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Opinioni

Il Pd e il Disegno di legge Zan, una sconfitta su cui riflettere

Serve un nuovo testo che consideri le preoccupazioni dei cittadini per sfidare il centrodestra a partecipare alla sua approvazione in Parlamento

Omofobia
Manifestazione in Piazza Bra a sostegno del DDL Zan

La bocciatura al Senato del DdL Zan sulla omotransfobia da parte della destra e di alcuni franchi tiratori costituisce una vittoria dei nemici della legge, ricercata con astuzia, ma soprattutto una sconfitta del Pd. Si può ironizzare sul tifo da stadio sull’affossamento di una delle pochissime leggi di piena gestione parlamentare da parte di una coalizione di centrodestra che continua a protestare sulla prevalenza del governo nel processo legislativo. Ma ciò che conta di più è capire fino in fondo la natura e il senso della sconfitta del centrosinistra sulla tutela di uno dei diritti umani che rimane un fatto di civiltà.

Il primo aspetto che spiega tale esito è rappresentato dalla rigidità con cui si è difeso il testo approvato dalla Camera durante il governo Conte 2, sottovalutando sia il diverso peso della maggioranza al Senato, sia alcuni problemi e preoccupazioni manifestatesi nel frattempo nella società. Va sottolineato che il testo iniziale del disegno di legge era stato elaborato da una parte del Pd di orientamento fondamentalista sull’oggetto del provvedimento, nel quale, accanto alla giusta e doverosa difesa dei gay e transessuali da atti violenti e discriminatori, si erano inserite alcune espressioni come “sesso anagrafico”, “Identità di genere percepita”, e ambigue definizioni circa il pluralismo delle idee in tale materia fino a proporre il tutto come oggetto di discussione nelle scuole. Una sorta di ridefinizione di alcuni caratteri generali della società a partire da queste manifestazioni.

Avendo presente la sensibilità media degli italiani, era evidente che una scelta di questo tipo avrebbe suscitato una serie di reazioni preoccupate e negative circa la difesa del genere biologico, della famiglia, e contro una discussione programmata nelle scuole. Al Senato, di fronte alle preoccupazioni espresse da una serie di associazioni famigliari e scolastiche, e dalla stessa gerarchia ecclesiastica, il centrodestra, con l’aggiunta di Italia Viva di Renzi, hanno deciso di cavalcarle cambiando l’orientamento complessivo sulla legge,  la disponibilità di franchi tiratori, e l’uso strumentale della “tagliola” con il voto segreto, prevista dal regolamento parlamentare, hanno fatto il resto.

A questo punto il Pd, invece di dividersi sulla ricerca dei franchi traditori, che pure ci sono stati, dovrebbe serenamente riflettere sulle sue scelte e i relativi errori in relazione all’affossamento della legge. Le previste reazioni critiche sulle espressioni su richiamate si sono effettivamente verificate circa la difesa del genere biologico, della famiglia, e contro una discussione programmata nelle scuole, reazioni che la politica avrebbe dovuto capire e tenere conto.

In tal senso si è progressivamente consolidato un insieme plurale formato da soggetti ideologicamente contrari alla legge, come alcuni gruppi di destra e di cattolici tradizionalisti, e da altri parzialmente critici ma ancora disponibili al dialogo, come la Chiesa e diverse associazioni. Letta, appena divenuto segretario del Pd, ha ritenuto di non modificare la rigida difesa dal testo approvato alla Camera, ma il tempo trascorso ha bruciato tale obiettivo, e l’apertura alla ricerca di una mediazione del segretario Pd, pochi giorni prima del voto, si è dimostrata tardiva e superata dalla evoluzione dei fatti.

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Pur essendo cosciente che con questa destra risulta pressoché impossibile un dialogo, credo che una apertura del Pd durante il dibattito precedente avrebbe comunque creato problemi interni e possibili divisioni nel centrodestra, e sicuramente avrebbe favorito posizioni meno intransigenti della gerarchia ecclesiastica e di tanti gruppi critici.

Nell’assenza di confronto, la scelta di affossare la legge probabilmente è andata oltre le stesse intenzioni di tanti critici, a dimostrazione che dei diritti dei gay alla destra importa poco o nulla, e comunque vengono dopo il suo concreto interesse politico. Ma mostrano la corda anche gran parte delle reazioni negative al voto del Senato, tutte incentrate sulla critica ideologica e su una difesa di principio di questo diritto umano che prescindono dalla concreta realtà del testo in discussione.

