E alla fine la cosa più sensata apparve quella di ripescare dal cilindro il nome di Sergio Mattarella. Richiamare al Colle con un nuovo incarico il presidente uscente e mantenere così Mario Draghi a Montecitorio si rivelò da ultimo, per i grandi elettori, l’unica strada percorribile in vista delle imminenti elezioni.
Dunque, nessun cambiamento di rotta. Lo spettacolo mediatico che la politica aveva offerto nelle concitate giornate di consultazione era stato sconcertante. Nella foga crescente di volersi auto accreditare la scelta del presidente, dunque acquisire un maggior peso politico, il centrodestra non ha esitato a bruciare, in frenetica sequenza, profili autorevoli dapprima osannati non risparmiando, nel gioco dell’improvvisazione dei nomi, neppure le figure femminili.
Sul fallimento della politica ancora una volta ha fortunatamente vinto la solidità delle istituzioni e la saggezza, il rigoroso senso del dovere e di responsabilità di chi ancora si sente per vocazione servitore dello Stato. Quando il Paese chiama, quando l’emergenza è impellente ed è richiesta stabilità anche a livello internazionale, da illustri cittadini ci si deve mettere a disposizione e farsi carico dell’esercizio della Costituzione. E così ha fatto Mattarella, sacrificando i suoi ottant’anni ed ogni istanza personale, pur sapendo che un mandato di incarico di ben quattordici anni rappresenti un’anomalia per una democrazia.
Ed eccoci qua allora con un grande vecchio alla guida del Paese a svolgere un ruolo istituzionale così complesso ed impegnativo che, ancora una volta, solo il mito dell’antica Grecia riesce a rendere con suggestione ed efficacia.
Il rimando corre al mito platonico della Biga alata, menzionato nel Fedro. Un carro sontuoso è qui strattonato da due indomiti cavalli, uno bianco ed uno nero in lotta tra loro, ed è utilizzato dal filosofo per discettare anche dell’anima e delle sue passioni.
Mentre Il cavallo bianco rappresenta infatti la sua parte nobile, più spirituale orientata al cielo, quello nero è la bestia irsuta, recalcitrante, espressione della dimensione concupiscibile e più terrena dell’anima. L’arduo compito dell’auriga, nella fattispecie la ragione, è quello di tenere in equilibrio il carro.
Fuor di metafora, Mattarella è come l’auriga platonica, il grande mediatore che muovendosi, sempre all’interno dei suoi compiti istituzionali, con autorevolezza e abilità politica deve far sì che ogni interesse particulare converga al bene del Paese, osservi la legalità e si esprima nel rispetto della Costituzione.
Moral suasion è chiamata oggi la sua arte, un’arte che basandosi sull’autorevolezza del suo status si assuma il diritto di persuadere e dirimere, quando serva, le inevitabili controversie troppo umane che insorgono fra le parti.
L’intento è quello di operare una sorta di ricomposizione dell’ordine compromesso, ristabilendo comunque la ricchezza della dialettica del confronto. Una fine opera di mediazione rivolta all’armonia è dunque quella esercitata dall’auriga, consapevole che la ricchezza delle differenze alimenta criticamente e vivifica la democrazia.
E questo gioco di equilibri impegna mutatis mutandis anche Verona alle prese con le imminenti elezioni comunali. Complicata qui si rivela la scelta dell’auriga, in questo caso la figura del Sindaco che, in quanto sindaco di tutti i cittadini, deve saper guidare un carro reso troppo sconquassato dalla turbolenza di tensioni interne avverse che sembrano aver smarrito la visione complessiva della polis.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it

Maurizio Danzi
04/02/2022 at 14:13
Un incarico confermato nelle democrazie occidentali è una cosa normale, in Italia assume il carattere della eccezionalità. Anche questa visione comune parla del fallimento della politica. E’ risaputo poi che fare politica in Parlamento risulta più arduo rispetto ai comunicati proposti dal Papete. Là la donna è un ornamento. Ci sono onorevoli che mandano foto dal transatlantico prima di andare a votare. Siamo la patria di inamidati piccolo borghesi. Non so se la riduzione dei parlamentari aiuterà. Certamente la mediocrità, in particolare nei confronti della donna, fa rabbrividire.
Adriana Maculotti
04/02/2022 at 13:06
Un incarico di 14 anni è davvero un’anomalia per una democrazia… Forse il Presidente Mattarella ci potrà salvare dalla disaffezione per la stessa democrazia e dunque dal pericolo di inneggiare all’uomo forte che, come in un passato non troppo lontano, ha causato danni, brutture e ferite difficili da rimarginare. Brava Corinna!
Belcastro Nunzia
03/02/2022 at 16:18
Mi dispiace anche per la pessima vetrina che hanno riservato alle donne impegnate con serietà e competenza nelle diverse Istituzioni… sacrificate a caso…