Nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani il Veneto è la Regione che vanta in Italia i risultati migliori. Dai dati2020 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con il 76,11% di raccolta differenziata il Veneto supera tutte le altre Regioni italiane.
Fra le 7 province venete la migliore è Treviso con l’88,31% di raccolta differenziata, la peggiore Rovigo con 68,98%, mentre la Provincia di Verona con il 71,97% ha un risultato discreto anche se nettamente inferiore alla media.
E a livello di comuni capoluogo di Provincia? Fra i capoluoghi Verona è molto indietro. La raccolta differenziata nel Comune di Verona nel 2020, sempre secondo i dati ISPRA, era solo al 54,53%, il peggior risultato del Veneto.
Confrontando il dato 2020 con gli analoghi precedenti del 2015 appare evidente anche che Verona ha perso terreno rispetto alle altre città. Padova in cinque anni, nella raccolta differenziata, ha guadagnato 9 punti passando da 50,74% a 59,97%, Rovigo ne ha guadagnati 10 da 56,16% a 66,67%, mentre Verona con un aumento di poco meno di 4 punti da 50,81% a 54,53% ha consolidando l’ultimo posto nella classifica delle città venete.Di chi la responsabilità di questa gestione così scadente? L’Ente preposto all’organizzazione e controllo della gestione integrata dei rifiuti urbani, per effetto della Legge regionale n. 52/2012, è il Consiglio di Bacino. Il Comune di Verona fa bacino a se stante, denominato “Verona città”, e nel caso specifico le funzioni del Consiglio di Bacino sono state attribuite al Consiglio Comunale ed agli Organi politici ed Uffici del Comune stesso.
Di fatto, quindi, le responsabilità della programmazione, organizzazione e controllo della gestione dei rifiuti urbani nel territorio comunale, gravano direttamente sul Sindaco Federico Sboarina, in qualità di Rapprentante legale e Presidente del Consiglio di Bacino, e sulla maggioranza politica che lo sostiene.
Per legge i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti devono essere integralmente coperti dalla tariffa, pagati quindi dai cittadini, e la tariffa per effetto anche del basso indice della raccolta differenziata subirà nel 2022 un aumento. Quindi a un non brillante servizio farà seguito anche un aumento della tariffa.
Ma quale sarà il futuro della raccolta dei rifiuti urbani a Verona? Si tratta di scelte strategiche urgenti ed inderogabili. Non potendo continuare senza limiti a prorogare l’affidamento diretto del servizio all’Amia, e per evitare di mettere in gara europea il ciclo dei rifiuti, l’Amministrazione ha scelto la gestione “in house”, ma per tale soluzione occorre che Amia torni ad essere azienda comunale.
E così dopo che nel 2012 l’Amministrazione aveva venduto la municipalizzata Amia ad AGSM, ora dovrà fare l’operazione inversa. La vendita del 2012, una artificiosa manovra finanziaria che aveva lasciato perplessi molti cittadini veronesi, aveva dato liquidità al Comune ed appesantito i conti di AGSM, ora però il Comune dovrà trovare i soldi per ricomprarsi l’azienda. E come nel gioco dell’oca si torna alla casella di partenza.
Un’Amministrazione che sembra giocare alle scatole cinesi con le proprie aziende, trascurando come Ente di Bacino gli investimenti e l’organizzazione efficiente del ciclo dei rifiuti. I conti non tornano ed è decisamente ora di cambiare registro.
Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it
