La campagna elettorale nel Comune di Verona in vista delle prossime elezioni si sta avviando all’insegna di un boom di liste civiche, accompagnate dal rientro di alcune “vecchie glorie” della politica di un tempo da dimenticare.
Il quadro che si presenta è finora caratterizzato da due evidenti anomalie rispetto alla situazione nazionale, riguardanti entrambe il centrodestra: la ricandidatura a sindaco di Flavio Tosi e il distacco di Forza Italia da FdI e Lega con avvicinamento a Tosi.
La ricandidatura indipendente di Tosi, dopo due mandati di governo della città gestiti con la Lega all’insegna di “tanto potere senza risultati,” acquista il significato di un tentativo di rivincita personale fuori tempo, e di improbabile realizzazione.
La rottura tra il sindaco Federico Sboarina e FI risulta motivata formalmente dal pessimo rapporto che si è consolidato tra gli interlocutori e trova una spiegazione politica nel progressivo spostamento a destra del governo cittadino.
Dalle prime battute, questa campagna sembra caratterizzarsi per la presentazione di un numero crescente di liste civiche, alcune costruite su presupposti piuttosto strani, come la lista Verona per la libertà del cattolico tradizionalista Alberto Zelgher, noto leghista su posizioni ultraconservatrici, che ha deciso di candidarsi sindaco per rappresentare i no green pass.
Poi c’è una rincorsa di liste civiche vecchie e nuove, in gran parte vicine al centro destra o a Tosi, con l’obiettivo di rappresentare il centro moderato.
Nessuno intende negare la potenziale positività dell’apporto delle liste civiche in una elezione comunale, ma nel caso veronese, pur in presenza anche di note eccezioni (Traguardi, Verona Domani, Verona in Comune), nelle quali alla lista si accompagna una scelta programmatica, la gran parte delle altre sono nate sul presupposto di dar vita a un sostegno alla coalizione di riferimento, con una maggiore possibilità di eleggere qualcuno in Consiglio comunale e partecipare quindi, in caso di vittoria, alla distribuzione dei posti di potere negli enti comunali, che sembra diventata una delle finalità principati dell’attività politica locale.
Il fatto che tale nascita sia oggi collegata al tentativo di rientro di politici ormai fuori corso, rende più esplicita tale finalità.
Formalmente la stragrande maggioranza di queste liste si qualifica come rivolta a conquistare il consenso degli elettori appartenenti al centro moderato, utilizzando nomi più o meno riferiti alla nostra città: Verona al centro, Ama Verona, Vale Verona, Futuro e Famiglia, CSU e altre, finora distribuite tra i candidati Sboarina e Tosi.
Circa Damiano Tommasi e il centrosinistra le proposte di liste civiche saranno presentate in seguito, secondo i tempi della campagna scanditi dal candidato sindaco.
Se teniamo presente la profonda crisi attuale dei partiti, questa diffusa presenza di liste civiche se può aiutare a rafforzare il rapporto con l’elettorato, tuttavia aumenta il rischio di frammentare l’azione politica in tanti piccoli gruppi dediti alla conquista di micro-obiettivi, proprio nel momento nel quale alla politica, di fronte alla pandemia e alle conseguenze della guerra, è richiesto un salto di strategia e di riforme.
Dobbiamo tener presente che il futuro di Verona, dopo le sconfitte e le mancate riforme degli ultimi anni e di fronte alle difficili sfide della innovazione tecnologica e della crisi energetica e ambientale, oltre alla qualità dell’occupazione dei giovani richiederà idee e scelte coraggiose, molto diverse dalla gestione corrente.
In prospettiva, questo divario tra dimensione e natura dei problemi da risolvere e qualità delle risposte politiche, favorisce una inadeguatezza complessiva della classe dirigente che mi pare rimanga uno delle questioni cruciali della politica veronese.
Con queste esigenze, la campagna elettorale si presenta con non poche incertezze, che lo sviluppo successivo dovrà chiarire. Il centrodestra, soprattutto per bocca di Matteo Salvini, è convinto di vincere facilmente, forse già dal primo turno, ma pesa la posizione di Forza Italia che, se non rientrerà nella coalizione provocherà un cambiamento della linea politica del centrodestra e le stesse possibilità di vittoria.
Nel centrosinistra, mentre si sta definendo una strategia della campagna, alternativa nel programma e nei tempi di realizzazione, si è posto il problema della incompatibilità della presenza di Azione di Carlo Calenda nel centrosinistra assieme al M5S.
Una posizione eccessivamente rigida, specie in una elezione comunale dove la specificità della dimensione locale dovrebbe consentire possibilità di soluzione diverse. Se il centrosinistra sarà condizionato da rigidità del genere, difficilmente saprà superare le diverse sfide che ha di fronte per poter puntare alla vittoria.
Più che rigidità sugli schieramenti credo sia necessario essere più determinati ed esigenti sui contenuti della politica. Su questo e gli altri problemi di unità e di mobilitazione del centrosinistra Tommasi è chiamato a rendere efficace la sua leadership.
Luigi Viviani

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

Andrea
30/03/2022 at 10:31
Zelger, senza H. – Famiglia è Futuro che assieme a Vale Verona ha creato Verona al Centro