Mancano pochi giorni alle elezioni del prossimo Presidente della Repubblica, e qualche mese per le votazioni del Sindaco e del nuovo Consiglio Comunale di Verona.
In questo contesto nazionale e locale, la classe politica già impegnata sul fronte della pandemia sanitaria, sembra aver messo in secondo piano molti problemi, e fra questi: 1) la proroga degli sfratti, scaduta il 31 dicembre 2021 e per la quale non si hanno notizie per un possibile rinnovo; 2) il notevole aumento dei prezzi di prodotti e beni di consumo primari, unitamente ai costi delle tariffe per le forniture erogate sia alle famiglie che alle attività economiche e produttive, quali l’energia, gas, acqua, e altro ancora.
Secondo i dati nazionali, resi noti dal ministero degli Interni e raccolti dalle organizzazioni sindacali degli Inquilini, sarebbero oltre 170 mila in Italia gli sfratti convalidati e giacenti nelle varie Cancellerie dei diversi Tribunali, in attesa della loro esecuzione. Di questi oltre 1.000 riguarderebbero il Comune e la Provincia di Verona.
Le cause maggiori di questi sfratti sarebbero originate dalle morosità nel pagamento degli affitti e delle spese condominiali e questo conferma il manifestarsi, seppur in modo ancora nascosto e silenzioso, della nascita di nuove povertà, che riguardano in particolare coloro che hanno perso il lavoro, ma anche molte persone anziane. Questo dato assume una dimensione ancora più indicativa poiché gli sfratti, da qualche tempo, stanno coinvolgendo anche gli inquilini degli alloggi pubblici e popolari.
Allo stato attuale credo sia difficile prevedere ulteriori ma necessarie proroghe, in quanto il loro blocco avrebbe “raggiunto il limite massimo della tollerabilità”, cosi come affermato dalla sentenza della Corte Costituzionale numero 213 dell’11 novembre 2021 .
Diverse di queste proroghe, infatti, sarebbero riferite a sentenze risalenti addirittura al 2017 e 2018, le cui esecuzioni sono state rinviate nel tempo sino a coincidere con ragioni “conseguenziali” alla pandemia in atto.
Occorre pertanto che la Regione del Veneto, dalla quale dipendono le diverse ATER territoriali, e il Comune di Verona, che controlla la sua societa partecipata AGEC, mettano a disposizione i fondi necessari per recuperare e rendere idonei con celerità le diverse centinaia di alloggi pubblici, tuttora sfitti, per far fronte alla probabile imminente emergenza abitativa.
Per quanto riguarda l’aumento dei prezzi dei diversi prodotti di prima necessità, tutti abbiamo registrato enormi variazioni generalizzate, talune persino abnormi, come nel caso dei carburanti e delle forniture per uso domestico dell’energia, dell’acqua e del gas, dove il perverso sistema fiscale fa incidere sugli aumenti persino l’imposta del valore aggiunto IVA.
Per queste ragioni ritengo che i parlamentari e gli amministratori comunali veronesi debbano assumere con urgenza l’impegno di chiedere una riduzione delle tariffe al Governo centrale e alle Amministrazioni pubbliche, tagliando le accise e tutti i diversi aggravi che pesano sulle bollette delle forniture, compreso l’IVA e quei misteriosi “oneri di sistema” che raddoppiano il costo dei prodotti di prima necessità.
Giuseppe Braga

Giuseppe Braga è nato a Verona il 12 giugno del 1943. Ha lavorato alle Officine e Fonderie Leopoldo Biasi di Verona. È stato dirigente e membro della segreteria FIMCISL di Verona; dirigente e Segretario generale Federchimici CISL di Verona; Segretario generale SICET CISL di Verona e Responsabile organizzativo Confederazione; consigliere di terza Circoscrizione in Borgo Milano. Durante l’attività sindacale ha ricoperto varie cariche. giuseppe.braga@gmail.com