A questo punto spetta al Pd la scelta di riprendere l’iniziativa attraverso la presentazione di un testo che, pur mantenendo rigorosamente i diversi aspetti della lotta contro tutte le violenze e discriminazioni della omotransfobia, tenga conto di alcune preoccupazioni di una parte significativa dei cittadini, e su queste basi sfidi il centrodestra a partecipare alla sua approvazione in Parlamento.

Sappiamo però che anche questa battaglia futura sarà condizionata dall’esito della scadenza dell’elezione del Capo dello Stato, della quale, secondo molti, la cripto maggioranza emersa al Senato potrebbe costituire una prova generale. Consapevoli della rilevanza di tale elezione per il futuro del Paese, credo sia necessario partecipare tenendo ferma la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi, condizione indispensabile per garantire un percorso di crescita equa e sostenibile nei prossimi anni, e contribuire a scegliere il prossimo inquilino del Quirinale sulla base di rigorosi criteri di credibilità, esperienza di vita, competenza, fedeltà alla Costituzione.

Mentre la destra si dimostra del tutto indisponibile al dialogo, e Salvini, per ragioni di sopravvivenza, tenta di forzare la situazione cercando di raggiungere una maggioranza minima con proposte di parte, del tutto impraticabili, il Pd di Letta è chiamato a una prova di maturità politica. La strada rimane quella del dialogo con tutte le forze, anche trasversali, disponibili a sostenere una proposta che abbia un profilo coerente con lo spirito della Costituzione e con i pressanti interessi del Paese.

Luigi Viviani

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Written By

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com

4 Comments

4 Comments

  1. ODC

    10/11/2021 at 11:07

    Nelle normali tecniche di comunicazione la responsabilità della comprensione del messaggio è prima di tutto dell’emittente. Se qualcuno le segnala Enrico che non è stato chiaro, approfitti. Non sempre chi non capisce è cosi favorevole a un chiarimento. Chi ha ha orecchi per intendere significa se hai capito hai capito. Non il massimo della disponibilità.

  2. Enrico

    07/11/2021 at 20:06

    Chi ha orecchi per intendere, intenda…

  3. ODC

    06/11/2021 at 01:59

    Sinceramente Enrico ho capito poco. Mi sembra un minestrone.
    Facciamo cosi: fissiamo dei punti definisca: ” SPIRITO DELLA COSTITUZIONE” per cominciare, così la seguiamo meglio.

  4. Enrico

    04/11/2021 at 08:49

    “Spirito della costituzione”: siamo certi che quella legge fosse realmente nello spirito della Costituzione?
    Quando una libertà viene sbandierata e letteralmente sbattuta in faccia agli altri, così appunto come nel citato originario “orientamento fondamentalista” di questa legge, siamo certi di essere all’interno dello spirito della Costituzione? Quando si pretende di scavalcare le famiglie nell’educazione dei figli pretendendo che debbano essere le proprie ideologizzate ed orientare agenzie di informazione ad entrare nella scuola per instillare nuove idee, siamo sicuri di rispettare lo spirito della Costituzione?
    Si metta piuttosto in pratica la nostra meravigliosa Costituzione e nel scegliere il nuovo capo dello stato si cerchi in primis qualcuno in grado di difenderla da ogni deriva ed attacco ideologico, che garantisca ai cittadini la libertà di manifestare in TUTTE le piazze senza limitarne, sulla base di dati strumentalmente utilizzati, la libertà. Un presidente che metta al primo posto la dignità dei cittadini, non la ripresa economica concepita solo in un certo modo. Uno stato che garantisca libertà e verità, non che gestisca ideologicamente questi valori fondamentali tacciando di fake news tutto ciò che non aggrada perché svela informazioni tenute nascoste ai cittadini! Si pensi a certe stragi e depistaggi di stato …Un saggio proverbio latino dice “vulpes pilum mutat non mores”: credo che ciò che stiamo vedendo in questi tristi giorni sia il preoccupante manifestarsi di quelle abitudini/vizi difficili da cambiare se non rifondando lo stato stesso su rispetto, verità, libertà e giustizia. Valori questi sui quali certamente i padri costituenti vollero ispirarsi, ma ancora troppo poco praticati dall’attuale classe politica e da una cittadinanza confusa e male informata.

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