Vite piegate da un’esistenza amara dove raramente si intravede l’eco di una luce, comunque sempre schermata. Quattordici fotografie in bianco e nero dove a prevalere sono i mezzitoni. Questo ciò che rimane dopo la lettura del libro di Cinzia Inguanta L’ultimo Natale di Mrs Dalloway (Scatole parlanti, 2022).
La scrittura di Inguanta è martellante nella punteggiatura, a volte così ritmata e cruda da adattarsi al sesso: «Tirò fuori l’uccello dalla sua fica. La girò mettendola in ginocchio sul letto. Le allargò le natiche, ci sputò sopra e ci spinse il cazzo dentro».
Come si vede in L’ultimo Natale di Mrs Dalloway non c’è “poesia”, non si trova. Difatti non è nell’intenzione dell’autrice mostrarci un mondo a colori, tutt’altro. Le scene che si aprono a fisarmonica ricordano piuttosto alcuni quadri cupi di Francisco Goya.
Nel libro la famiglia è destrutturata, i figli privi di riferimenti. Papà e mamma mancano di introspezione e finiscono per trasferire sull’amante di turno le loro frustrazioni. Non ci sono scelte coraggiose (rifarsi una nuova vita, più solare) perché non ci sono grandi amori, i rapporti rimangono infantili e tutto avviene nella clandestinità in un susseguirsi di fallimenti.
Persino il rito di truccarsi davanti allo specchio, ripetuto nei racconti, passa dal piacere di farsi bella al suicidio con una naturalezza disarmante. E infatti il mito di Eros, la pulsione alla vita, e di Thanatos, la pulsione alla morte, si risolve quasi sempre a favore di quest’ultimo. Rare sono le forme di sublimazione salvifica, forse l’assistenza a chi non ce la fa più. Mai nella cultura, nell’arte o in una fede di cui i protagonisti sono ignoranti.
Tutti i racconti di L’ultimo Natale di Mrs Dalloway si risolvono nei giorni immediatamente precedenti e seguenti il Natale, qui come archetipo di un mondo ideale svuotato di ogni contenuto spirituale. Un’ambientazione temporale che serve da contrasto per le storie narrate: il profumo dell’arrosto, il Prosecco, il tintinnio delle posate, un attimo di convivalità, perfino un presepe. Ma poi ecco subito il tempo che fugge, la solitudine, l’alcol, la droga, la ludopatia, le menzogne, le meschinerie.
Perché un libro così crudo? Ognuno si guardi attorno per poi chiedersi se è questo il mondo in cui viviamo. Infine come leggere senza farsi del male? Lo spiega l’autrice all’inizio, che ci spinge a non giudicare e al sentimento nobile della compassione: «Ho amato tutti i miei personaggi, in modo profondo». (g.m.)
Il libro L’ultimo Natale di Mrs Dalloway (86 pp, 12 euro) sarà presentato alla libreria Feltrinelli, via Quattro Spade 2, Verona, giovedì 17 marzo alle 18.
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