Mercoledi 25 maggio è stato presentato a Verona il Manifesto “Verona città bosco“, nato per iniziativa di Paola Moggi, una suora comboniana direttrice di Combonifem che nell’autunno scorso ha convocato alcune associazioni e comitati veronesi per un confronto sulla situazione del verde urbano.
L’adesione fu da subito entusiasta e una ventina di referenti delle varie realtà del volontariato, nonostante il Covid, si ritrovarono in videoconferenza per portare le proprie esperienze e discutere di quello che ruota attorno al tema del verde come salute, forestazione urbana, traffico, densità edilizia, mobilità, paesaggio.
Dagli incontri è emersa l’esigenza di un documento unitario che condensasse in una visione di città futura gli argomenti trattati. È nato così il Manifesto “Verona città bosco” un documento in cui viene fatta un’analisi essenziale dei problemi ambientali in atto, tra cui primeggia il cambiamento climatico a seguito dell’immissione in atmosfera di grandi quantità di gas a effetto serra e la contemporanea deforestazione in molte zone della terra con ripercussioni in ambito cittadino.
I firmatari del documento si sono proposti alcuni obiettivi da raggiungere, quali l’azzeramento del consumo di suolo, destinare almeno 10 mq di suolo pubblico per la messa a dimora di un albero per ogni nuovo nato, ridurre le superfici asfaltate, escludere la monetizzazione del verde di mitigazione, adottare i boschi come riferimento strutturale del verde, abolire l’uso di pesticidi nelle aree verdi urbane.
Si parte dal presupposto che “realizzare aree verdi non è un costo improduttivo, come spesso viene inteso dalle pubbliche amministrazioni, ma è bensì un investimento che contribuisce a ridurre la spesa pubblica, soprattutto quella sanitaria”.
In sostanza il Manifesto “Verona città bosco” affronta la situazione urbanistica ribaltandone l’approccio abituale: anziché dalla città costruita, si parte dai vuoti e dal sistema del verde per tentare di creare un modello di vivibilità urbana che riguardi soprattutto chi abita la città.
Ad esempio, è di attualità il dibattito molto acceso sulla Marangona, un’area agricola di 150 Ha a sud della città sulla quale da decenni si tenta inutilmente una programmazione urbanistica.
A proposito di quest’area, un articolo de L’Arena del 18 maggio parlava di città pulita, di bosco urbano, di piste ciclabili. “Non siamo più nell’epoca dei capannoni” ha più volte ribadito il presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini, per il quale la parola d’ordine è “smart city”.
Parole che sembrano usate più per sedurre gli animi alle prossime elezioni comunali che per una reale volontà di cambiare il metodo di programmazione urbana. Chissà se qualche decisore politico ha cognizione che l’area della Marangona si trova a cavallo della cerchia dei forti austriaci distaccati e che sarebbe un luogo strategico per impostare l’Anello Verde Periurbano di cui si è più volte parlato su questo giornale. Servirebbe una visione programmatica di più ampio respiro per migliorare la vita degli abitanti che comprenda l’intera cintura urbana.
Ebbene gli aderenti al Manifesto “Verona città bosco” chiedono all’Amministrazione pubblica che in primis sia dato avvio alla redazione del Piano del Verde, previsto dalla Legge 10/2013, dal Regolamento sul Verde oltre che dal PAT (Piano di Assetto del Territorio), avente tra gli altri l’obiettivo di creare l’Anello Verde periurbano a cavallo dei Forti Austriaci e avviare un programma di riforestazione di aree come i parcheggi, i cortili scolastici, e le fasce di mitigazione lungo strade e autostrade.
L’avvio o meno delle riforme urbanistiche in tal senso verrà segnalato ai cittadini i quali hanno oggi come alleata la Costituzione, la quale con la recente modifica degli articoli 9 e 41, tutela espressamente l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana.
Il Manifesto “Verona città bosco” è stato sottoscritto da 26 tra Associazioni e Comitati che operano nel territorio veronese e verrà presentato ai candidati sindaco il 1° giugno alle 18 in sala Lucchi allo Stadio.
Alberto Ballestriero
Verona Polis
Maurizio Danzi
30/05/2022 at 01:34
Nel bosco, spesso metafora filosofica in forma di fiaba, ci si può perdere. O si perdono di vista gli aspetti generali pur ossigenandosi magnificamente. Si può dimenticare, per esempio, che Arpav ha alzato i livelli di tolleranza delle polveri sottili nell’aria della nostra città. Si può dimenticare che Galtarossa / Pittini e la Fedrigoni sono a meno di un km da piazza Bra. Il bosco. Dopo che Verona fra filobus e altro è stata sventrata può essere una idea.