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Lettere

Le scuole veronesi e la situazione in rapporto al Covid19

La sicurezza e la prevenzione sono vitali per garantire future classi dirigenti del Paese.

Oggi 13 settembre inizia un nuovo anno scolastico, il secondo all’insegna del Covid-19 e la situazione nelle scuole veronesi non è cambiata molto rispetto allo scorso anno. Gli istituti scolastici veronesi sono alla ricerca di aule e spazi idonei al distanziamento. Non sembra andare meglio nei paesi del comprensorio. A Villafranca di Verona diverse classi del Liceo Enrico Medi occuperanno le aule messe a disposizione dalla parrocchia. A Legnago e nei plessi della bassa veronese emerge il problema di classi numerose per l’inizio di percorso delle medie inferiori. Il comune di Valeggio sul Mincio sta lottando contro il tempo per ottenere un proprio Liceo Economico e sociale indipendente dal Medi e dall’Anti di Villafranca. Nello stesso comune è sorto un dibattito, durante l’estate, per edificare un nuovo plesso scolastico sui terreni appartenenti all’ospedale. Una questione simile si ripete per Mozzecane, dove le scuole verranno finanziate con i soldi provenienti dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Le scuole veronesi e italiane hanno rispettato molto bene le regole di distanziamento già dallo scorso anno e quello che sta per iniziare gode dell’utilizzo del vaccino, per cui molte situazioni potranno migliorare. Tuttavia non sarà possibile evitare il contagio e la didattica a distanza, a meno che il Comitato Tecnico Scientifico non riveda il periodo della quarantena. In altri paesi d’Europa e del mondo la didattica a distanza è drammaticamente già ritornata. Sarà un anno di difficile convivenza con il virus ma il perno dell’educazione dovrà essere la relazione tra studenti e docenti. Un ambiente scolastico che valorizzi e renda protagonisti la cultura e gli studenti. A forza di parlare della pandemia, evento epocale beninteso, abbiamo trascurato la centralità didattica delle classi di studenti. Sono state abbandonate molte certezze educative, per questo molti ragazzi non sanno più come muoversi. Il pensiero salva la vita delle persone e la cultura umanistica e scientifica, se ben insegnate, rendono i soggetti autonomi di giudizio anche nei confronti delle tecnologie usate a scopi didattici.
Se sapremo ripartire da questi principi, allora i ragazzi potranno tornare a volgere lo sguardo verso il futuro, altrimenti dovremo fare i conti con l’aumento continuo della dispersione scolastica. La continuità è l’elemento di cui hanno bisogno giovani e studenti veronesi. L’unica alternativa non può essere la didattica a distanza. Occorre avere un nuovo approccio, perché il contagio nelle classi veronesi e italiane sono solo l’1%, eccetto che nelle classi pollaio. Queste ultime si trovano dislocate prevalentemente nei territori periferici e nelle cinture metropolitane al Nord come al Mezzogiorno. Nelle classi non ci sono grossi focolai e contagi, ma si sviluppano in maniera esponenziale su mezzi di trasporto pubblico per una serie di concause, dalla gestione prettamente regionale all’assenza di controlli e distanziamento ma anche, è bene sottolinearlo, alla mancanza di senso civico tra ragazzi ed adulti. Nonostante tutto, i ragazzi hanno bisogno di vedere i loro docenti con maggiore frequenza, riducendo la possibilità di una scuola a singhiozzo. E’ compito delle istituzioni cittadine e nazionali evitare grosse frammentazioni.

Le parole del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi rilasciate in Commissione Cultura della Camera dei Deputati lasciano intravedere uno spiraglio sulla risoluzione di spazi e classi pollaio, ma risulteranno essere inadeguate qualora i soldi erogati saranno spesi a pioggia e senza una visione ponderata ed integrata della realtà scolastica. Rocordiamoci che il ministro Bianchi era stato nominato Commissario all’emergenza scolastica dopo il terremoto dell’Emilia del 2012. Dopo soli nove mesi dal sisma era riuscito realizzare edifici scolastici belli, a norma e di qualità. L’Emilia è la terra dell’innovazione pedagogica, dalle scuole di Reggio Emilia progettate da Loris Malaguzzi sino agli asili delle terre di Bibbiano, purtroppo ricordate solo per lo scandalo legato agli abusi sui minori. A Verona le scuole dovrebbero essere a prova antisismica, invece ci sono scuole ancora adeguate con criteri vecchi di quasi trent’anni, le scuole del centro storico quasi tutte. La qualità dovrebbe essere sia degli edifici che soprattutto dei docenti, perché la scuola deve funzionare come un’orchestra. La sicurezza e la prevenzione sono vitali per garantire future classi dirigenti del Paese.

Michelangelo Piccin

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redazione@verona-in.it

2 Comments

2 Comments

  1. Marcello Toffalini

    13/09/2021 at 15:47

    Finalmente, dopo 9 mesi, il tempo di una gravidanza umana, arriva un articolo sulla Scuola e su alcune difficoltà di docenti e discenti, sia a Verona che in campo nazionale. Il mio repentino e indotto abbandono a scriverne, non dovuto alla pandemia in corso, ha lasciato tanto spazio libero, uno spazio che sta ora per essere riempito da nuovi generosi collaboratori, come Michelangelo. Me lo auguro. La nostra coraggiosa rivista sa di averne bisogno.

    • Michelangelo

      13/09/2021 at 20:30

      Gentile Dottor Toffalini, simpatico e pertinente il suo commento. Ciò detto tutto questo, la scuola rappresenta, in quanto sistema istituzioni-famiglia, la nostra Linea del Piave. Alcune cose sono state realizzate, altre ancora siamo distanti anni-luce. Confidiamo nei cittadini e nello spirito di abnegazione di alcuni insegnanti valorosi.
      M.P.

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