“La volpe perde il pelo, ma non il vizio” recita un antico adagio per dire che nulla cambia sotto il sole. Una massima che bene si attaglia anche all’edizione 2022 del Festival della Bellezza di Verona (15 giugno – 25 ottobre) promosso da Idem, nota associazione culturale della nostra città assurta al livello nazionale nella programmazione di eventi.
Un’associazione che vanta un grande successo ma anche, purtroppo, un reiterato primato nella discriminazione di genere. Infatti in una kermesse che conta al momento 31 appuntamenti, che dal Veneto alla Sicilia toccano luoghi prestigiosi del patrimonio Unesco, 24 sono condotti da uomini (peraltro sempre gli stessi) e solo 7 da donne. Da alfa ad omega, il copione rimane dunque esclusiva maschile.
Nello specifico a Verona, nella suggestiva cornice del Teatro Romano, 10 incontri interesseranno personaggi maschili e 2 solamente avranno per protagoniste le donne.
Ma questa è storia vecchia per Idem che nel tempo non ha fatto altro che consolidare una logica aziendale che punta a riempire i teatri, piuttosto che alla ricchezza e trasversalità della qualità culturale. Non accorgendosi, per altro, come l’anno scorso Mestre abbia dedicato un Festival al“Potere delle donne” e dimenticando, ancora una volta, che la Comunità filosofica femminile Diotima, nata e fiorita nell’Università di Verona, annovera figure autorevoli.
Eppure non sono mancate le proteste. Fin dal lontano 2017 gruppi di donne si sono mobilitati per sollevare il problema della discriminazione di genere, suscitando l’interesse di alcune testate locali e nazionali. Si sono raccolte oltre duecento firme, si sono coinvolti gli sponsor, si è volantinato davanti al teatro senza tralasciare segnali inviati ad un’amministrazione cittadina direttamente coinvolta nella sponsorizzazione di Idem, chiamando in causa in particolare la stessa assessora alla cultura… una donna.
Un fermento che si è tradotto in una contestazione verso Idem organizzata nel settembre 2020 da NonUnadiMeno in una Piazza Bra gremita di gente. Una sorta di Controfestival della Bellezza tutto al femminile in cui a parlare di Eros – la tematica Idem dell’anno trattata da soli uomini – furono invitate scrittrici, giornaliste, intellettuali importanti, tra cui Michela Murgia e Chiara Valerio.
Ma nulla è purtroppo da allora cambiato. La contraddizione permane, le donne punteggiano qua e là un Festival egemonizzato dagli uomini.

Festival della bellezza – Opera di Andrea Benacchio
A caricare paradossalmente l’incoerenza, la scelta di una icona femminile come logo del Festival, simbolo di una bellezza che alle donne è però inibito incarnare. Non posso però non immaginare l’imbarazzo, ad esempio, di una Melania Mazzucco, che pure scrive così intensamente del sentire delle donne, nel trovarsi in un palcoscenico culturale di soli intellettuali maschi. A maggior ragione non posso non interrogarmi sulla presenza di Dacia Maraini, una storica del femminismo italiano, una vita spesa per difendere i diritti delle donne.
Mi auguro che la scelta di queste note protagoniste di presenziare sia guidata dalla volontà di esercitare con fermezza una critica dall’interno della manifestazione, che siano qui per denunciare la gravità di una scelta imprenditoriale e politica che si reitera ogni anno, che siano qui come portavoce di una schiera di donne che possono offrire i loro talenti, le loro competenze.
Che cosa aspettarsi poi da un’amministrazione comunale che continua a negare la presenza delle donne, scivolando su una gaffe infelice proprio sulle “competenze” che avrebbero dettato la recente composizione del CDA dell’Ente Fiera? Nulla, se non sperare che ora il vento giri, alzato da un risveglio generale delle coscienze.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it

ghighetta
09/06/2022 at 14:43
Difficile non notare la triste disparità che priva tutti quanti di contributi di valore. Parlerei volentieri con chi si è occupato della selezione degli autori (!). In questa cultura solo apparentemente egualitaria quando non pseudo-femminista si fa ancora fatica a vedere riconosciuti meriti e talenti. Non saranno i provvedimenti amministrativi “imposti” a cambiare la cultura, lo sarà forse lo spirito creativo che persiste e mostra anziché arretrare, e la cura che ogni madre avrà nell’essere esempio di libertà ed emancipazione, nel crescere figli e figlie capaci di cedere il passo non per presunta debolezza altrui bensì per rispetto e sincera ammirazione. Continuiamo a creare e mostrare il talento!
Silvana
05/06/2022 at 13:30
La scusa che le donne non parteciperebbero volentieri e sono poche non regge più. I maschi sono sempre quelli forse non ce ne sono altri? Teniamo viva questa protesta.
Pasquale
31/05/2022 at 15:33
Mi sembra cosa ben difficile pensare alla Bellezza senza pensare alla donna, se non altro per il posto che la bellezza femminile ha sempre occupato nell’arte. Assegnare il titolo di “Festival della Bellezza” a una manifestazione in cui si insiste nel discriminare le donne, mi sembra una palese contraddizione in termini. Credo che il festival richieda nuove visioni in grado di riconoscere le competenze delle donne e portare sul palco nuove interessanti figure.
