L’Arena, monumento storico vecchio di duemila anni, ma così giovane da ospitare una rassegna lirica che ci invidia tutto il mondo. L’Arena, benedizione per la nostra città per la potente attrazione turistica che esercita. L’Arena anche iattura perché vivendoci di rendita da decenni, Verona ha rinunciato a pensare e costruire un vero polo musicale nazionale ed una cultura musicale diffusa.
Certo c’è molto altro a Verona, con tutto il patrimonio storico e artistico di cui dispone, gli incantevoli scorci paesaggistici tra l’Adige e le Torricelle, il mito di Giulietta e Romeo, il vicino lago di Garda. Ma l’Arena resta senza dubbio simbolo internazionale della nostra città ed approdo per gli appassionati melomani di tutto il mondo.
Troppe ombre sulla gestione passata del patrimonio areniano. “Con la cultura non si mangia” è il noto aneddoto attribuito all’ex ministro Giulio Tremonti, che lo stesso ha smentito, e che tuttavia, ha correttamente riformulato in “… con la cultura troppi ci mangiano”.
Gianni Falcone, con la sua consueta efficace ironia ha colto in una graffiante vignetta il panorama della discutibile passata gestione del tempio della cultura musicale veronese.
Vicende giudiziarie a parte, sulle quali la magistratura farà chiarezza, a farne le spese è stata anche la cultura musicale veronese sulla quale si è investito poco o niente. Tanto di cappello alla stagione lirica areniana, di respiro internazionale, ed ai concerti sinfonici a cura dell’orchestra e coro della Fondazione Arena e dell’Accademia Filarmonica. Ma a parte questi eventi, di sicuro spessore qualitativo, ed i cui prezzi dei biglietti di ingresso limitano l’accesso a molte fasce sociali, l’offerta musicale a Verona è scarsa.
A Verona, grazie al Conservatorio, non mancano eccellenti maestri strumentisti e solisti. C’é però carenza di eventi dove possono esibirsi, costretti a svolgere altri lavori per mantenersi e quando va bene dare lezioni private di musica, in modo precario.
Si può ascoltare della musica classica su un buon impianto HiFi, magari con le cuffie per isolarsi dal mondo esterno, ma l’emozione di partecipare dal vivo all’esecuzione di un’opera corale sinfonica è impagabile. A cominciare da quel brusio del pubblico in attesa, alla tensione all’ingresso degli strumentisti, dei coristi, dei solisti e del Direttore, all’accordatura degli strumenti, a quel silenzio profondo prima dell’inizio della esecuzione, fino all’espandersi delle prime note dell’opera. Dal vivo ogni concerto è un unicum ed una emozione fino alle note finali ed all’applauso liberatorio conclusivo.
Esistono a Verona alcuni cori sinfonici, che offrono periodicamente ottime esibizioni gratuite ai veronesi, pur con scarsi mezzi economici, ma con tanta passione, fatica e sacrifici.
Ci vuole davvero del coraggio per queste realtà tenere in attività un coro di una quarantina di persone fra bassi, tenori, soprani e contralti, assemblare altrettanti orchestrali e le voci soliste, per opere come la Petite Messe Solennelle di Rossini o Ein Deutsches Requiem di Brahms. Non è facile trovare la disponibilità di una chiesa che abbia una acustica discreta, pagare i diritti Siae, e provvedere ai mai finiti adempimenti necessari per l’organizzazione dell’evento. Senza contare la ricerca degli sponsor per far fronte ai costi vivi dell’evento, che altrimenti non si potrebbe proprio realizzare.
È arrivato il momento per la città di pensare alla stagione lirica areniana non più solo come isolato evento culminante della grande musica lirica e sinfonica, ma anche come motore di crescita di una cultura musicale diffusa. L’amministrazione comunale dovrà fare la sua parte come promotrice degli eventi, così come le molte aziende veronesi con adeguati sostegni economici.
Un festival della musica sinfonica a Verona, con protagoniste le tante belle realtà locali, perché no? Magari il 22 novembre giorno di Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti.
Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

Dino POLI
10/11/2022 at 10:41
L’ascolto diretto della musica in teatro o in altro ambiente è sempre ben diverso dall’ascolto di musica registrata, utilissima ma sempre limitata, nella dinamica e nel timbro, oltre che nella disposizione all’ascolto in un teatro o in una chiesa. Ci sono a Verona ottime occasioni di ascolto di musica colta, forse mancano gli spettatori sufficienti a fare un buon pubblico, occorrono le sollecitazioni, gli inviti, come questo articolo di Claudio.