Damiano Tommasi (1974) corre per la carica di sindaco alle prossime elezioni amministrative di Verona. L’ex centrocampista della Nazionale è sostenuto da una coalizione di sei liste che si ispirano ai valori del centrosinistra.
– Tommasi, qual è il motivo principale per cui si è candidato a sindaco di Verona?
Tommasi. «C’è bisogno di fare un passo avanti. La proposta di coalizione che mi è stata fatta e l’idea di dare qualcosa alla città mi hanno convinto ad entrare nella competizione».
– Qual è l’iniziativa prioritaria per il futuro del turismo a Verona?
Tommasi. «Vogliamo alzare l’asticella, riunendo gli assessorati alla Cultura e al Turismo perché il mordi-e-fuggi si può superare se si implementa l’offerta culturale e se si fa rete con il territorio. Ci sono inoltre dei luoghi molto interessanti fuori dal centro di Verona che vanno valorizzati».
– Qual è il suo progetto più importante per la mobilità cittadina?
Tommasi. «Le urgenze sono la manutenzione ordinaria delle strade, l’illuminazione e quanto ha a che fare con il quotidiano delle persone. Poi, dobbiamo realizzare progetti di mobilità di massa che a Verona mancano. Se ne parla da tempo ma dobbiamo accelerare. L’obiettivo è quello di incentivare la mobilità dolce con le piste ciclabili e l’utilizzo del trasporto pubblico. Certo, alcune zone, come quelle della collina, non sono collegate in modo efficace: l’obiettivo deve essere quello di raggiungere la città senza l’auto privata».
– Parliamo di urbanistica e pianificazione del territorio: come si immagina Verona tra 10 anni?
Tommasi. «Una Verona con più verde pubblico. Abbiamo zone da valorizzare come il Parco delle Colline, il Parco dell’Adige e quello delle Mura, non solo dal punto di vista del decoro ma anche della fruizione da parte di tutti i cittadini. Si tratta di rendere alcune zone, come ad esempio quelle dei Bastioni, accessibili e collegate tra loro».

Damiano Tommasi
– Un traguardo e un errore della sua vita professionale che pensa possano essere utili in questa esperienza politica?
Tommasi. La vittoria è il lavoro di squadra e l’essere stato rappresentativo di tutti, coniugando esigenze e aspettative diverse come ho fatto per l’Associazione Calciatori. È una sfida che rende molto simile quell’esperienza all’incarico politico e amministrativo. L’errore? Beh, mi piacerebbe non avere paura e avere il coraggio di cambiare le cose fin da subito, per avere il tempo di vederle realizzate. A volte si teme il cambiamento. Dobbiamo avere il coraggio di fare dei passi in avanti che Verona non ha fatto».
– Quali sono questi passi in avanti che richiedono coraggio?
Tommasi. «Parlo del coinvolgimento delle eccellenze di Verona, alcune delle quali hanno lasciato la città e sono addirittura all’estero. L’obiettivo è dare a queste eccellenze lo spazio che meritano, riavvicinandole alla vita politica attiva, convincendole a mettersi al servizio della città: dirigenti di azienda, di istituzioni, medici, persone dello spettacolo e tanti giovani che stanno cercando la loro strada fuori dall’Italia».
– C’è una caratteristica, un’idea o un modo di fare degli altri candidati che avrebbe voluto avere lei?
Tommasi. «Io sono contento dei miei limiti e delle mie caratteristiche positive. Nello sport mi sono sempre ispirato ma non ho mai invidiato le capacità degli altri. Quello che ottengo dipende delle mie possibilità. Sicuramente, fare il sindaco di Verona è una di quelle caratteristiche che mi mancano e che mi piacerebbe avere».
– Dopo aver incontrato i cittadini in questi mesi di campagna elettorale, quali sono le aspettative più pressanti che ha raccolto?
Tommasi. «La vicinanza dell’Amministrazione, la presenza sul territorio, la visione di una città diversa, parlare di futuro, di giovani e di competenze».
– C’è un luogo, un quartiere o un monumento di Verona che vorrebbe salvare e recuperare per primo?
Tommasi. «Il Lazzaretto, dove vogliamo attuare un progetto di rigenerazione urbana completo, restituendo il monumento alla vita della città in modo organico. Il messaggio sarebbe che anche i luoghi più difficili si possono recuperare».
– Qual è il Suo rapporto con la stampa e che cosa pensa dei giornali e della comunicazione in politica in generale?
Tommasi. «Ho fatto una vita a braccetto con la stampa e con la comunicazione, con professionisti che hanno raccontato il mio lavoro e anche la mia quotidianità. È una parte della mia vita di cui conosco pregi e difetti, limiti e potenzialità. La lealtà e la professionalità e i buoni rapporti sono fondamentali perché politici e giornalisti facciano bene il proprio lavoro».
– Come pensa di tenere insieme una coalizione così differenziata al suo interno?
Tommasi. «Anche Tosi e Sboarina sono sostenuti da partiti e liste diverse, non sono l’unico… Per me stare insieme significa mettere da parte le proprie individualità, scrivere una nuova pagina di Verona. Tutti coloro che mi sostengono sono d’accordo sul fatto che non dobbiamo fermarci, né guardare indietro e che dobbiamo agire in modo tempestivo Abbiamo sempre superato le differenze emerse facendo tutti un passo indietro e mettendo al centro il bene di Verona».
Annalisa Mancini

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com