Maurizio Danzi
30/05/2022 at 01:09
Posso capire la rabbia e l’amarezza dell’autrice. Purtroppo devo aggiungere sale alle ferite. Guardando in trasparenza questa campagna elettorale non mi sento di dire che nel centrosinistra le cose procedano molto diversamente. Lo dico con amarezza perché penso che finché il mondo non sarà a misura di una donna vitruviana la speranza di modificare nella sostanza i poteri a Verona sarà una vaga prospettiva ideale. A un gruppo di potere maschile non potrà che sostituirsi un altro gruppo di potere maschile.
Elena
29/05/2022 at 12:21
Dobbiamo tornare a dire #tuttimaschi. Come mai Idem e tutta l’organizzazione persevera, dopo anni di proteste, petizioni e il successo di un evento come Erosive? Come mai non c’è interesse? Perché non si volge lo sguardo a una cultura anche erosiva e generativa? La risposta temiamo di conoscerla, certo che da chi si propone di “fare cultura” é l’ennesimo smacco e segno di accordo con una cultura, patriarcale però (la quotina per il Pink washing non basta e non ci inganna).
Adriana Maculotti
31/05/2022 at 21:46
Attraverso le tre “v” maschili: volgarità, violenza e visibilità”, come afferma in: “Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone” Lilli Gruber, gli uomini stanno lasciando un mondo a pezzi. Ciononostante, a ricoprire ruoli dove ci si aspetterebbe di trovare donne di grande spessore culturale e umano, come in un festival della bellezza, sono quasi tutti maschi. Perché? Come è possibile?
Lavorando in un ambiente prevalentemente femminile, credo che la ragione sia dovuta al fatto che ci sia ancora troppa invidia e rivalità tra le donne e molta più solidarietà, capacità di fare squadra, simpatia tra i maschi. Le tre caratteristiche negative individuate con la “v” insieme alle tre “s”: solidarietà, stare in squadra, simpatia (ironia), portano i maschi ad occupare i posti anche di grandi donne che non vengono interpellate dalle stesse donne organizzatrici. Sarei ben felice di aver sbagliato la mia analisi Corinna,tu cosa ne pensi?
carla pase
01/06/2022 at 09:54
Mi unisco al coro di proteste per questo Festival della Bellezza – Miti e Tabù – ancora al maschile. 7 donne su 30 interventi mi sembrano troppo poche. Quando le donne capiranno il valore delle donne e non si faranno più discriminare dalle lobby maschili e maschiliste? Quando gli uomini capiranno il valore delle donne? Abbiamo eccellenze femminili culturali, sociali, filosofiche, scientifiche, politiche, economiche. Donne che hanno fatto e fanno la storia di ogni giorno.
È un vero peccato che l’assessora (donna) alla cultura e alle PARI OPPORTUNITÀ di Verona si lasci sfuggire l’occasione di dare lustro alla città.
Miti è tabù da sfatare ancora oggi sul mondo femminile. L’articolo della dott.ssa Corinna Albolino ben rappresenta il grido di dolore delle donne che si alza da tutto il mondo.
Belcastro Nunzia
06/06/2022 at 00:15
Purtroppo che poco cambi è una triste realtà. Del resto gli assetti decisionali sono ancora per la maggior parte coperti da figure maschili. Certo se questi uomini avessero saputo stare a fianco delle donne non ci sarebbe comunque una così marcata egemonizzazione maschile nei vari livelli, sia sociali che culturali. Le poche donne come le citate scrittrici che si spendono continuamente per la libertà e l’emancipazione della donna sono pur sempre donne di alta Cultura, con un forte divario per l’identificazione della classe media femminile. Donne schiacciate tra impegni domestici e lavoro. Il tema è quali spazi culturali esistono per fare si che inizi un risveglio delle coscienze delle tante donne sovraffaticate da una quotidianità di sopravvivenza per esigere di esercitare più potere decisionale a cominciare dalla quotidianità. C’è ancora molto da impegnarci perché nessuno ci regala niente!!
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Miria Pericolosi
29/05/2022 at 01:31
Ho inviato al mio indirizzario l’articolo della dott.ssa Albolino, riguardante la ripetuta, “strafottente”, discriminazione di genere, attuata dalla organizzazione di IDEM- Festival della Bellezza, dai promotori (ministero del Turismo, Regione del Veneto, Comune di Verona) sponsors, partner, associati. Più di una donna, sensibilizzata alla questione, mi ha detto: si dovrebbe boicottare la rassegna.
Purtroppo non a tutte le donne le discriminazioni di genere sono sufficientemente palesi o non viene ancora dato a questi comportamenti, che discriminano, sufficiente importanza perché introitati come fatti “normali”. Per questo è molto importante la diffusione di un pensiero critico e di un’azione continua di sensibilizzazione sulle tematiche di genere. Mi associo alla dott.ssa perché il mondo intellettuale femminile prenda nuovamente posizione nella querelle.
Paola Piva
28/05/2022 at 23:52
Evidentemente Idem si sente tanto forte da poter essere indifferente a qualsiasi richiamo su tanta stolta scelta indifferente a qualsiasi richiamo culturale. Basterebbe inoltre riflettere su dignità e competenza negate per decidere di non seguire l’evento.