C’è anche un autografo di Herbert Kappler, l’aguzzino delle Fosse Ardeatine, qui nell’inedita veste di disegnatore: è una miniera il fondo d’archivio vaticano, sezione per i rapporti con gli Stati, che papa Francesco ha desecretato in anticipo sui tempi regolamentari. L’ennesima decisione a sorpresa di questo pontefice, deciso stavolta a fornire materiale inedito alla ricerca storica: per far luce sull’”accusa del silenzio” caduta contro Pio XII dal 1963, quando Rolf Hochhuth con il suo dramma Il Vicario presentò un papa Pacelli silenzioso, se non connivente, davanti alla persecuzione nazifascista degli ebrei, precipitata fino all’abisso della Shoah.

Il libro di Johan Ickx “Pio XII e gli ebrei”
A esplorare l’archivio, approfittando del confinamento anti-Covid che lo aveva temporaneamente reso deserto di altri studiosi, è stato il direttore, lo storico belga Johan Ickx, da oltre vent’anni in Vaticano. Il frutto del lavoro – il volume Pio XII e gli ebrei, pubblicato in Italia da Rizzoli dopo il successo della prima edizione francese (“un libro-evento”, Le Figaro) – sarà presentato dall’autore stesso, mercoledì 29 settembre alle 17,30 nel cortile dell’Istituto don Calabria (San Zeno in Monte, Veronetta, porticato coperto in caso di pioggia. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti, nel rispetto delle normative anti-Covid).
A introdurre e dialogare con l’autore sarà chi scrive, in rappresentanza dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, che ha collaborato con il Centro di spiritualità e cultura calabriana a organizzare l’incontro.
Kappler, si diceva all’inizio. Il criminale di guerra, capo della Gestapo nella Roma occupata dai tedeschi nel 1943-’44, fa arrivare in Vaticano un suo disegnino. Raffigura il sagrato di Santa Maria Maggiore, una delle basiliche romane che godono di extraterritorialità. Kappler nega che le SS abbiano violato l’area sotto la sovranità del Vaticano. Così aveva denunciato la diplomazia pontificia, protestando per l’arresto il primo maggio 1944 del monaco agostiniano olandese Anselmus Musters, invano difeso dalla Guardia Palatina accorsa di fronte alle SS. Dà la sua versione dei fatti Kappler, con tanto di schizzo dell’area, che arriva a un nipote di papa Pacelli: maldestro esercizio grafico, come è incredibile la versione di un arresto legittimo, compiuto ancora sul suolo italiano.

Lo schizzo di Kappler
Dopo il disegnino di Kappler, fatto trapelare come confidenza minacciosa, arriva in Vaticano la versione ufficiale, per via diplomatica, dall’ambasciatore tedesco Herst H. von Weiszaeker. Monsignor Domenico Tardini così lo commenta, con i puntini di sospensione che il prelato, simpatico romanaccio figlio di un macellaio a Trastevere, usa quando la diplomazia gli impedisce di essere più esplicito : “Rueckfuehrung (riaccompagnamento) è un termine… elegante… per dire che le SS sono entrate con la forza, con i fucili mitragliatori nel palazzo di Santa Maria Maggior e con violenza e percosse hanno trascinato via – sanguinante – quel povero religioso”.
Sta di fatto che il coraggioso agostiniano finisce nelle lugubri celle di via Tasso, torturato e interrogato personalmente da Kappler. Lo sospetta di partecipare a un’organizzazione che nasconde prigionieri fuggitivi ed ebrei. Il capo delle SS ha ragione. Musters collabora nell’impresa clandestina con monsignor Hugh O’Flaherty, prelato irlandese protagonista di imprese rocambolesche, perfino travestito da carbonaio e da monaca: lo ha interpretato Gregory Peck nella miniserie tv Scarlatto e nero del 1983.
Musters sotto tortura non parla. Nega di essere Dutchpa, nome in codice della “primula rossa vaticana” ricercata dai nazisti. Soprannome, in verità, poco fantasioso: dutch pa(ter), padre olandese… In Vaticano decidono di lasciarlo al suo destino (nel loro linguaggio: lo affidano alla divina provvidenza), per non rivelare ai nazisti la rete di parrocchie, conventi, istituzioni religiose e abitazioni private coinvolte nella via di fuga per i ricercati. “Una delle tremende realtà della guerra”, commenta Ickx, “è che spesso i soldati vengono sacrificati in favore della diplomazia. Forse è tutto qui”. Viene celebrata anche una messa funebre per il religioso olandese, che invece sopravviverà (la provvidenza c’è, direbbero in Vaticano) per ricomparire alla liberazione di Roma, con l’aura dell’eroe.
Pio XII poteva non sapere? Risponde il libro di Johan Ickx, che ha il pregio di basarsi su documenti attendibili e fonti verificabili, ma senza annoiare. “Ho voluto raccontare delle storie. Storie di uomini, donne, famiglie, una per ciascuno dei 18 capitoli”, dice l’autore del libro, “raccontarle come farei a un amico”.
Non è casuale la scelta dell’Istituto don Calabria per l’incontro con Johan Ickx. Là, nella “cittadella della provvidenza” che domina Verona dalle Torricelle, nel settembre 1943 don Giovanni Calabria accolse a braccia aperte la terrorizzata Mafalda Pavia, pediatra all’ospedale di Borgo Trento, ebrea senza rifugio in fuga dai nazifascisti. La nascose tra le sue suore a Roncà, vestita da religiosa: “suor Beatrice”. Si salvò e scrisse poi sull’avventura uno straordinario e commovente libro-meditazione.
Giuseppe Anti

Giuseppe Anti è nato a Verona il 28 agosto 1955. Giornalista, si è occupato di editoria per ragazzi e storia contemporanea; ha curato fino al giugno 2015 gli inserti "Volti veronesi" e le pagine culturali del giornale L'Arena. giuseppe.anti@libero.it

Cees van Nijnatten
28/09/2021 at 19:36
Thank you very much for your article sir Anti.
Family of father Anselmus Musters
The Netherlands
Maurizio Danzi
22/09/2021 at 16:06
Grazie