Dal Vangelo di Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate (…) lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male». Marco 7,1-8.14-15.21-23
Alle accuse rivolte ai suoi discepoli perché non si lavavano le mani prima di mangiare, Gesù risponde citando una frase durissima del profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me». Gesù condanna ogni forma di ipocrisia ed esalta invece il primato della coscienza. Oggi direbbe a noi : è da ipocriti andare in Chiesa e poi dimenticarsi degli Afghani, di quelli che muoiono in mare, degli ammalati, dei poveri.
«E’ dal cuore dell’uomo che escono i propositi di male». Per la Bibbia il cuore è il centro della persona. Quello che per noi oggi rappresenta la coscienza.
Nella nostra cultura contemporanea si parla molto di coscienza. Di libertà di coscienza. Di scelte secondo coscienza.
Ma che cosa vuol dire agire secondo coscienza?
Non vuol dire fare quello che mi pare. Agire secondo coscienza vuol dire sentirsi “responsabili” delle proprie azioni, delle proprie scelte. La coscienza va formata. È il frutto di un lungo cammino, di tanta ricerca, di fatica, di tentativi.
Per formarsi una coscienza adulta occorre non rinunciare mai a “pensare” con la propria testa e avere il coraggio di dire sempre quello che si pensa.
Corriamo tutti il rischio di essere “intruppati”. Di comportarci in un certo modo perché … “così fan tutti”. Rischiamo di diventare vittime della pubblicità, degli slogan.
Attenzione però. Quale coscienza?
Primato della coscienza non vuol dire che quello che decidi e fai tu è giusto.
Anche i fanatici e gli arroganti dicono di agire secondo coscienza.
Anche la coscienza ha un limite. Non esiste la coscienza vera, pura, senza ombre.
I nostri valori, le nostre idee, le nostre opinioni sono tutte legate alla nostra formazione, alla nostra educazione. Quindi con tutti i pregi e i limiti di ogni realtà culturale e sociale.
Nessuno può mai pretendere di “dire” la verità.
La verità non si possiede. Si può solo cercarla. Attraverso l’ascolto, il dialogo, il confronto. Perciò possiamo dire che il primato della coscienza non vuol dire il primato del fai da te, del faccio quello che voglio io. Vuol dire invece il primato del “prendersi cura”. Innanzitutto di sé, ma nello stesso tempo anche degli altri, della natura e, per chi crede, di Dio.
Don Roberto Vinco
Domenica 29 agosto 2021
La prima vera grande maestra è la nostra coscienza
«Socrate, l’educatore. Buddha, il medico.
Confucio, il politico. Gesù, il profeta.
Sono i quattro grandi maestri che possono aiutarci
a trovare l’umano nell’uomo.
Ma il maestro più importante è il quinto maestro,
il maestro interiore, la nostra coscienza».
Vito Mancuso, filosofo e teologo, I quattro maestri, 2021.

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
