali soggetti come organizzazioni no profit, di natura giuridica privata ma dotate di finalità stabilite dalla legge, così indicate: ricerca scientifica, istruzione, cultura, arte, valorizzazione dei beni culturali e ambientali, sanità e assistenza alle categorie sociali deboli.
La Fondazione Cariverona, attraverso l’investimento del patrimonio di cui dispone, genera utili che vengono messi a disposizione delle comunità in cui opera, esclusivamente per scopi di utilità sociale e per la promozione dello sviluppo economico. Dato il motivo che ha generato la loro nascita, cioè utilizzare meglio risorse che appartengono ai cittadini del territorio interessato, la priorità del loro utilizzo riguarda la loro utilità sociale, e la stessa finalizzazione dello sviluppo economico va intesa come effetto particolare di tale destinazione. Non a caso tra le attività direttamente connesse allo sviluppo si citano ricerca scientifica, istruzione, arte, beni culturali.
Con il raggiungimento del trentesimo anno di attività Cariverona ha predisposto un Piano triennale 2022-2025, approvato dal Consiglio all’unanimità, nel quale sono indicate le priorità a cui la Fondazione intende attenersi nello svolgimento della sua attività, concentrate in tre obiettivi strategici: 1. Protezione e cura dell’ambiente e valorizzazione dei territori. 2. valorizzazione del capitale umano e promozione di opportunità a favore dei giovani. 3. Innovazione sociale, benessere e qualità della vita per la promozione di comunità inclusive e coese.
Per il raggiungimento di tali obiettivi verranno erogati nel triennio 60 milioni dei quali 20 ogni anno. Con il Documento di programmazione annuale 2023 vengono poi definite le modalità con cui saranno impegnate le risorse previste per il primo anno che ammontano a 24,2 milioni di euro, grazie alle ulteriori risorse derivante dal credito d’imposta. Nel corso del 2023 14 milioni (70%) di tali risorse verranno impiegate in direzione dei suddetti 3 obiettivi, 3,7 milioni per progetti pluriennali ricorrenti, 2,3 milioni per altri stanziamenti.

Federico Sboarina, Alessandro Mazzucco, Marino Folin
Con tali scelte la Fondazione ha fornito una serie di informazioni per cui gli obiettivi indicati appaiono formalmente coerenti con le finalità indicate dalla legge, ma manca un più preciso riferimento al territorio veronese sul quale i provvedimenti insistono. Inoltre le scelte precedenti della stessa Fondazione, sostenute con particolare vigore dal presidente Alessandro Mazzucco, cioè l’investimento di venti milioni in Veronafiere, l’impiego della rotonda degli ex Magazzini generali a favore di Eataly di Farinetti, e la realizzazione del piano Folin circa l’utilizzo di alcuni immobili di pregio in centro città di proprietà della stessa Fondazione, sembrano concretizzare una certa svolta nell’impiego delle risorse più in direzione dello sviluppo economico genericamente inteso che nelle tradizionali finalità sociali.
Nessuno vuol mettere in discussione la bontà di tali scelte, si tratta soltanto se, per almeno alcune di queste, spettasse alla Fondazione intervenire. Ad esempio, l’investimento in Fiera, tra l’altro accompagnato dalla messa in discussione del gruppo dirigente e tradottosi nel benservito a una sola persona, credo la più competente. Sarebbe stato meglio realizzarlo con un investimento tramite il BancoBpm di cui, tra l’altro, la Fondazione è socio di minoranza.
La presenza di Eataly a Verona è certamente un fatto positivo che andrà valutato dopo un congruo tempo, mentre il piano Folin nel centro storico trova una giusta motivazione nella valorizzazione del patrimonio della Fondazione, ma apre, a mio avviso, altri problemi circa le priorità di intervento.
Pensare di migliorare la qualità del turismo veronese partendo dalla realizzazione di hotel di fascia alta, nella situazione data, dove la Fondazione è proprietaria di monumenti come Castel San Pietro e il Palazzo del Capitanio, mentre l’insieme del sistema museale e del patrimonio storico-artistico locale necessitano di una riorganizzazione e valorizzazione complessiva, mi sembra che si voglia affrontare il problema un po’ prendendo il toro per la coda.
Sarebbe invece quanto mai utile un contributo della Fondazione in direzione di una proposta di completamento e di ulteriore valorizzazione del suddetto sistema entro il quale anche la realizzazione degli hotel trovi ulteriore motivazione.
Gli stessi obiettivi generali dell’ambiente e del capitale umano credo abbiano bisogno di un raccordo più diretto con i problemi del territorio per evitare il rischio della genericità. Ad esempio, investire sulla crescita del capitale umano, mentre rimane comunque positivo contribuire ad aumentare il numero di giovani laureati che a Verona risultano ancora indietro rispetto alla media nazionale ed europea, l’ulteriore qualificazione del lavoro incontra un limite nella bassa qualità media dei posti di lavoro che l’attuale modello di sviluppo veronese, fondato in buona parte su un terziario povero, è in grado di offrire.
Per tutto questo, pur apprezzando l’insieme del lavoro realizzato dalla Fondazione, credo che per il futuro, il territorio e la stessa Amministrazione comunale siano chiamati ad interessarsi di più sulla qualità e coerenza dei suoi programmi rispetto alle priorità originarie previste dalla legge, al fine di rendere il suo ruolo sempre più attento e integrato con i problemi del territorio.
Luigi Viviani

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com
