Quando finirà la guerra in Ucraina? Le guerre terminano quando una delle due parti soccombe, ma più spesso quando per i contendenti i costi umani, economici e politici del conflitto diventano insostenibili rispetto agli obiettivi. Per la guerra in Ucraina, il caso sembra essere il secondo, dato che nessuno delle due parti in causa, Usa e Russia, potrà vincerla e nemmeno perderla.
E gli ucraini? L’Ucraina ha già perso. Che dire di un Paese che in 9 mesi di guerra ha già visto uccisi quasi 100.000 giovani militari e oltre 8.000 civili. Un Paese che negli ultimi dieci anni aveva già visto emigrare 10 milioni di cittadini e che dall’inizio della guerra ne ha visti scappare dalle bombe altri 8 milioni, rifugiati in parte in Europa occidentale ed in parte in Russia.

Guerra in Ucraina
Un Paese in cui altri 7 milioni di persone sono sfollate all’interno dell’Ucraina in zone meno coinvolte dal conflitto ed altri milioni lo dovranno fare in vista di un inverno senza elettricità e acqua corrente. Un Paese in cui gran parte delle infrastrutture sono state distrutte ed il sistema produttivo industriale ed agricolo è gravemente danneggiato.
Eppure si poteva evitare questa guerra. Nel settembre 2014 erano stati sottoscritti i Protocolli di Minsk tra Russia ed Ucraina, sotto l’egida dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) con mediatori Francia (Francois Holland) e Germania (Angela Merkel).
L’Europa non vigilò abbastanza sul concreto avanzamento di tali accordi che avrebbero dovuto portare ad una pacificazione di quell’area. La UE non comprese quanto fosse strategico risolvere quei problemi relativi alla tutela delle popolazioni di confine, fra una Ucraina desiderosa di entrare nel consesso occidentale ed un vicino ingombrante e dalla mentalità imperiale come la Russia.
La UE ha perso ancora una volta l’occasione di contare qualcosa, non nel mondo, ma nella stessa Europa. La UE è costretta a subire ai propri confini una guerra, che non voleva, ma che non ha saputo evitare, e per questo ne porta una grande responsabilità. Ed ai suoi cittadini ha regalato una crisi energetica gravissima, prodroma di una pesante recessione economica.
La Russia, dal canto suo, con l’invasione dell’Ucraina ha perso credibilità sul piano internazionale, e ne uscirà ridimensionata economicamente e politicamente. Ha dovuto rivedere più volte al ribasso gli obiettivi della cosiddetta “operazione militare speciale” e si accontenterà alla fine del non ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Gli Stati Uniti sono i veri vincitori del conflitto ucraino. Gli Usa, senza mettere gli scarponi al di là del confine polacco, ma con le forniture occidentali di armi ed il sangue ucraino, hanno costretto alla retromarcia i carri armati russi. Gli Usa dovranno rinunciare all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, che però, probabilmente, è stata solo una provocazione tattica per raggiungere il vero obiettivo strategico.
Il vero obiettivo, pienamente raggiunto, era di staccare l’Europa dall’abbraccio economico con la Russia, con un taglio netto ai crescenti flussi di gas e petrolio da est verso ovest e di tecnologie e manifatture occidentali nella direzione opposta. Gli Usa sono riusciti a fare carta straccia di una pluri decennale politica dei Paesi dell’Europa occidentale di normalizzazione verso il blocco sovietico. Un cammino iniziato con la Ostpolitik perseguita dal premier tedesco Willy Brandt e per la quale aveva ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1971, e accelerato dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 sotto la guida di Angela Merkel.
Gli attentati ai due gasdotti Nord Stream 1 e 2, per i quali è patetico continuare a domandarsi di chi sia la paternità, rappresentano plasticamente il taglio definitivo di quel cordone che univa l’Europa da est ad ovest.
La guerra in Ucraina, devastante per quel Paese, è anche un colpo al cuore per l’Unione Europea, trattata dagli Usa più da suddito che da alleato, e costretta a stravolgere in pochi mesi i propri approvvigionamenti energetici con rischi e costi altissimi per l’economia. Mentre le continue professioni di fede atlantista dei leader UE assomigliano tanto al tentativo di mascherare l’umiliazione patita per la durissima interferenza sulle politiche europee.
Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

Cristina Stevanoni
17/12/2022 at 21:46
Sono molto d’accordo! Tristemente d’accordo. Ragionamento pacato, equilibrato, essenziale. Grazie, Claudio, grazie a Veronain che ci dà modo di leggerti. Ammettiamo che è tempo di cacciare la guerra, ogni guerra, fuori dalla storia. Morire in guerra, perché qualcuno così ha deciso. Condanne a morte. Basta.Basta, Basta!