La Lessinia, dopo anni di oblio, che per un verso ha conservato il suo paesaggio e dall’altro ha prodotto qualche danno al suo patrimonio culturale, è oggi riscoperta dal turismo. Il carattere dominante di questo paesaggio è stato modellato principalmente dall’allevamento del bestiame tramandato da generazioni di agricoltori: prati, pascoli, pozze d’alpeggio, boschi, muretti, strade, contrade, sono i segni più evidenti di questa attività.
Oggi la richiesta di prodotti gastronomici genuini ha portato all’apertura al pubblico di diverse malghe e quindi i sentieri ben segnalati sono frequentati anche da chi un tempo snobbava questi luoghi visti come una montagna minore rispetto al più “colorito” Trentino-Alto Adige.
Ma quello che ha fatto conoscere la montagna veronese nel mondo è il Film Festival della Lessinia che proprio in questo agosto è arrivato alla 27ª edizione. Opere cinematografiche, ma non solo, da tutto il mondo vengono presentate in presenza e on-line, attraverso il comune denominatore della montagna e dei suoi paesaggi ambientali e umani che in Lessinia differiscono per molti aspetti dal restante paesaggio montano alpino.
Ovviamente il tema dell’allevamento e della pastorizia è uno dei fili conduttori del Film Festival e una sorta di nostalgia per questo mondo, che tuttavia va scomparendo, pervade le opere presentate: Il rapporto diretto con gli animali, il duro lavoro che plasma l’ambiente, la solitudine, la lotta con la natura.
Eppure sembra che i temi che con grande passione e competenza il Film Festival propone non interessino a chi vive nella, e della, montagna veronese, tanto che il Parco Regionale della Lessinia, oggi controllato dagli allevatori, quest’anno ha tolto finanziamenti e patrocinio al Film Festival. Contemporaneamente alcuni giovani allevatori si sono spesi invece per far inserire nel 2020 gli Alti Pascoli della Lessinia, attraverso il ministero per le Politiche Agricole, nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali.
Sembra che, anche se in modo discontinuo, in Lessinia convivano due anime per gran parte con finalità contrapposte. Quella degli allevatori-agricoltori, che assieme a quella dei cacciatori, vorrebbero essere gestori unici ed esclusivi della montagna mantenendo il più possibile lo status quo. La struttura istituzionale del Parco Naturale con i suoi vincoli è vista da questi sì come dispensatrice di finanziamenti, ma anche come elemento estraneo alla Lessinia e quindi da ridimensionare se non anche eliminare assieme ai lupi che vi sono da poco ritornati.
Esiste poi l’anima della cultura, che attraverso la manifestazione di diverse esperienze ambientali e umane tenta di creare nuove sinergie e occasioni di dialogo. Ma anche gli studi scientifici danno un grosso contributo al miglioramento degli allevamenti, dei boschi e alla conservazione delle contrade e dei manufatti. I quaderni culturali La Lessinia – Ieri Oggi e Domani sono l’esempio più noto e proprio nell’ultimo numero della pubblicazione sono apparsi diversi studi critici di esperti sulla situazione ambientale, sociale ed economica che offrono spunti di riflessione per il futuro.
Scrivono Giuliano Menegazzi e Daniele Massella a pag. 35: “Il Paesaggio e l’ambiente rurale della Lessinia può essere conservato, gestito e tramandato alle generazioni future solo se si riesce ad invertire il declino culturale e sociale delle comunità contradali e se le stesse riescono a trovare i contenuti e i modi per trasmettere il valore e la percezione delle vulnerabilità del proprio territorio a quella società esterna e cosmopolita[…]”.
Appare evidente che fino a quando queste due anime non si confronteranno in un progetto comune a farne le spese, anche in campo economico, sarà la Lessinia.
Alberto Ballestriero
Verona Polis

Alberto Ballestriero. La campagna e il paesaggio sono una presenza costante nella sua vita. Ha lavorato come funzionario nella gestione di canali e opere agrarie presso uno dei più importanti Consorzi di Bonifica del Veneto. Dopo la qualifica nel settore del verde progetta parchi e giardini, alcuni dei quali pubblicati. È socio dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Per diversi anni è stato responsabile del settore verde urbano della sezione veronese di Italia Nostra. Ha pubblicato il libro “Confini Connessioni Scenari – divagazioni di un giardiniere sul paesaggio”. È socio fondatore dell’Osservatorio territoriale VeronaPolis. ballestriero@gmail.com

M.
01/09/2021 at 16:28
La Lessinia deve valorizzare il connubbio tra cultura, natura e paleontologia. Se proprio vorrà valorizzare il turismo, deve incentivare quello lento e diffuso, non creare enormi alberghi e impianti di risalita. Il paesaggio è già pregevole di suo. In pochissimi stati, credo quasi da nessuna parte, esiste un corridio naturalistico così ricco a fare da cerniera a due luoghi incantevoli e unici, quali le Dolomiti e il Lago di Garda. Puntare ad un raccordo tra le ultime propaggini della città e la Lessinia, come avviene in molte città d’Europa, sicuramente meno pregiate e incantevoli della Lessinia e delle prealpi italiane.
M.
Chelidonio Giorgio
31/08/2021 at 17:48
Pienamente d’accordo. Come dicevamo già 30 anni fa come Italianostra: dopo il triennio (1992-1995) delle nostre “vacanze laboratorio” che avevamo organizzato in Lessinia proprio con questo spirito (far conoscere e valorizzare il paesaggio geo-storico e le tradizioni locali) provai a presentare progetto e risultati ad una riunione delle associazioni, allora quasi tutte espressione dei potentati locali. Nessuno commentò se non il rappresentante del CAI (non ricordo il nome ma era un uomo già anziano): siccome avevo detto che avevamo delineato degli itinerari mi apostrofò dicendo che la Regione aveva affidato a loro l’esclusiva e che quindi non eravamo autorizzati a farne.
Non aveva neanche capito che intendevamo itinerari culturali e non porre segnaletica ma, coerentemente con la suddetta logica spartitoria, ci invitava a non intrometterci in “clientele” consolidate ?