Dal Vangelo di Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;5come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo. Luca 21,25-28.34-36
Per i cristiani inizia oggi il periodo dell’Avvento. È il tempo dell’attesa e della speranza. Il brano di Luca è un brano piuttosto difficile da interpretare. Fa parte del genere letterario apocalittico. Gesù non vuole incuterci paura. Vuole invece aiutarci a vivere, a sperare. Vuole darci una mano per affrontare con fiducia le difficoltà della vita.
«Alzatevi e levate il capo, state svegli, perché la vostra liberazione è vicina»
Che significato può avere per noi oggi questo invito: alzatevi, state svegli?
Anche oggi in questo tempo di pandemia, è più facile cogliere i segni della paura, che della speranza. Ci sono stati più di 5 milioni di morti per Coronavirus nel mondo. In Italia 180 mila morti. Sono ancora tanti i drammi che ci accompagnano ogni giorno: guerre, fame, violenza sulle donne, immigrazione.
Stiamo vivendo una profonda crisi mondiale, economica, sociale, politica, religiosa. Si avverte anche tra noi un clima di sfiducia e di pessimismo generale.
Pensiamo ai tanti giovani senza lavoro, senza futuro. Ai tanti anziani soli.
La tentazione è quella di lasciarsi andare. Perché impegnarsi? Perché protestare? Tanto non cambia nulla.
Come è possibile in questo contesto parlare di attesa, di speranza?
Una delle parole che sentiremo spesso in queste settimane è “l’attesa”.
Quale può essere il significato di questo invito ad attendere?
Per Gesù l’attesa è uno stile di vita, è un atteggiamento, un modo di interpretare la vita.
«State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in affanni …».
C’è sempre per tutti il pericolo di addormentarsi. Di essere presi dalla paura. Di cadere in una forma di depressione, di catastrofismo.
Il Vangelo ci invita a non fermarci, a guardare avanti, a non sentirci soli. Dio non viene una volta all’anno a Natale. Viene tutti i giorni.
Noi spesso cerchiamo segni straordinari, chiediamo a Dio miracoli.
E non ci accorgiamo che il “Dio della speranza” si fa vicino a noi nei piccoli gesti quotidiani: il sorriso di una persona, una telefonata di un’amica, nei colori dell’autunno, nella bellezza di un tramonto, attraverso le pagine di un bel libro, l’ascolto di una canzone.
Ma l’Avvento ha anche un altro messaggio molto originale. Non siamo noi che dobbiamo cercare Dio. Prima di cercare Dio, dobbiamo lasciarci cercare da lui.
Se vuoi incontrare Dio nell’altro, nella natura, nella vita, prima lo devi accogliere dentro di te. Fermati. Fai spazio al silenzio.
In ognuno di noi c’è un “piccolo grembo di speranza”.
Don Roberto Vinco
Domenica 28 novembre 2021
Dio non lo si cerca
si può solo attenderlo
Simone Weil, (1909-1943) filosofa
«Eccomi, Signore,
col mio desiderio di incontrarTi
e la mia incapacità di trovarTi.
Eccomi, Signore,
oggi voglio prendere il tempo
di stare in silenzio e attenderTi.
Vieni Tu stesso a soffiare sul il mio vuoto
la freschezza della Tua presenza inattesa».
Suzanne Schell

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
