La periferia orientale di Verona è generalmente considerata come un tipico esempio di sobborgo ex industriale novecentesco. Non va dimenticato però che il toponimo “di Campagna” attribuito ai suoi due sobborghi storici, Madonna di Campagna appunto, ma anche San Michele Extra (che per secoli fu detto “di Campagna”) testimonia una storia molto più arcaica.
San Michele Extra (ovvero fuori mura) fu per secoli un monastero di suore benedettine. Fondato in età longobarda e demaniato in età napoleonica, nei sui esatti mille anni di storia ebbe momenti di grande prosperità legata al prestigio delle sue abbadesse, figlie dell’aristocrazia cittadina tra cui si annoverano anche delle Scaligere e alcune nipoti di Dante. Le copiose doti fondiarie apportate da queste nobildonne ne fecero il centro di un comprensorio agrario sterminato, che andava dalla bassa Valpantena fino all’Adige.

Il campanile della Chiesa di San Michele Extra, Verona
È affascinante riflettere sulla dedica all’arcangelo Michele: capo delle schiere angeliche, guerriero che nella notte dei tempi sprofondò Lucifero e gli angeli ribelli, e colui che tornerà nella battaglia finale per sconfiggere la Bestia che insidia la Vergine.
La dedica si deve alla devozione dei longobardi, casta guerriera, per i santi armati. Devozione pragmaticamente applicata alle aree chiave per il controllo delle strade e degli ingressi di grandi città, come era appunto questo a oriente di Verona. Un custode per eccellenza, a guardia di Verona, contro le forze del male e i nemici.
Dell’arcangelo Michele sono numerosissime le rappresentazioni nei tre edifici di culto di cui si compone la chiesa omonima: nell’antica cappella delle benedettine, romanica, con splendidi affreschi del Duecento e del Trecento da poco restaurati; nel coro delle monache e nella sacrestia, rinascimentali; e infine nell’edificio principale sette-ottocentesco, di cui tutti ammiriamo l’imponente facciata tardobarocca che incombe su via Unità d’Italia.
Fu proprio un evento bellico, forse il più importante nella storia “di terraferma” delle Serenissima, che condusse invece all’edificazione del poco lontano Santuario della Madonna della Pace, popolarmente detto Madonna di Campagna.
La guerra contro la Lega di Cambrai scoppiata nel 1509, che doveva rimanere un fenomeno regionale, ebbe postumi geopolitici che si chiusero solamente nel 1559 con la pace di Cateau Cambrésis.

San Michele e il drago, Raffaello Sanzio, Louvre, Parigi
Cinquant’anni di guerra sul suolo italiano, dai quali Venezia apprese l’importanza delle difese di terraferma, e da cui scaturì l’opera di fortificazione del Sanmicheli e la cosiddetta “Spianata” intorno alla città di Verona: per chilomentri e chilometri intorno alla città Venezia vietò qualsiasi costruzione che potesse fornire punti d’appoggio ad eventuali assedianti; numerosi conventi vennero abbattuti a questo scopo, e da uno di questi si salvò un affresco della Vergine allattante, che divenne presto meta di pellegrinaggi locali, in virtù dei miracoli che essa sembrava concedere.
Michele Sanmicheli è il padre nobile del Santuario, il cui “marchio di fabbrica” è inconfondibilmente la pianta centrale, quella fissazione per il cerchio e la cupola tipica dell’umanesimo, abituato a mettere l’uomo al centro della forma geometrica più perfetta e difficile da riprodurre e gestire.
L’interno del tempio è realmente coinvolgente, non solo per la sua forma a pianta centrale, ma anche per gli escamotages spaziali che accompagnano verso il sancta sanctorum dove si conserva il prodigioso affresco della Madonna della Pace. Molto sorprendente è anche l’ascesa sulla balaustra della cupola, da cui si domina un panorama insolito su Verona vista da est.

Il coccodrillo nel Santuario della Madonna della Pace, San Michele Extra, Verona
Ma il Santuario cela anche un tesoro di ex voto, ricevuti per secoli dalle pie mani dei contadini… benché a spiccare oggi sia soprattutto una inconsueta donazione di nobili locali: un autentico coccodrillo del Nilo lungo cinque metri, imbalsamato e appeso per le zampe al soffitto, di cui questa parrocchia è certamente orgogliosa custode.
Daniele Bressan
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