È complicata e dura la vita per i senza fissa dimora, ed anche l’ultimo viaggio spesso è solo un freddo anonimo atto burocratico. Quando nessuno si fa carico di una salma, dopo 30 giorni l’AGEC provvede con il “funerale dei poveri”, con una inumazione senza un rito, un saluto, una preghiera.
Per Yushi per fortuna non è andata così. Grazie alla Ronda della Carità ed alla generosità di tanti volontari e cittadini si è potuto dargli dignità con una cerimonia funebre, avvenuta sabato 9 luglio, presso il Monastero del Bene Comune a Sezano e poi la sepoltura al Cimitero Monumentale.
Non si nasce senza fissa dimora, lo si diventa per una serie di circostanze, che ti fanno entrare in un vortice di problematiche dalle quali è quasi impossibile uscire da soli. La storia di Yushi, ricalca quella di tante persone, non solo immigrate, anche italiane, che hanno lavorato una vita e che si ritrovano ciononostante ai margini della società, senza diritti, dimenticate.

Yushi
Yushi, con passaporto cinese, da 32 anni in Italia, e dal 1995 con permesso di soggiorno, per problemi di salute a 70 anni ha dovuto smettere di lavorare, e da lì ritrovarsi a dormire nei valli dei bastioni il passo è stato breve.
Per un immigrato poi la burocrazia è spietata: senza un lavoro non si può ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, e quindi si diventa automaticamente un “irregolare”. E senza una residenza anagrafica non si ha diritto al medico di base, e quindi nemmeno curarsi. Uno a uno si perdono tutti i diritti a cominciare da quello della salute. Yushi è morto d’infarto per strada il 6 giugno scorso.
Per chi l’ha conosciuto, Yushi era una persona mite, laboriosa e profonda. Al Rifugio della Ronda da un paio d’anni aveva trovato, assieme ad un pasto caldo, dignità e umanità. E nonostante le sue precarie condizioni di salute, da solo aveva creato un orto dissodando il terreno sasso dopo sasso, e con quelli costruito un muretto a secco di protezione.
La cerimonia funebre si è svolta nel giardino del Monastero tra i fiori, la terra, e la natura che Yushi amava. Un ultimo saluto tra poesie, musiche e ricordi della sua presenza, che è stata un dono per chi lo aveva conosciuto.
Occorre però chiedersi perché centinaia di persone nella nostra Verona sono private di un tetto sopra la testa, costrette a dormire all’addiaccio tra i cartoni. Perchè non sia possibile per loro una residenza anagrafica ed un medico per curare quelle patologie, che l’età porta con sé, e che una vita per strada aggrava. Perché non sia possibile, per i senza fissa dimora, un percoso per aiutarli a districarsi nel coacervo della burocrazia, spesso proprio con loro irrazionale e caotica, alla quale per gli immigrati si aggiunge la difficoltà della lingua.
Sono alcune centinaia nella nostra città le persone senza fissa dimora. Troppe? Poche? Per una città come Verona non può essere un numero tale da compromettere il bilancio economico. Forse potrebbero bastare una migliore organizzazione ed una diversa allocazione delle risorse.
Prezioso è il buon cuore di tante persone compassionevoli che da sole o in associazione danno sollievo ai senzatetto. Con un pasto caldo, un ristoro, vestiti puliti, ma anche, e spesso è ancora più importante, con una parola, un sorriso, un ascolto.
Tuttavia non può e non deve mancare l’apporto delle istituzioni, in particolare dell’amministrazione comunale, con maggiori posti letto nei dormitori, in vista della prossima stagione invernale, e la disponibilità di centri diurni con l’attivazione di percorsi di reinserimento sociale.
Certamente il nuovo sindaco Damiano Tommasi non è insensibile a queste problematiche.
Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

Sergio
27/07/2022 at 15:44
Apprezzo molto lo scritto su Yushi. Voglio contribuire anch’io ora che abbiamo come Sindaco un uomo riconosciuto come anima candida a rendere più umana la nostra società veronese. La quale ha tantissimi difetti, ma anche testimonianze umane splendide nel nostro passato, nonche uomini e donne contemporanee eccezionali. Avanti dunque nel nome di Yushi. Intanto, grazie a coloro che l’hanno onorato con un’umana, degna sepoltura.
Dino Poli
18/07/2022 at 12:58
Un articolo di grande sensibilità e umanità, che la ricca (ricchissima) Verona non può ignorare. Un altro ragionamento da tener presente per lo jus scholae, per mantenere la minima pietas per persone ai margini della società, di cui ci si accorge solo quando muoiono, e anche allora non sempre; come si legge dalla storia di Yushi, qui presentata con efficacia.