Il 30% del territorio italiano è a rischio desertificazione e ciò dimostra che il fenomeno non riguarda solo i paesi del Nord Africa, ma il sud e il nord del nostro paese.
L’Unione Europea intende investire i fondi del Pnrr per decarbonizzare il corso dell’Adige e del Po, ma rimane un progetto insufficiente perché il clima caldo tropicale scioglierà i ghiacciai del 40% alla fine di questo secolo.
Gian Antonio Stella, firma del Corriere della Sera, in un suo recente editoriale, intititolato L’agonia del nostro grande fiume Po. Ma faremo qualcosa per salvarlo? ci ricorda che, se non presteremo attenzione alle nostre risorse idriche, tanto il Po quanto l’Adige e il Lago di Garda si ritireranno.
Episodi di ritiro e mutazione sono piuttosto diffusi nel mondo, si pensi il Gran Lago Salato nello Utah, negli Stati Uniti, o al lago d’Aral, in Asia. Nella zona del lago Ciad, in Africa Centrale, più di 20 milioni di persone stanno combattendo una guerra per le risorse idriche e la pesca come conseguenza della sottrazione idrica.
I fiumi nostrani richiedono un enorme sforzo di manutenzione, tutela e conservazione. Per mantenere intatto il loro habitat, occorre investire nella rinaturalizzazione e riforestazione, aspetti che non vengono discussi in Parlamento o nei consigli comunali.
Un aspetto problematico è l’abbondanza di enti e consorzi che propongono norme in contraddizione a quelle proposte dal Governo e non riescono mai a risolvere problemi infrastrutturali che durano da più di mezzo secolo.
La siccità, da crisi saltuaria rischia di diventare cronica. Il clima è cambiato e non ci sono più le quattro stagioni. Se una volta i contadini aspettavano le piogge, ora i temporali-lampo distruggono i raccolti. (M.P.)