INTERVISTA – Francesca Rossi è la direttrice dei Musei Civici di Verona. Il suo mandato, assegnatole nel 2017, scade a fine marzo 2022 ma potrebbe essere prorogato fino alle prossime elezioni amministrative.
– Dottoressa Rossi, il suo incarico di direttrice scade tra poco: che progetti ha per il futuro?
Rossi. «A Verona c’è tanto da fare ma io faccio parte della Pubblica Amministrazione, le nostre carriere sono di servizio. Ho l’incarico di lavorare fino all’ultimo giorno al massimo per dare il mio contributo. Se guardo indietro, sono felice del mio lavoro, abbiamo messo delle belle fondamenta per il futuro di Verona».
– Essere una donna in un ruolo apicale ha mai rappresentato un problema per lei?
Rossi. «Non ho mai avuto particolari problemi, nemmeno a Milano come responsabile della collezione dei disegni del Castello Sforzesco. Sono arrivata a Milano come una totale estranea e pur essendo donna e senza una rete di contatti preesistente mi sono costruita le mie relazioni da sola. Ho sempre creduto nelle competenze, nel dialogo e nella relazione, caratteristica femminile».
– Che cosa pensa delle quote rosa?
Rossi. «Io non faccio parte delle quote rosa, io sono un tecnico e sono stata scelta per le mie competenze. Come tecnico ti misuri con dei risultati e degli indicatori, sulla base dei quali costruisci una carriera. Io ho sempre creduto al valore delle competenze, del merito e dell’intelligenza: chi dirige deve avere capacità organizzative e di leadership, non importa se uomo o donna. Penso che serva un contributo comune di uomini e donne sul principio dell’eccellenza per evitare di livellare le persone».
– Le sarà capitato di incontrare un uomo incompetente in un ruolo di vertice…
Rossi. «Capita spesso, certo. E quando ti capita, si nota immediatamente. È proprio quella cultura della competenza su cui bisogna lavorare. Io mi ritengo molto fortunata perché, come storica dell’arte, ho scelto di lavorare nei musei che sono centri promotori per eccellenza di qualità di vita, di inclusione e pari opportunità e quindi, come tutti i luoghi della cultura, aiutano la società a far cadere le barriere delle disuguaglianze, qualsiasi esse siano».
– Pensa che a Verona ci siano delle eccellenze femminili che non riescono ad emergere?
Rossi. «Se penso al comparto culturale in generale vedo che le donne riescono ad essere aggregatrici degli elementi sociali, pensi ai musei di Verona e di tutta Italia, le cui figure tecniche sono per la maggior parte femminili. Verona ha una grande attenzione ai servizi di cura della persona e ai servizi sociali, in cui le donne emergono. Nella cultura sono molte le donne ai vertici tecnici ma non nego che negli organi di potere decisionale serve una svolta: ad oggi in Italia abbiamo avuto solo due ministri donna per la cultura (Giovanna Melandri e Vincenza Bono Parrino, ndr)».
– Quindi che cosa ostacola l’ascesa femminile a ruoli dirigenziali?
Rossi. «Gli ostacoli ci sono ma a noi donne capita di avere paura. La differenza la fa il coraggio anche di mostrare con trasparenza le proprie fragilità: con la pazienza e il dialogo si vince. Io non sono vista come una persona autoritaria, mi dicono che sono mite ed empatica: quando si è se stessi, contano determinazione, motivazione e passione. C’è da dire però che la professione culturale è meno retribuita rispetto ad altre e forse per questo è un campo in cui è necessaria anche una certa vocazione: le donne in questo sono più disponibili».
– Pensa che un ruolo pubblico la protegga in qualche modo?
Rossi. «Lavorando nel pubblico sono più protetta perché – avendo come obiettivo ultimo l’interesse pubblico – non sono mai sola, sono parte di un progetto più grande di cui fanno parte altre persone che ti sostengono. Ma anche tutti i cittadini hanno una loro funzione pubblica: ogni persona può dare un proprio contributo e la partecipazione alla costruzione di una società migliore ti assegna un posto nel mondo, uomo o donna che sia».
Annalisa Mancini

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com

Maurizio Danzi
17/03/2022 at 16:48
Competenze skills e potenzialità.
La stessa strada seguita dal Comune : Agsm . Consorzio Zai, ….
Competenze skills e potenzialità.