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Cultura

Risorgimento e brigantaggio, le immagini dei primi fotografi

L’Ossario di Custoza ospita diverse fotografie e testimonianze di uomini e donne che nella seconda metà dell’Ottocento persero la vita nella guerra per l’indipendenza italiana

Palazzo Bottagisio, Villafranca (Verona)
Palazzo Bottagisio, Villafranca (Verona)

Durante il periodo risorgimentale abbiamo numerose testimonianze fotografiche di persone comuni che sono state direttamente coinvolte nelle battaglie per l’indipendenza italiana, come ci racconta lo storico Maurizio Grazia nel suo libro Dagli albori della fotografia (Sometti Editoriale, pp.159, €18) in cui offre la testimonianza di due cittadini villafranchesi che si sono arruolati: Luigi Prina e Luigi Zanini.

Entrambi parteciparono alla spedizione dei Mille di Garibaldi e le loro testimonianze sono raccolte nel Museo del Risorgimento di Villafranca allestito a Palazzo Bottagisio, dove si trovano le loro lettere di diserzione dall’esercito austriaco. Nel Museo sono conservati anche testimonianze di donne volontarie come Angela Aprili, vivandiera garibaldina.

Alcuni veronesi che parteciparono alla Spedizione dei Mille

Alcuni veronesi che parteciparono alla Spedizione dei Mille

Prina era filo-italiano, per questo disertò la leva austriaca e venne trasferito in Italia nel 1859 per combattere nella battaglia di Magenta. Si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi al comando di Garibaldi con il grado di sergente e partecipò alla campagna garibaldina in Trentino come sottotenente.

L’Ossario di Custoza ospita diverse fotografie e testimonianze di uomini e donne comuni che nella seconda metà dell’Ottocento persero la vita nella battaglia di Custoza, in cui l’esercito italiano venne sconfitto dall’Austria nel 1866.

Lo storico e regista teatrale Carlo Saletti ne L’Ossario di Custoza. Guida storico-turistica (2013) cita una mostra itinerante tenuta nel capoluogo villafranchese nel 2017 e la figura di Luigina Sartori, prima bambina considerata vittima civile della battaglia di Custoza, di cui non abbiamo fotografie.

La targa in ricordo della trecidenne uccisa da una pallottola vagante è affissa sopra un’abitazione in località Vegruzzi, nel comune di Sommacampagna, a breve distanza dalla casa del Tamburino Sardo, figura leggendaria e patriottica.

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«Gli abitanti dei territori del Sud Italia soffrirono maggiormente il malessere del mancato processo di modernizzazione statale. Ciò provocò un sentimento di ribellione delle classi più deboli della popolazione e scaturì il fenomeno del Brigantaggio» afferma Grazia.

Ai fotografi dell’epoca non era sfuggita l’occasione di documentare l’azione repressiva dello Stato e immortalarono con scatti macabri di briganti uccisi che alimentarono tra la popolazione il mito del “brigante crudele”, molto diffuso nel mondo contadino.

I fotografi erano al seguito delle truppe unitarie e venivano chiamati sul posto della cattura o al seguito dell’uccisione dei briganti per eseguire delle immagini poi variamente utilizzate anche dai giornali per corredare i loro articoli. Emblematici sono i ritratti dei cadaveri di Gaetano Tancredi, detto Tranchella, e di due uomini della sua banda uccisi nel Bosco di Persano (Salerno).

Nelle battaglie risorgimentali parteciparono come volontari molti fisici, geologi e naturalisti italiani che spinti dal loro desiderio di unità nazionale decisero di arruolarsi in battaglioni universitari. Celebre è il battaglione formato all’Università di Pisa, a cui aderì il geologo Leopoldo Pilla, che organizzò il Battaglione Universitario Toscano e morì nella battaglia di Curtatone e Montanara nel 1848.

Antonio Stoppani (1824-1891) autore de Il Bel Paese (un viaggio naturalistico attraverso l’Italia) prese parte alle Cinque Giornate di Milano nel 1848 e per questo fu allontanato dall’insegnamento. L’allievo Torquato Taramelli (1845-1922), autore delle prime carte geologiche d’Italia, si arruolò volontario nella Terza guerra d’Indipendenza assieme ai garibaldini nella battaglia di Bezzecca e Valvestino, combattuta tra Trento e Brescia.

Michelangelo Piccin

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1 Comment

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  1. Marcello Toffalini

    20/03/2022 at 10:17

    Rendere onore alle vittime civili, ai soldati periti e ai primi garibaldini filoitaliani delle zone di Villafranca e Sommacampagna (caduti e/o combattenti nelle more della sanguinosa battaglia per l’Indipendenza del 1866), mi pare cosa necessaria e giusta. Ci ricorda anche qualcosa di attuale. Grazie dunque allo storico Grazia per i suoi studi e a Piccin e a Verona-In per averli resi noti.

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