Vangelo di Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola. (…) Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». [Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo.] Giovanni, 10, 27-30
«Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»
Al catechismo ci hanno insegnato che Gesù è venuto ed è morto in croce per salvarci dai nostri peccati. Non è sbagliato, ma è solo un aspetto del messaggio. Il Vangelo invece ci sottolinea più volte che Gesù è venuto per darci la vita, per insegnarci a vivere.
Noi abbiamo fatto della Bibbia soprattutto un testo di regole morali e abbiamo messo al centro il peccato. Gesù invece ha messo al centro del suo vangelo la vita, con le sue contraddizioni, le sue passioni, i suoi errori, ma anche con la sua bellezza e i suoi entusiasmi.
È il messaggio che ci regala anche la parabola del “Buon pastore”.
Gesù si rivolge ai farisei criticando il comportamento dei capi religiosi del Tempio. Al tempo di Gesù molti vivevano di pastorizia. Per cui le immagini del pastore e delle pecore erano molto famigliari.
Gesù però fa una operazione piuttosto originale. Capovolge completamente il rapporto tra il pastore e le sue pecore. Infatti mentre il pastore cura le sue pecore per poi mangiarle o per venderle o sfruttarle per ricavarne la lana, il latte o la pelle, lui invece si presenta come il “Buon Pastore” che le conosce, le custodisce, le cura, le difende.
Quindi non un pastore che sfrutta le sue pecore, ma che invece le aiuta a vivere.
Gesù si è trovato di fronte ad una religione che invece di rendere le persone libere le rendeva schiave. Schiave della legge, degli scribi, del potere religioso. Gesù accusa di tutto questo i sacerdoti del Tempio definendoli “ladri, mercenari, mercanti”.
Si arrabbia e si ribella contro un potere che attraverso la religione “disumanizza” le persone. Un potere che vuole fare delle persone un gregge, nel senso di una massa di “pecoroni obbedienti”.
Non degli uomini e delle donne libere, capaci di autonomia e di responsabilità. Ma dei “sudditi” che non pensano, non ragionano, ma si limitano ad eseguire.
Credo che dopo duemila anni di cristianesimo la critica di Gesù a certi “pastori” della Chiesa sia ancora molto valida. Quello che sta accadendo tra le Chiese di Russia e dell’Ucraina è vergognoso. Ci stiamo massacrando tra cristiani. Benediciamo le armi perché uccidano non il nostro nemico, ma il nostro “fratello”.
Anche oggi, dentro e fuori la Chiesa ci sono tanti “pastori” che fanno i loro interessi, che usano la religione o le paure per imbonirci e impedirci di pensare, che vogliono rinchiuderci nei recinti della loro religione o della loro politica.
Possiamo veramente dire che, per fortuna, c’è papa Francesco.
È rimasto l’unico vero grande maestro e profeta per le donne e gli uomini di tutte le culture e di tutte le religioni.
È lui che, come Gesù, oggi si presenta come il “pastore buono” che vuole liberarci dal “recinto” del Tempio, della Religione, del Potere, per regalare alle coscienze la libertà di pensare, la libertà di fare dei progetti per costruire un futuro di pace. Tutti oggi siamo invitati a diventare “pastori” che si prendono cura gli uni degli altri.
Don Roberto Vinco
Domenica 8 maggio 2022
«Voglio una chiesa povera che sta dalla parte degli ultimi»
Papa Francesco

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
