Vangelo di Luca
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «“Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.(…)
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. (…)
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. (…) Luca 15,1-32
Chi è Dio? Cosa pensiamo quando immaginiamo Dio? Quante volte ci siamo posti queste domande. Sono le stesse domande che hanno fatto anche a Gesù. E lui che cosa ha risposto? Ha cercato di correggere certe immagini false di Dio, sia di ieri, sia di oggi.
Gli scribi e i farisei pensavano a un Dio onnipotente, factotum. Un Dio degli eserciti. I teologi del catechismo che abbiamo studiato noi l’hanno definito: l’Essere perfettissimo.
Per Gesù invece Dio è misericordia. E ce lo racconta con tre immagini prese dalla vita quotidiana del suo tempo:
– un pastore che cerca una pecora perduta,
– una donna di casa che cerca una moneta perduta,
– un padre sfortunato che ha due figli piuttosto problematici, ma li ama entrambi di un amore libero e gratuito.
Ovviamente Dio non è né un pastore, né una donna e nemmeno un padre.
Sono simboli che ci permettono di “pensare” e di tentare di “dire” il mistero di Dio, senza pretendere di spiegarlo o di ridurlo ad una formula o ad un oggetto.
Il Dio di Gesù è un Dio-pastore, che ha un comportamento assurdo. Infatti: “ lascia le 99 per andare a cercare quella perduta”. Questo modo di raccontare Dio è una delle grandi novità del Vangelo. Gesù ci parla di un Dio che rompe la logica dei calcoli e dei meriti. È un Dio attento soprattutto a chi si trova in difficoltà. Un Dio che perde la testa anche per uno solo che si smarrisce. Un Dio che, anche se ti perdi e scegli altre strade, continua a cercarti e a prendersi cura di te.
È un Dio-donna. Di fronte ad una cultura che non permetteva nemmeno di pronunciare il nome di Dio, Gesù non ha paura di rappresentare Dio come una donna di casa. In un tempo in cui la donna era emarginata dalla vita pubblica, la versione femminile del volto di Dio è una provocazione, una vera rivoluzione culturale e religiosa.
La cultura maschilista della Chiesa ci ha messo duemila anni prima di arrivare a chiamare Dio Padre e Madre.
È un Dio-padre. Non è un Dio “padrone”. Non vuole una casa abitata da servi, ma da figli liberi e amanti della vita. Non è uno che premia chi si comporta bene e castiga chi fa del male. È un Dio che se sbagli non si vendica e non te la fa pagare.
Non è il Dio dei sensi di colpa o della paura. È il Dio innamorato che prova la gioia del perdonare.
C’è un particolare importante da sottolineare: tutte e tre le parabole terminano con una festa. Quasi a voler ribadire, per ben tre volte, che il Dio del Vangelo è il Dio della festa, della vita, della gioia.
È un Dio che vuole una cosa soltanto: che tu sia felice. È il Dio che quando sei triste perché hai sbagliato, o perché stai vivendo un momento difficile, vuole che tu possa sempre ri-cominciare a vivere.
Il Dio del Vangelo è il Dio che ci insegna che un abbraccio, una carezza, un po’ di affetto, valgono molto di più di una punizione.
Don Roberto Vinco
Domenica 10 settembre 2022
Una carezza vale molto di più di una punizione
“Dio non è il risultato dei nostri ragionamenti. Dio lo incontri nella vita, nella tenerezza di una carezza, nella sofferenza di un figlio che si perde, nella paura quando ti senti una persona smarrita, nella gioia quando qualcuno ti abbraccia”.
Ermes Ronchi

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
