L’Italia ha una densità di popolazione pari a 206 abitanti per km quadrato; la media europea è di 113; quella del pianeta 48. Considerato che il nostro paese è formato per circa il 35% da montagne, per circa il 42% da colline e per circa il 23% da pianure, la salvaguardia del suolo dovrebbe rappresentare un preciso dovere, tutelato da apposite leggi.
Ma non è così, anzi, è proprio il contrario. Da decenni si sta discutendo la formulazione di una legge che limiti il consumo di suolo, ma senza risultati. Si è iniziato con il progetto di legge del ministro democristiano Fiorentino Sullo del 1963, per concludere con il disegno di legge presentato dal ministro Mario Catania nel 2012.
La mancanza di una adeguata legge quadro, ha provocato la cementificazione di circa 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale.
Il Veneto, con 217.744 ettari di suolo consumato, è risultato la seconda regione d’Italia, dopo la Lombardia. Nel 2020 la nostra provincia è stata la seconda nel Veneto per consumo di superficie agricola, con 41.199 ettari, dietro a Treviso e davanti a Padova; e Verona, con circa 5.642 ettari di suolo consumato è risultata il secondo capoluogo, dietro a Venezia e davanti a Padova.
Nello spazio di un anno, dal 2019 al 2020, nella nostra regione sono spariti 682 ettari di verde. La stessa legge regionale sul consumo di suolo si sta rivelando inefficace per le troppe deroghe e per l’eccessivo ricorso al Piano Casa.
Va osservato che oltre il 70% delle costruzioni si registrano nelle aree cittadine, che avrebbero invece la necessità di essere rigenerate. In Italia ci sono oltre 310 km quadrati di edifici fatiscenti e non utilizzati. Da considerare che la nostra regione, a scala nazionale, ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti, 147 mq/abitante, e un numero eccessivo di capannoni non utilizzati. Solo nel Comune di Verona ci sono circa 10.000 appartamenti non o sotto utilizzati da ristrutturare. Va comunque chiarito che il recupero deve essere pianificato in base ai reali bisogni del territorio e non alle richieste degli investitori privati, come è accaduto con le passate Varianti.
Nonostante gli urbanisti sostengano da anni che è indispensabile bloccare l’espansione urbana, sinora a livello legislativo si è fatto ben poco e si continua a perseguire un vecchio modello di sviluppo che: 1) sta devastando l’ambiente, mettendo a rischio l’equilibrio idrogeologico; 2) riduce la nostra autonomia alimentare; 3) danneggia la biodiversità.
Risulta doveroso che il settore urbanistico ed edilizio superi il concetto del profitto a tutto campo per introdurre i valori della sostenibilità, dell’equità, della tutela ecologica e della solidarietà.
Giorgio Massignan

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com
