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Vangelo

Amare vuol dire servire, prendersi cura di chi non conta

Gesù non è alla ricerca di persone perfette che non sbagliano mai, ma di chi sa guardarsi intorno e dare aiuto a chi ne ha bisogno

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Vangelo di Giovanni
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. (…) Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami [agapà s me?] più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene [philô se]». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami? [agapà s me?]». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene [philô se]». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene [philêis me]? ». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene [philô se]». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Giovanni 21,1-19

È molto difficile interpretare i racconti dei Vangeli dopo la morte e la risurrezione di Gesù. I discepoli si erano rinchiusi nelle loro case pieni di paura e di delusione. Avevano lasciato tutto. Avevano investito tutti i loro sogni su Gesù di Nazareth. Ma nel momento della prova hanno preso paura, sono scappati tutti.
In quei discepoli, possiamo vedere ognuno di noi. Quante crisi. Quante delusioni nella nostra vita. Anche oggi, dopo due anni di pandemia, ci ritroviamo improvvisamente a vivere una guerra assurda tra cristiani.
Ci viene spontaneo chiederci: ma Dio dove sei? Che cosa vuol dire parlare di resurrezione, di speranza, di vita in contesti così drammatici?
È in queste situazioni di disperazione che il Gesù risorto si fa vivo e invita i suoi discepoli: «Buttate le reti …»

Gesù ritorna tra i suoi per far capire loro che …non c’è amarezza, non c’è fallimento che non possa essere superato.
Ciò che è importante: è …buttare le reti, …uscire, resistere, rialzare la testa. Bisogna averte il coraggio di riprendere il cammino.
Gesù non ti dice mai: rassegnati, è tutto inutile, non serve a nulla impegnarsi. Apre sempre un’altra possibilità. È sempre tempo di ri-cominciare.

In che modo? Cosa bisogna fare per uscire dall’incubo di una crisi?
Ci aiuta a comprenderlo, lo straordinario racconto del dialogo tra Gesù e Pietro. È forse uno dei dialoghi più affascinanti dei Vangeli. Un dialogo che rivela la grande pedagogia di Dio.
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami (agapào) più di costoro?». Pietro aveva sbagliato. Per ben tre volte aveva detto che non aveva mai conosciuto Gesù. Nonostante questo triplice tradimento, Gesù non lo giudica. E nemmeno lo rimprovera. A lui interessa soltanto se sei veramente disposto ad “amare”.

Per Gesù quello che conta non sono i tuoi errori.
Tu vali per il tuo cuore. Tu conti, quanto tu ami. E come risponde Pietro? «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene (phileô)».
Ma che cosa vuol dire amare Gesù? Amare Dio? Ecco che cosa gli risponde Gesù: «Pasci i miei agnelli». Gesù trasforma Pietro da peccatore a pastore.
Se mi ami veramente, devi imparare a “prenderti cura”. Di chi? Degli “agnelli”, dei piccoli, di coloro che non contano, di quelli che fanno fatica a vivere.

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Quindi, amare Gesù, amare Dio, vuol dire: imparare a vivere per gli altri. È un amare inteso sempre come voce del verbo servire. Gesù non ci chiede di essere degli eroi, di essere perfetti. Gesù non cerca donne e uomini che non sbagliano mai.
Gesù cerca donne e uomini appassionati, innamorati della vita, che si prendono cura di sé stessi, degli altri, del creato e anche di Dio.

Don Roberto Vinco
Domenica 1 maggio 2022

Aiutare gli altri a rialzarsi
«Non c’è in una intera vita cosa più importante
che chinarsi, perché un altro,
cingendoti il collo, possa rialzarsi».

Luigi Pintor, Servabo: memoria di fine secolo

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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