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Lettere

Questione clima: sulle orme dei giovani per non tornare al Giurassico

Tempo scaduto: il Pianeta è in tilt. Tutte le problematiche legate alle contraddizioni del nostro tempo appaiono concentrarsi ed esplodere insieme, riacutizzate da una pandemia che ancora ci tormenta.

Il sistema è al collasso: il mondo del lavoro che, in particolare nel nostro Paese, patisce la delocalizzazione delle imprese; migliaia di migranti in fuga per la sopravvivenza premono alle barriere dei fili spinati per entrare in Europa; 45 milioni di abitanti sul pianeta soffrono di carestia; le guerre sono diventate endemiche in molti Stati e la violenza, soprattutto sulle donne, imperversa nei regimi fondamentalisti. Ma tutte queste calamità, seppure gravose e impellenti, sono surclassate dalla questione climatica che oggi s’impone come la più urgente perché a rischio è la nostra sopravvivenza sulla Terra: da molto tempo se ne parla in sede di consessi internazionali, ma senza raggiungere concrete risoluzioni.

Ora però la situazione è al capolinea. L’innalzamento dei livelli di CO2 in atmosfera è preoccupante e il surriscaldamento del Pianeta sta già producendo effetti meteo allarmanti. Le previsioni per i prossimi anni sono catastrofiche. Il dibattito a Glasgow, dove sono riuniti i potenti dei vari Paesi, è dunque incandescente. Non c’è più tempo da perdere. Le scadenze per intervenire devono essere drastiche. La mobilitazione sulla tematica è generale e variegata, coinvolge famiglie, ambientalisti, politici, sindacati, liberi cittadini.

Colpisce in particolare in questo impegno l’attivismo dei giovani, i più interessati al futuro del Pianeta. Le piazze di tutto il mondo ribollono delle loro proteste. Sono migliaia a sfilare a Glasgow, provengono dai vari Paesi, scalpitano, reclamano azioni urgenti, inveiscono contro i bla-bla-bla dei potenti che, per difendere interessi economici particolaristici, tergiversano sui tempi di un intervento che non può che essere globale. Chiedono zero emissioni, ma soprattutto di cominciare subito. La loro audacia sorprende. Non sono più gli sdraiati raccontati da Michele Serra o i bamboccioni di Padoa-Schioppa, questi sono giovani intrepidi, talentuosi, preparati, che si sono battuti per la riapertura delle scuole in epoca pandemica e che, al seguito di Greta Thunberg, hanno ora studiato, formulato proposte che accolgono la sfida della concretezza e sono riusciti a farsi sentire, a premere su Cop26.

I loro rappresentanti sono dunque stati chiamati a partecipare direttamente con propri progetti salva ambiente ai lavori del Summit. Sono portavoce di nuove idee, di un nuovo linguaggio che pone al centro parole come sostenibilità, mobilità sostenibile, riciclo, biodiversità, biologico, energie green. Sono concetti che focalizzano l’attenzione sulla difesa dell’ambiente. C’è dunque bisogno di tutta la loro energia e partecipazione perché la transizione ecologica sarà complessa e non indolore, come non nasconde lo stesso ministro Cingolani.

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Ogni cambiamento, ogni riconversione comporta infatti benefici, ma implica contestualmente anche costi e sofferenze sociali. Tenere bilanciato il sistema sarà complicato. Nessuno lo dice, ma è indubbio che, a gioco lungo, per salvare la Terra occorrerà comunque ridimensionare l’attuale stile di vita occidentale basato su alti consumi ed elevata produzione di rifiuti, elaborare una forma di ridistribuzione della ricchezza più equa ed universale per eliminare le disuguaglianze sociali, uscire dal proprio individualismo per riscoprire il valore di collettività e bene comune. Ed è tutto ciò che costituisce la vera resistenza al cambiamento. Ma se non per virtù, sarà di necessità: l’alternativa è quella dei dinosauri che consumavano troppo per poter ancora sopravvivere.

Corinna Albolino

Written By

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it

3 Comments

3 Comments

  1. Miria Pericolosi

    11/11/2021 at 20:14

    L’articolo di Corinna espone la realtà della situazione disastrosa in cui ci troviamo. Alla fine dell’articolo, però, apre uno spiraglio di positività suggerendo comportamenti che, a tempo lungo, potrebbero, se superiamo le nostre resistenze, mitigare, non risolvere…,il problema del cambiamento climatico che sta pe essere irreversibile.
    Credo che il tempo, come dicono gli scienziati, stia ormai per scadere.
    Quanto sta avvenendo a Glasgow non è sufficiente, visto, fra l’altro, che, come denunciato dal Segretario ONU, l’industria dei combustibili fossili continuerà a ricevere sussidi per l’estrazione !
    Ricordo poi che quanto emergerà da questo summit di politici, che si rifugiano dietro la “complessità della situazione”, sono “intenti di principio” che dovrebbero diventare poi atti concreti….
    H

  2. Michelangelo

    10/11/2021 at 21:23

    Certo, signora Alboino, la responsabilità ricadrà tutta sulle spalle delle nuove generazioni. D’altro canto anni di politiche neoliberali sotto il comando imperativo “Consumo ergo sono” e anni di incuria nei confronti dell’ambiente hanno portato ad un sovraccarico. Dobbiamo ripartire dalla nostra realtà territoriale e locale, poi chissà, da cosa magari nasce cosa.

    • ANCILLA

      11/11/2021 at 22:21

      Perfetto assolutamente! la prof.ssa Corinna Albolino ha chiarito il rischio che stiamo correndo. Dobbiamo cambiar rotta. Ancilla Rizzotti.

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