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Si vota per il Sindaco ma dopo 5 anni è tutta un’altra partita

La destra è divisa e nel marasma, la sinistra invece unita e fiduciosa. Vincerà chi saprà convincere gli elettori di centro moderati

Palazzo Barbieri - Verona
Palazzo Barbieri - Verona

Verona è una città di destra? Così sembra se guardiamo le ultime competizioni elettorali. Ma non è sempre stato così. Fino ai primi anni ’90 Verona è stata largamente democristiana, anche se un po’ bigotta e conservatrice. I sindaci erano espressione della DC con l’appoggio in Giunta di partiti quali PSI, PSDI, PRI, PLI. Nelle elezioni del maggio 1990 la DC prendeva ancora il 41,3% dei voti. Archeologia politica ormai.

Come sottolineato da Giuseppe Braga, su questo giornale, dal dopoguerra fino al 1980 Verona aveva saputo esprimere sindaci di elevato profilo morale e competenza. Aldo Fedeli, Giovanni Uberti, Giorgio Zanotto, Renato Gozzi, Carlo Delaini, Leonzio Veggio. Erano gli anni della ricostruzione e poi dello sviluppo della città, con progetti e realizzazioni importanti e strategiche per Verona.

Poi dal 1980 un lento graduale impantanamento, con progetti che si smarrivano per strada, con Cà del Bue caso tutt’ora non risolto, a simboleggiare l’inconcludente degrado politico e gestionale di quell’epoca. E poi ancora scandali, gli arresti di Mani pulite che coinvolsero pesantemente la nostra città, fino al commissariamento prefettizio.

Dal 1994 al 2002 è Michela Sironi Mariotti, sostenuta da una coalizione di centro destra formata da Forza Italia e CCD, a governare la città. Ma alle elezioni del 2002 risulterà vincente Paolo Zanotto sostenuto da DS, La Margherita e liste civiche. La destra il cui candidato era Pierluigi Bolla, con una coalizione ulteriormente allargata alla Lega, vince il primo turno con il 45,6% ma Zanotto lo supererà al ballottaggio arrivando al 54,2%

Nelle successive due competizioni elettorali è il ciclone Flavio Tosi a dominare la scena politica veronese che, con una coalizione di destra compatta, vince al primo turno sia nel 2007, con il 60,7%, che nel 2012, con il 57,3%

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Nel frattempo Tosi perde smalto, i suoi progetti fortemente criticati e contestati, ed asserviti alle politiche del cemento, uno dopo l’altro non decollano. Tosi abbandona la Lega e con il suo movimento Fare! si presenta alle elezioni del 2017 candidando Patrizia Bisinella. Vince però Federico Sboarina sostenuto da tutta la destra. La sinistra divisa fra Orietta Salemi, Michele Bertucco, ed a parte il Movimento 5Stelle, per la prima volta non riesce nemmeno ad andare al ballottaggio.

È l’apoteosi della destra? È veramente finita ogni speranza per la sinistra veronese di tornare a governare la città? In realtà, a guardar bene, i dati del primo turno del 2017 già contenevano il seme della crisi della destra veronese. Innanzitutto la loro divisione, in secondo luogo il modesto risultato di Federico Sboarina che, pur ampiamente sostenuto da tutti i partiti di destra, raggiungeva un modesto 29%, ed infine Tosi forte di un consistente seguito personale del 23% ma non sufficiente a vincere la sfida.

In questi cinque anni Sboarina è stato forse la brutta copia di Tosi, pur continuandone la politica. Ma soprattutto con il suo recente cambio di casacca verso Fratelli d’Italia, la destra veronese per le elezioni del prossimo 12 giugno è veramente nel marasma. La Lega non appoggerà Tosi, ma dovrà turarsi il naso per dare il voto a Sboarina, mentre Forza Italia probabilmente appoggerà l’ex leghista Tosi.

Damiano Tommasi

Damiano Tommasi

Tutto al contrario dalle parti del candidato sindaco Damiano Tommasi dove fiducia ed entusiasmo crescono di giorno in giorno. Il centro sinistra che ha ritrovato l’unità, con l’appoggio anche dei 5 stelle e di altre liste di centro, può accedere al ballottaggio e la sfida finale è aperta. Dopo 5 anni è tutta un’altra partita.

A volte si vince per la propria forza, a volte per la debolezza dell’avversario, comunque vince chi ha un voto in più, che da sempre è quello dell’elettorato moderato di centro. Buona fortuna Damiano.

Claudio Toffalini

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Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

1 Comment

1 Comment

  1. Maurizio Danzi

    29/04/2022 at 12:50

    In politica 5 anni sono una era geologica. Dopo un silenzio di 5 anni, appunto un’era geologica, il centro sinistra si è rianimato e ha cominciato a parlare. Non dico nulla del dibattito politico interno e della composizione delle liste che sosterranno Tommasi. Perché nulla so. I primi litigi hanno evidenziato che la sintesi politica è stata sub/appaltata al candidato e questo non va bene. Ma visto la caratura dei dirigenti politici locali era da aspettarselo. Invece la partecipazione di alcuni parlamentari di peso è sintomo di intelligenza politica.

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